– Ogni domenica, segnalisonori dà uno sguardo approfondito a un album significativo del passato. Oggi rivisitiamo un capolavoro del 1971 che segna un punto di svolta per il rock degli anni Settanta
Who’s Next, pubblicato nel 1971, è uno dei capolavori assoluti della musica rock. Frutto della geniale mente creativa di Pete Townshend, chitarrista e principale compositore dei The Who, questo album rappresenta un momento fondamentale nella carriera della band britannica e un punto di svolta per il rock degli anni Settanta. Conosciuto per la sua potenza sonora, l’innovazione stilistica e i temi profondi, Who’s Next non è solo uno dei migliori album degli Who, ma uno degli album più importanti nella storia della musica.
La genesi del disco
La storia di Who’s Next è strettamente legata a un’idea molto più ambiziosa che Pete Townshend aveva immaginato, chiamato Lifehouse. Questo progetto era concepito come una rock opera futuristica, una sorta di seguito spirituale di Tommy, che avrebbe combinato musica, narrazione e nuove tecnologie. Tuttavia, la costruzione si rivelò troppo complessa e il progetto Lifehouse fu infine abbandonato.
Le canzoni che dovevano far parte di Lifehouse furono però recuperate e, grazie all’intervento del produttore Glyn Johns, rielaborate e condensate in un album più tradizionale: nacque così Who’s Next. Questo processo di trasformazione fu determinante per il risultato finale. L’album mantiene la profondità concettuale e la tensione drammatica di Lifehouse, ma è molto più accessibile e coeso, risultando in una sequenza di brani che si inseriscono perfettamente nell’era della musica album-oriented.
Le tracce principali
L’album si apre con una delle canzoni più iconiche dei The Who: Baba O’Riley. Il brano, con il suo inconfondibile riff di sintetizzatore, è diventato un simbolo del rock classico. La canzone doveva originariamente far parte della narrazione di Lifehouse, rappresentando l’alienazione e la ribellione dei giovani. La frase “teenage wasteland” è divenuta emblematica di un’intera generazione.
Bargain, la seconda traccia, è un altro momento alto del disco. Qui, la chitarra di Townshend e la voce possente di Roger Daltrey si combinano in una celebrazione del sacrificio e della ricerca di qualcosa di più grande di se stessi. È un brano che mostra l’abilità della band di mescolare testi profondi con una musica vigorosa e d’impatto.
Un’altra traccia chiave è Behind Blue Eyes. Questo brano, che inizia come una ballata malinconica per poi esplodere in una potente sezione rock, mostra la vulnerabilità e la rabbia di un personaggio complesso e tormentato, incarnato alla perfezione dalla voce di Daltrey. Il pezzo riflette le tensioni interne e i sentimenti contrastanti che Townshend stava esplorando attraverso il progetto Lifehouse.
Il gran finale arriva con Won’t Get Fooled Again, un inno di ribellione che esprime disillusione verso le autorità e le istituzioni. È un brano epico, che si distingue per l’uso innovativo del sintetizzatore e per uno degli urli più celebri della storia del rock, quello di Daltrey alla fine della canzone. Questo grido rappresenta un’esplosione di emozione pura, un urlo di sfida e di resistenza che ha echeggiato per decenni nella cultura popolare.
L’uso dei sintetizzatori
Uno degli aspetti più innovativi di Who’s Next è l’uso dei sintetizzatori, una scelta che all’epoca era tutt’altro che comune per una rock band. Pete Townshend fu tra i primi a vedere il potenziale di questo strumento nel contesto del rock, e l’album è un esempio pionieristico di come i sintetizzatori possano essere integrati in modo organico nel suono di una band. L’introduzione di Baba O’Riley, con il suo arpeggio di sintetizzatore, è probabilmente uno dei momenti più riconoscibili nella storia della musica rock.
La produzione dell’album, curata da Glyn Johns, è un altro elemento chiave del suo successo. Johns riuscì a catturare l’essenza della band, bilanciando l’energia esplosiva delle loro performance live con una chiarezza sonora che permetteva a ogni elemento di risaltare. Le registrazioni si svolsero in vari studi, tra cui l’Olympic Studios di Londra, e furono caratterizzate da un uso innovativo della tecnologia dell’epoca, che contribuì a definire lo standard per le produzioni rock future.
L’impatto culturale e il successo
Al momento della sua uscita, Who’s Next ricevette un’accoglienza entusiastica sia da parte della critica che del pubblico. L’album raggiunse il primo posto nelle classifiche britanniche e il quarto negli Stati Uniti, consolidando la posizione degli Who come una delle band più importanti del panorama rock internazionale.
Dal punto di vista culturale, l’album ha avuto un impatto duraturo. Brani come Baba O’Riley e Won’t Get Fooled Again sono stati utilizzati innumerevoli volte in film, programmi televisivi e pubblicità, diventando parte integrante dell’immaginario collettivo. Il disco ha influenzato innumerevoli artisti e band, non solo nel campo del rock, ma anche in altri generi musicali. L’uso del sintetizzatore da parte di Townshend, in particolare, ha aperto la strada all’integrazione di strumenti elettronici nella musica pop e rock, anticipando tendenze che avrebbero dominato negli anni successivi.
Sotto la superficie di potenti riff e assoli iconici, Who’s Next è un album profondamente riflessivo. I temi affrontati vanno dall’alienazione e dalla disillusione (Baba O’Riley, Won’t Get Fooled Again) alla ricerca personale e spirituale (Bargain, The Song Is Over). In molti modi, l’album riflette le tensioni sociali e culturali dell’epoca, con la fine dell’utopia degli anni Sessanta e l’inizio di un’era di maggiore cinismo e disillusione.
Le canzoni sono permeate da un senso di urgenza e di intensità che riflette le preoccupazioni di Townshend per il futuro dell’umanità e per il potere della tecnologia. La sua visione distopica e la sua preoccupazione per l’alienazione tecnologica erano anni luce avanti rispetto al loro tempo, anticipando molte delle preoccupazioni che sarebbero diventate centrali nei decenni successivi.