Storia

SIMONE CRISTICCHI: il mio brano scartato da Amadeus

– Dopo essersi spogliato delle vesti di popstar, come il “Franciscus” che porta in scena, affronta nuovamente il palco dell’Ariston dove trionfò nel 2007: è in gara a Sanremo 2025 con il brano “Quando sarai piccola”. «Torno perché ho una canzone molto speciale. La tenevo nel cassetto da cinque anni, aspettavo di poterla far brillare»
– «Provo un certo imbarazzo a vedere com’ero qualche anno fa, sono cambiato. La discografia tritura gli artisti uno dietro l’altro senza farsi scrupoli e dimenticandosi che si parla di esseri umani. Lo stiamo vedendo ora con tutti questi ragazzi, giovanissimi, che sentono l’esigenza di fermarsi. Segno che qualcosa non funziona»

Simone Cristicchi sembrava aver preferito restar fuori, o quasi, dall’«intronata routine del cantar leggero» (copyright di Pasquale Panella per il miglior Lucio Battisti, quello di Don Giovanni). Era più facile incontrarlo sulle strade del teatro-canzone piuttosto che su quelle del mainstream e della canzonetta usa e getta. A sorpresa, proprio mentre era in tour con lo spettacolo Franciscus – Il folle che parlava agli uccelli, un racconto profondo e appassionante sulla vita di San Francesco, è arrivato l’annuncio della sua partecipazione a Sanremo 2025 con un brano intitolato Quando sarai piccola.

«Sono felice di tornare a Sanremo con una canzone molto speciale. La tenevo nel cassetto da cinque anni, aspettavo di poterla far brillare. Uso l’arte per curare l’anima», commenta il cantautore romano. Un brano che era stato scartato da Amadeus e che Carlo Conti ha evitato che rimanesse nel cassetto. È una canzone molto poetica sul rapporto dei figli con i genitori quando diventano anziani.  «È un tema che tocca tutti ma se ne parla poco, soprattutto nelle canzoni. Nasce da un’esperienza molto personale, anche se non l’ho scritta per mia madre. Quello che mi ha colpito è che quando ho annunciato il titolo e il tema mi sono arrivati una valanga di messaggi».

Classe 1977, Simone Cristicchi vinse il Festival di Sanremo 2007 con il toccante brano Ti regalerò una rosa che affrontava il delicato tema del disagio mentale. Sul palco dell’Ariston arrivò sull’onda di Vorrei cantare come Biagio, allegro motivetto che divenne un tormentone, portandolo dai centri sociali al Festivalbar e, infine, Sanremo. Al Festival parteciperà altre cinque volte (l’ultima nel 2019), due nelle vesti di ospite, le altre come concorrente. 

C’è stato poi un momento in cui Simone Cristicchi ha fatto come quel Francesco d’Assisi di cui celebra la filosofia nello spettacolo Franciscus – Il folle che parlava agli uccelli: si è spogliato delle sue vesti di popstar. «L’ho fatto quando ho sgamato, come si dice a Roma, il meccanismo del successo, della popolarità facile, della macchina della discografia che tritura gli artisti uno dietro l’altro senza farsi scrupoli e dimenticandosi che si parla di esseri umani. Lo stiamo vedendo ora con tutti questi ragazzi, giovanissimi, che sentono l’esigenza di fermarsi. Segno che qualcosa non funziona».

Rivedendo le immagini della sua vittoria al Festival di Sanremo nel 2007, rivela: «Provo un certo imbarazzo a vedere com’ero qualche anno fa, sono cambiato. O meglio, è cambiata la ricerca dentro di me. Prima ero attratto e attento a quello che accadeva al di fuori, il successo è diventato un po’ secondario, non lo rinnego ma è stato un seme che mi ha permesso di avventurarmi in altri ambienti, come quello teatrale. Mi differenzia dal Simone di allora lo sguardo un po’ più profondo sull’aspetto invisibile delle nostre vite».

