Interviste

TOQUINHO: adoro la canzone napoletana

– L’icona della Bossa Nova oggi, venerdì 14 febbraio, duetterà con Gaia al Festival di Sanremo nella serata delle cover. «La mia vita è fatta di tanti incontri. A me piace, la vita per me è davvero l’arte dell’incontro»
«Mi piace molto tutta la storia di Pino Daniele, è uno degli artisti italiani che adoro di più, nella forma di fare canzoni, di cantare. Sono anche orgoglioso di avere lavorato con il grande Roberto Murolo»
– Dal 18 maggio in Italia con il suo tour “60 anni di carriera”. Tappa a Catania. «In Sicilia ho suonato tante volte, è una regione fantastica, mi piace tutto: il clima, la gente, l’ospitalità, il cibo»

«Ho ritrovato un vero compagno, ed è un giovane di 24 anni di San Paolo, di origine italiana, con l’aria da menestrello medievale, si chiama Antonio Pecci Filho, ma è conosciuto con il soprannome di “Toquinho”». Era il 1969 quando Vinícius de Moraes annunciò la scoperta. La collaborazione tra “Poetinha” – come Vinícius era stato soprannominato da Tom Jobim – e Toquinho, che oggi ha 78 anni, ha prodotto opere musicali che sono la vera eredità brasiliana. Chi non ha mai cantato una volta i versi di Aquarela? Sono stati undici anni di collaborazione – e amicizia, ovviamente -, con più di cento composizioni, tra cui Regra TrêsMaria va con gli altriÁgua de bebeTempo Feliz e molti altri che sono diventati dei classici della Bossa Nova conosciuti in tutto il mondo. 

Toquinho, il cantante dalla voce morbida e sensuale, il poeta della chitarra, il simbolo incandescente della musica made in Brasil, l’anima della Bossa Nova oggi, venerdì 14 febbraio, duetterà con Gaia al Festival di Sanremo nella serata delle cover. Insieme porteranno sul palco del Teatro Ariston lo storico brano portato al successo da Ornella Vanoni, La voglia, la pazzia, contenuto nell’album La voglia la pazzia l’incoscienza l’allegria pubblicato nel 1976 e realizzato in collaborazione con Toquinho e Vinícius de Moraes.

  • Lei si fece conoscere in Italia nel 1969 con l’album La vita, amico, è l’arte dell’incontro insieme a Sergio Endrigo e Giuseppe Ungaretti. La vita, per lei, è stata davvero l’arte dell’incontro: de Moraes, Endrigo, Ungaretti, poi Ennio Morricone, Sergio Bardotti, Chico Buarque, Ornella Vanoni…

«Sì, questa è stata la mia prima incisione in Italia. In effetti, la mia vita è fatta di tanti incontri. A me piace, la vita per me è davvero l’arte dell’incontro».

  • Come è cambiata la musica da allora?

«La musica cambia sempre, e il Dna degli artisti che non deve cambiare. Si può cambiare la forma, la vernice, di ogni canzone, però il Dna deve essere sempre presente. Questa è l’anima dell’artista. I cambi sono fatali, sempre. In tutti i generi c’è chi fa bene e chi fa male».

  • E come è cambiato il Brasile da allora? Lei, quando venne in Italia per la prima volta, era un esule. 

«Il Brasile cambia, come cambiano tutti i Paesi. Abbiamo avuto un’ondata di destra, adesso c’è un ritorno della sinistra, del centrosinistra. Così va, non è lineare la storia di un Paese. E Chico Buarque ha una sua posizione, come tutti noi dobbiamo avere la libertà di averla. Siamo una democrazia, dobbiamo sempre rispettare il pensiero di ogni persona».

  • Lei ha origini italiane, i suoi nonni paterni erano del Molise e della Calabria, e ha frequentato tanto la musica italiana e un po’ quella napoletana: nel suo disco Aquarela del 1983 c’è la cover di Pino Daniele Outra História. Si è sempre sentito a casa in Italia?

«Sì c’è questa canzone di Pino Daniele, Tutta ‘n’ata storia… Mi piace sempre mischiare le cose, il jazz, musica sudamericana, ho legami con il vostro Paese, e mi piace molto tutta la storia di Pino Daniele, è uno degli artisti italiani che adoro di più, nella forma di fare canzoni, di cantare. Sono anche orgoglioso di avere lavorato con il grande Roberto Murolo, adoro la canzone napoletana. Per esempio, considero Anema e core un pezzo bossa nova. La musica partenopea fa pensare alla vita, al mare».

  • Che rapporto ha con la Sicilia? Due anni fa ha suonato nella Valle dei Templi, all’ombra del tempio di Giunone, del Mito, il prossimo 23 maggio sarà al Teatro Metropolitan di Catania, tappa del suo tour “60 anni di carriera”.

«In Sicilia ho suonato tante volte, è una regione fantastica, mi piace tutto: il clima, la gente, l’ospitalità, il cibo. Ritornare qui è sempre un piacere speciale».

Toquinho con Camilla Faustino
  • Che tipo di concerto sarà?

«Io porto con me frammenti di tutti questi 60 anni di musica che ho fatto con la stessa passione di sempre. Sarà una sintesi, ovviamente, ma parlo di tutte le influenze che ho avuto, omaggiando amici, compositori e collaboratori. Sul palco mi porto una nuova e talentuosa cantante, Camilla Faustino, è di una generazione nuova, una voce nuova, uno spirito nuovo… Credo che dà un’aria fresca per le cose vecchie». 

  • Cos’è per lei la Bossa Nova?

«La Bossa Nova è stata una grande trasformazione della musica brasiliana verso la fine degli anni Cinquanta. C’è stato un uomo speciale, João Gilberto, chitarrista e cantante, che ha fatto questa rivoluzione. Bossa Nova è tutta una atmosfera musicale, una forma di suonare una canzone».

  • Si sente ancora come il protagonista di Aquarela che su qualsiasi foglia disegna un sole giallo, colorando il mondo che immagina, creando ombrelli e castelli, dipingendo una barca a vela bianca, navigando? 

«Aquarela è stato un successo inspiegabile, in tutti i Paesi dove è uscito è stato disco d’oro, di platino… È una canzone lunga, non c’è inciso, eppure ha avuto un successo impressionante. Fra le mie 500 canzoni è la più conosciuta, ma è soltanto una figlia in più, non amo più lei delle altri, anche se ha un qualcosa in più… E continuo a navigare con una barca a vela bianca».

IL TOUR

18 maggio -Teatro Trianon Viviani – Napoli

19 maggio – Teatro Massimo – Cagliari

21 maggio – Gran Teatro Geox – Padova

22 maggio – Teatro Arcimboldi – Milano

23 maggio – Teatro Metropolitan – Catania

25 maggio – Auditorium Parco Della Musica – Roma

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