– Dopo il megaconcerto di tributo all’Arena di Verona, adesso la ripresa della “Messa Arcaica” ospitata nel Duomo di Milano
– Regione colpevole: totale mancanza di iniziative, ritardi inammissibili nell’apertura della Casa museo, indifferenza totale
Franco Battiato è stato un artista cosmopolita, senza confini, né musicali, né geografici. Ha spaziato dall’avanguardia alla classica, dall’Opera al pop, dalla poesia alla filosofia, dalla pittura al cinema, dall’Occidente all’Oriente. È conosciuto oltre oceano, come nelle strade di Bagdad o di Aleppo. Le sue composizioni vengono riprese da artisti pop e rock, cantante a Sanremo come sotto una tenda nel Sahara. Insomma, come si suol dire, un vero cittadino del mondo.
Tuttavia, ci sarà un motivo per il quale ha scelto di trascorrere gran parte della sua vita in Sicilia. Milo, il paesino sulle falde dell’Etna, non era soltanto il “buen ritiro” nei momenti di riposo o creativi. Era il luogo di residenza, di registrazione, d’incontri, di studio, l’epicentro della vita di Battiato. Nemmeno la morte della madre Grazia, alla quale era molto legato, lo allontanò dal suo paesino, distante un tiro di schioppo dalla città natìa di Riposto, l’antica Ionia. Anzi. Era il primo a promuovere Milo ai suoi colleghi artisti. Da Camisasca a Lucio Dalla sono stati diversi a lasciarsi convincere e a mettere radici sull’Etna. E non certo per un investimento economico.
Anche se la Sicilia non gli ha corrisposto lo stesso amore che lui nutriva nei suoi confronti, anzi spesso lo ha trattato male, a Battiato non è mai passato per la mente di abbandonarla. Tutt’altro. Nell’anfiteatro dedicato all’amico Lucio Dalla aveva organizzato gli ultimi spettacoli musicali, quando già la malattia cominciava a dare segnali allarmanti.
Adesso, invece, assistiamo all’esproprio di Battiato dalla sua terra. Prima il megaconcerto tributo all’Arena di Verona, oggi l’annuncio della Messa arcaica che, a tre anni dalla sua morte, inaugura il prossimo 16 maggio nel Duomo di Milano le attività della Fondazione che porta il suo nome, recentemente istituita su iniziativa della nipote Grazia Cristina Battiato, che ne è presidente.
La Messa Arcaica risuonerà attraverso le navate del Duomo nelle sue partizioni classiche (Kyrie, Gloria, Credo, Sanctus e Agnus Dei). Al centro della scena il Coro da Camera di Torino diretto dal Maestro Dario Tabbia e l’Orchestra da Camera Canova sotto la guida di Antonio Ballista, Carlo Guaitoli al pianoforte e Angelo Privitera tastiere e programmazione, le voci di Lorna Windsor, mezzosoprano, e Giovanni Caccamo nel ruolo che fu dello stesso Battiato.
L’opera liturgica, orchestrata assieme al fido Giusto Pio, fu eseguita per la prima volta nel 1993 nella Basilica Superiore di Assisi, trasmessa in diretta da Videomusic, un’emittente legata al pop, e registrata l’anno successivo. Fu poi replicata nel monastero di Santa Chiara, a Santa Croce a Firenze, tra le navate di San Nicola l’Arena a Catania. Ventiquattro anni dopo, nel settembre 2017, venne riproposta al Teatro Greco di Catania. Fu l’ultimo concerto di Battiato, prima del suo ritiro dalla scena musicale e televisiva.
«L’evento vuole commemorare Franco Battiato come punto di riferimento culturale, unendo musica, spiritualità e storia in un contesto unico. Questo concerto rende omaggio a uno degli artisti più eclettici e influenti del panorama musicale italiano, la cui opera ha ispirato e continua a ispirare future generazioni», comunica la Fondazione Franco Battiato. Ma di contesti unici è piena anche la Sicilia.
Sicilia che non è esente da colpe. Mancanza di iniziative, ritardi inammissibili nell’apertura della Casa museo a Milo, indifferenza totale. Il 23 marzo del prossimo anno Franco Battiato avrebbe compiuto 80 anni, speriamo che qualcuno, in Sicilia, se ne ricordi a tempo.