Disco

STEVEN WILSON porta il progressive nello spazio

– Il compositore britannico pubblica “The Overview”, ispirato all’effetto “panoramica” degli astronauti quando guardano la Terra dal cielo. «Uso l’elettronica aggiornata alle modalità più attuali»
– Sfida al mainstream: «Ho inteso questo album come un film composto da due lunghi brani accompagnato da immagini». «Esistono ancora persone che prediligono un ascolto attento»

A un certo punto della nostra vita, abbiamo tutti guardato le stelle e ci siamo interrogati sull’universo, su quanto sia vasto e quanto siamo piccoli in confronto. Quel senso di stupore e riflessione è al centro di The Overview, il settimo album solista di Steven Wilson, un lavoro ambizioso e stimolante. L’album è ispirato all’Effetto Overview (panoramica), un cambiamento di prospettiva che gli astronauti sperimentano quando guardano la Terra dallo spazio, un momento che cambia il modo in cui vedono la vita e il nostro pianeta. 

Lo spazio ha sempre affascinato le star del rock – basti pensare a David Bowie e Space Oddity, e ancora Beatles, Elton John: «In realtà in quel periodo ero giovanissimo, a suggestionare la mia passione è stato invece il cinema», precisa Wilson. «Penso ai lavori di Kubrick, Tarkovsky, ecco perché ho inteso questo album come di fatto un film composto da due lunghi brani accompagnato da immagini».

Per mesi, Wilson ha lasciato intendere nelle interviste di essere «tornato a uno stile più progressive». Coloro che sperano in un ritorno ai paesaggi sonori di The Raven That Refused to Sing (and Other Stories), scopriranno che il cinquantasettenne compositore londinese ha davvero abbracciato le sue radici rock progressive. L’album è composto da soli due pezzi espansivi: Objects Outlive Us (23:17) e The Overview (18:27). Mentre il formato da solo piacerà senza dubbio ai fan del rock progressivo, è la musica stessa che consolida il suo posto tra i suoi migliori successi.

Wilson ha sempre avuto un’impronta sonora distintiva, una serie di motivi musicali che sono emersi nel corso della sua carriera, dai primi dischi con i Porcupine Tree alla sua produzione da solista. Le lussureggianti armonie vocali, le ricche trame acustiche, le linee di chitarra dissonanti e i toni eterei della tastiera, elementi che sono stati messi in secondo piano a favore della sperimentazione elettronica su The Future Bites e The Harmony Codex, tornano qui con tutta la loro forza. Il risultato è un album che sembra sia familiare che avventuroso, fondendo passato e presente in una dichiarazione artistica coesa.

I 23 minuti della traccia di apertura, Objects Outlive Us, sono uno degli sforzi più forti di Steven Wilson e un incapsulamento dei suoi punti di forza compositivi. Si apre con il suo delicato falsetto, sospeso in un’atmosfera quasi senza peso, prima che emerga un inquietante ritornello di pianoforte, stratificando armonie che si accumulano costantemente in intensità. La traccia è strutturata in otto sottosezioni, che si intrecciano perfettamente tra melodie liquide, passaggi rock dinamici e grandi momenti climatici, culminando in uno dei finali più mozzafiato di Wilson. Un vero capolavoro.

La seconda traccia, The Overview, inizia in netto contrasto. I suoi primi cinque minuti ricordano le trame ambientali di The Harmony Codex, con un passaggio parlato della moglie di Wilson, Rotem, che recita le distanze cosmiche su uno sfondo elettronico pulsante. Questa introduzione onirica lascia presto il posto alla chitarra acustica caratteristica di Wilson e alle armonie vocali stratificate, che ricordano Stupid Dream e Lightbulb Sun, mentre le sezioni successive annuiscono a Hand.Cannot.Erase., con le corde di chitarra in crescendo e un crollo emotivo. La traccia si conclude con una melodia lamentosa del sassofono che fluttua sulle trame di synth ambientale, portando delicatamente l’album alla fine.

La musicalità in tutto The Overview è impeccabile. L’espressivo lavoro a tastiera di Adam Holzman, i passaggi fluidi per chitarra di Randy McStine e la dinamica batteria di Craig Blundell danno vita alle composizioni di Wilson. Una delle caratteristiche distintive dell’album, soprattutto in contrasto con le due precedenti uscite di Wilson, è la sua dipendenza da strumentazione organica, con chitarre e batteria dal vivo al centro della scena. Questa scelta migliora l’ethos rock progressivo dell’album, fondando i suoi temi cosmici in una ricca espressione umana.

Un ritorno prog, ma nella concezione di Wilson: «Intendo il progressive non come uno sguardo al passato, per me vuol dire andare avanti utilizzando l’elettronica aggiornata alle modalità più attuali».

The Overview sembra una risposta al mainstream imperante che vuole brani brevissimi, a prova di TikTok: «Ma esistono ancora persone che prediligono un ascolto attento, come quando vedi un film e non ti distrai con mail, telefonini», riflette Wilson. «E quindi perché abbiamo perso l’abitudine di fare questa cosa con la musica? C’è ancora molta gente che ogni anno acquista una copia di Dark Side of the Moon. Questo disco vuole essere anche un tentativo di intercettare un pubblico diverso, ma non di frapporsi alla musica mainstream, quella esisterà sempre». 

Dopo l’uscita di The Overview, Steven Wilson intraprenderà un lungo tour in Europa nei mesi di maggio e di giugno che comprenderà quattro serate al London Palladium (12, 13, 19, 20 maggio) e due in Italia nel mese di giugno: il 7 al teatro degli Arcimboldi di Milano e l’8 al Parco della Musica di Roma.

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