Disco

Torna a sbalordire la voce di Nusrat

– Del leggendario musicista pakistano scomparso a soli 48 anni viene pubblicato “Chain of Light”, album inedito ritrovato negli archivi della Real World. Ha portato il qawwali a un pubblico globale
– Peter Gabriel: «Non era solo un maestro della voce, ma un compositore provetto che sapeva creare queste linee classiche al volo, mantenendo al contempo un grande senso dell’intera composizione»

La voce di Nusrat Fateh Ali Khan ha sbalordito il mondo e lo farà di nuovo con Chain of Light, un album che il cantante pakistano ha registrato nel 1990 e che è stato scoperto negli archivi dell’etichetta di Peter Gabriel.

Nusrat Fateh Ali Khan, una delle figure più influenti della musica sufi, ha lasciato un’impronta indelebile nella musica mondiale con il suo straordinario talento e la sua innovativa interpretazione del qawwali, un genere tradizionale di musica sufi. Nato il 13 ottobre 1948 a Faisalabad, in Pakistan, Nusrat è cresciuto in una famiglia con una lunga tradizione musicale. Suo padre, Fateh Ali Khan, era un rinomato cantante di qawwali, e da giovane Nusrat ha seguito le orme del padre, perfezionando la sua arte e portandola a nuovi vertici.

La rivoluzione del qawwali

Il qawwali è una forma di musica sufi che si caratterizza per i suoi testi spirituali e il suo stile di canto coinvolgente. Nusrat Fateh Ali Khan ha portato il qawwali a un pubblico globale, fondendo le tradizioni sufi con elementi di musica moderna e popolare. La sua voce potente e la sua abilità nel manipolare le melodie hanno creato un suono unico che ha affascinato ascoltatori di tutto il mondo.

Nel corso degli anni Ottanta e Novanta, Nusrat ha raggiunto un pubblico internazionale grazie alla sua collaborazione con artisti di fama mondiale e alla sua partecipazione a colonne sonore di film. Ha iniziato a registrare con Peter Gabriel nel 1988, e presto è apparso nella colonna sonora di Natural Born Killers di Trent Reznor e con Eddie Vedder nella colonna sonora di Dead Man Walking. La sua collaborazione con il produttore britannico Trevor Horn e con l’artista indiano A. R. Rahman ha portato a una serie di album di successo che hanno contribuito a diffondere la musica sufi al di fuori dei confini del subcontinente indiano.

Le sue esibizioni dal vivo erano famose per la loro intensità emotiva e il loro dinamismo. La capacità di Nusrat di trasmettere emozioni profonde attraverso la musica lo ha reso un artista di culto tra i fan di tutto il mondo. Le sue performance erano spesso maratone di improvvisazione e virtuosismo, che dimostravano la sua padronanza assoluta della forma musicale.

Una vita piena di difficoltà e la malattia

La vita di Nusrat Fateh Ali Khan è stata caratterizzata da sfide e difficoltà. Nonostante il successo e la fama, ha affrontato problemi di salute che hanno influito sulla sua carriera. La sua lotta con la malattia è stata una parte dolorosa della sua vita, ma ha continuato a esibirsi e a registrare fino alla fine.

Nusrat è deceduto a soli 48 anni, il 16 agosto 1997 a Londra, lasciando un vuoto nella musica mondiale. La sua morte è stata una grande perdita per i suoi fan e per il mondo della musica sufi. Tuttavia, la sua eredità vive attraverso la sua musica e l’impatto che ha avuto sulla scena musicale globale.

La scoperta di un album inesplorato

Nell’ottobre di due anni fa, la fotoreporter Saiyna Bashir, mentre intervistava il musicista Michael Brook nel suo studio di Los Angeles, ha appreso qualcosa che ha spinto a scrivere un messaggio urgente a Zakir Thaver, il suo collega regista in Pakistan: «Nuovo album inesplorato».  Bashir e Thaver stavano producendo un documentario in uscita intitolato Ustad su Nusrat Fateh Ali Khan, e Brook, il musicista dai capelli argentati il ​​cui lavoro ambient ha incrociato i percorsi di Daniel Lanois, Brian Eno e Michael Mann, aveva appena rivelato che stava lavorando a una canzone inedita di Khan. Fa parte di Chain of Light“, un album che Brook aveva registrato con Khan ai Real World Studios di Peter Gabriel in Inghilterra più di tre decenni fa. Ya Gaus Ya Meeran, la traccia in questione, era un qawwali di Khan inedito, una canzone basata sulla poesia devozionale del Sufismo, branca mistica dell’Islam. 

Oran Mullan, il cui lavoro come project manager presso Real World prevede la reintroduzione del materiale dell’etichetta a un pubblico online, ha scoperto i nastri magnetici da due pollici a 24 tracce dell’album durante una delle sue scansioni quotidiane degli scaffali del magazzino nel giugno 2021. Scarabocchiato sulla scatola c’era: “Trad Album”, artista: “Nusrat Fateh Ali Khan”. Inizialmente Mullan pensava che fosse uno degli album qawwali pubblicati in precedenza da Khan. Ben lungi l’ipotesi che si trattasse di materiale inedito. Mullan e Amanda Jones, la manager dell’etichetta, ne hanno accelerato la digitalizzazione e l’hanno inviata a Brook, che aveva pubblicato Mustt Mustt (1990) e Night Song (1996), con Khan. E così Chain of Light — con quattro qawwali tradizionali scritti in urdu, punjabi e persiano registrati nell’aprile 1990 — ha trovato la luce. Nel progetto sono coinvolte la figlia di Khan, Nida, insieme a Usha Rajan, custode della sua tenuta e amica di famiglia.

Peter Gabriel, che ha incontrato Khan per la prima volta quando lo ha visto nel 1985 esibirsi al festival Womad, che ha contribuito a fondare, ha ricordato quel momento in modo specifico: «Era il tramonto e si poteva sentire l’intera arena caricarsi del qawwali e di quella voce straordinaria e ammaliante», ha scritto in un’e-mail. In seguito, lavorando con Khan, «sono rimasto sbalordito dalla sua capacità di improvvisare melodie meravigliose con tutti i loro picchi e cali emotivi», ha aggiunto. «Non era solo un maestro della voce, ma un compositore provetto che sapeva creare queste linee classiche al volo, mantenendo al contempo un grande senso dell’intera composizione, così come emergeva dall’etere per la prima volta».

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