– La figlia di Dave Gahan dei Depeche Mode si divide fra palco e passerelle. Pubblica l’abrasivo e sexy EP “Hollybaby”, mischiando il punk fine anni Settanta, la musica industriale degli Ottanta e l’alt-rock dei Novanta
– «Quando mi sono lanciata nella musica, i miei genitori mi hanno dato consigli e mi hanno spiegato che le cose richiedono tempo, e che non importa se non si sa esattamente cosa si fa. Bisogna soltanto farlo»
È carismatica e teatrale come suo padre, Dave Gahan, ed è destinata ad essere una stella. Che è già scritto nel nome: Stella Rose Gahan alias Stella Rose, 25 anni. Ma piuttosto che sulle orme del papà, leader iconico dei Depeche Mode, sembra piuttosto seguire la scia di Nick Cave, Fever Ray e PJ Harvey con la sua musica che cammina fra punk ed electro-rock.
Dopo un primo album ammaliante, Eyes of Glass, uscito nel 2023, la cantante ha pubblicato un nuovo EP lo scorso venerdì, Hollybaby. Portato dal singolo velenoso M.S 45(il nome di un film sanguinoso firmato Abel Ferrara), questo nuovo progetto si rivela più elettronico e dark pop ma sempre affascinante. Prodotto da Yves Rothman (Yves Tumor, Blondshell, Eartheater, The Horrors) e registrato durante un’estate torrida a Los Angeles, l’abrasivo e sexy Hollybaby ci proietta in un universo cavernoso e poetico, che ricorda allo stesso tempo il punk della fine degli anni Settanta, la musica industriale degli anni Ottanta e il rock alternativo degli anni Novanta. Le sue canzoni parlano di sentimenti, delle situazioni di vita di una ventenne. Tutto è intenso. Come la stupenda Drugstore Romeo, un brano e una interpretazione carichi di pathos.
«Avrei difficoltà a definire la mia musica, accostandola a un genere musicale perché attingo in diversi stili», spiega in una intervista a una rivista francese. «Direi che le mie canzoni riscrivono la mia vita, con i suoi alti e bassi. Ecco perché alcuni brani suonano più aggressivi di altri. La mia canzone Angel assomiglia a una boccata d’aria fresca, per esempio. Mi piace avere entrambi: lo Yin e lo Yang. Ma c’è anche sempre qualcosa di teatrale e drammatico nella mia musica. E le mie parole sono sempre molto personali e spero, poetiche. Mi sento più come una poetessa (se questo mestiere esiste) che trasforma i testi aggrappandomi a certe parole, frasi o ritmi. Non si possono dire tutte le parole in una canzone. Bisogna sacrificarne alcune perché suoni bene. Quindi, in futuro, vorrei scrivere una sorta di libro di poesie per mostrare il mio processo creativo».
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Non nega di aver subito l’influenza dei suoi genitori, Dave Gahan (che l’ha fatta suonare al Madison Square Garden nel 2023 come opening act dei Depeche Mode) e Jennifer Sklias-Gahan, attrice, produttrice e sceneggiatrice. «Penso che naturalmente i tuoi genitori abbiano un’influenza su di te quando cresci», riflette. «Ma erano piuttosto indifferenti a quello che volevo fare quando ero piccola. Quando mi sono lanciata nell’industria musicale, i miei genitori mi hanno dato consigli e mi hanno spiegato che le cose richiedono tempo, e che non importa se non si sa esattamente cosa si fa. Bisogna solo farlo. Perché finché lavorate e credete nel vostro lavoro, qualcosa si manifesterà. Ho la fortuna di avere genitori che mi sostengono e che possiedono una saggezza nei loro rispettivi campi (musica e cinema). Si pensa spesso che il tempo sia poco e che si debba conoscere subito la gloria o essere attratti dal successo. I miei due genitori sono dei veri artisti. Mia madre si sveglia ogni mattina e si mette a scrivere. E non ha l’impressione di aver bisogno di mostrare a tutti quello che fa perché abbia importanza. Si tratta piuttosto di un lavoro rivolto verso l’interno, mentre viviamo in un’epoca in cui tutto è così esposto e pubblico».
Con il suo look (capelli biondi decolorati e silhouette filiforme), l’artista sembra voler evocare gli anni del CBGB. Non è sfuggito al mondo della moda, appassionata di figure atipiche. La newyorkese è anche una modella, firmata da Ford Models. «La moda e la musica vanno di pari passo perché penso che nella moda si creino mondi e luoghi in cui le persone possono fuggire», commenta. «Ed è la stessa cosa con la musica che permette la fuga. E i due settori si combinano perfettamente. Perché se avete una sfilata senza musica, è uno spettacolo diverso. La musica gli dà vita. Lo stesso vale per il cinema».