Il cantautore romano vinse con il toccante brano Ti regalerò una rosa che affrontava il delicato tema del disagio mentale. Sul palco dell’Ariston arrivò sull’onda di Vorrei cantare come Biagio, allegro motivetto che divenne un tormentone, portandolo dai centri sociali al Festivalbar e, infine, Sanremo. Al Festival parteciperà altre cinque volte (l’ultima nel 2019), due nelle vesti di ospite, le altre come concorrente. 

Poi Simone Cristicchi ha fatto come quel Francesco d’Assisi di cui celebra la filosofia con il suo nuovo spettacolo teatrale, Franciscus – Il folle che parlava agli uccelli: si è spogliato delle sue vesti di popstar. «L’ho fatto quando ho sgamato, come si dice a Roma, il meccanismo del successo, della popolarità facile, della macchina della discografia che tritura gli artisti uno dietro l’altro senza farsi scrupoli e dimenticandosi che si parla di esseri umani. Lo stiamo vedendo ora con tutti questi ragazzi, giovanissimi, che sentono l’esigenza di fermarsi. Segno che qualcosa non funziona. La mia attitudine è la stessa: ho la stessa curiosità di quando giravo i manicomi e ho scritto in mezz’ora Ti regalerò una rosa. Anche per Franciscus c’è stato un grande lavoro di studio. Forse oggi sono un po’ più appartato, posso scegliere dove andare e con chi parlare, prima ero un po’ obbligato. Mi ricorderò sempre quello che mi disse Vincenzo Mollica appena sceso dal palco: “Adesso devi solo scomparire”».

Per Cristicchi l’arte non è soltanto uno sfogo, ma una cura. Sin da quand’era ragazzino. «Avevo 10 anni, la reazione istantanea alla perdita di mio papà è stata una grande rabbia che potevo sfogare in maniera violenta intorno a me», racconta, ricordando il grave lutto avuto da bambino. «Quando ho capito questo mi sono rinchiuso per non fare del male agli altri, ho cominciato a disegnare in maniera compulsiva un mondo perfetto su questi fogli bianchi, un mondo colorato dove niente di brutto poteva succedermi. Attraverso il disegno la poesia e la scrittura ho cercato di trasformare quella rabbia il dolore, quella ferita in qualcosa di bello e così nasce Simone artista. Non ho mai smesso di utilizzare l’arte e la creatività per curare la mia anima e provare a fare lo stesso anche con l’anima degli altri».

Ho pagato a livello politico lo spettacolo sulle foibe. Ho ricevuto pesanti minacce dalla sinistra. Per tre anni e mezzo ho avuto la scorta. Mi reputo una scheggia impazzita sia della musica che del teatro e ho sempre trovato un grande affetto da parte del pubblico per questa mia coerenza, credo che ognuno faccia sempre scelte secondo coscienza

Simone Cristicchi

C’è stato un periodo, durato ben tre anni e mezzo, in cui Simone Cristicchi ha avuto la scorta. «Ho pagato a livello politico lo spettacolo sulle foibe», racconta. Per lo spettacolo intitolato Magazzino 18, dedicato alla tragedia delle foibe e all’esodo istriano, ha rivelato di avere avuto pesanti minacce dalla sinistra«Sono un disertore che non ha bisogno di disertare. Mi reputo una scheggia impazzita sia della musica che del teatro e ho sempre trovato un grande affetto da parte del pubblico per questa mia coerenza, credo che ognuno faccia sempre scelte secondo coscienza. Mi viene in mente lo spettacolo Magazzino 18 per cui sono stato molto criticato da una certa sinistra, anzi mi sono inimicato tutta una parte politica, ma non mi è interessato granché perché a me premeva raccontare la storia del confine orientale, la tragedia delle foibe e l’esodo cristiano dalmata e questo è stato un prezzo che ho pagato a livello politico» 

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