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SANREMO, vincono giovani e canzone d’autore

– Olly, Lucio Corsi e Brunori Sas, i primi tre arrivati, sono tutti cantautori: hanno raccontato una propria storia. In contrasto con l’omologazione generalizzata del resto dei brani in gara
– «Siamo stati premiati forse perché ci siamo presentati con il nostro vestito, per come siamo, senza modificarci rispetto al contesto che ci ospitava», commenta il cantautore calabrese
 Tra il primo e secondo arrivato lo scarto è di appena 0,4%. La vittoria del brano “Nostalgia Balorda” sull’onda del televoto. Il voto da casa ha penalizzato le interpreti femminili
È stato «un Festival baudiano», conclude Carlo Conti il normalizzatore. Che per la prossima edizione si vede più direttore artistico che conduttore. Olly non decide sull’Eurovision

Era stato il figlio diciottenne del mio venditore di fiducia di pesce fresco a indicarmi Olly come vincitore di Sanremo 2025 alla vigilia della maratona televisiva. Non avrei scommesso nemmeno un centesimo su questa previsione. «Olly! Chi era costui?», mi chiesi come uno sciocco Don Abbondio. Avrei dovuto dare fiducia a lui e, poi, alle prime indicazioni che arrivavano da Spotify che vedevano la canzone di Olly la più cliccata. Invece, ho puntato sulla svolta che la giuria della Sala stampa, tv e web avrebbe dato al voto finale, come accadde lo scorso anno, quando contribuì al sorpasso di Angelina Mango su Geolier nel rush finale. Per fortuna non l’ho fatto, perché avrei perso.

È stato, infatti, il televoto a segnare la distanza fra Nostalgia Balorda dell’ex rugbista genovese e Volevo essere un duro del folletto Lucio Corsi. Se la classifica finale (che metteva insieme i voti della sala stampa, di radio e web e il televoto, conteggiando le preferenze prese in tutte le serate di festival ad esclusione della serata cover) ha visto i due vicinissimi, divisi da pochissimi voti –  Olly 23,8% e  Lucio Corsi 23,4% -, quella del voto popolare ha tracciato un solco più profondo: il 31,8% contro il 25,7%. 

Il televoto determinante

Nella cinquina finale L’albero delle noci di Brunori Sas era entrata in testa: la più votata della serata e nella somma delle votazioni precedenti. Al secondo posto Olly. Il cantautore calabrese viene abbandonato, però, nel rush finale a cinque, dove a prevalere è Lucio Corsi spinto dalle Radio e dalla Sala stampa, mentre il televoto premia Olly. Dalla somma con i voti delle precedenti serate, alla fine, vincitore risulta il cantautore genovese. In pratica è successo l’inverso di quello che accadde l’anno scorso, quando Angelina Mango superò sul filo di lana Geolier perché nella volata finale erano stati azzerati i voti raccolti nelle serate precedenti. Così è diventato determinante il sostegno che Nostalgia bastarda ha costantemente ricevuto dal televoto nel corso di tutta la maratona televisiva.

Che il risultato non abbia soddisfatto le previsioni di molti lo hanno confermato i fischi del pubblico dell’Ariston, soprattutto per l’esclusione di Giorgia e Achille Lauro dalla cinquina finale. 

Ma qual è il profilo del votante popolare? Dalle analisi e dalle esperienze passate, è giovane innanzitutto, smartphone dipendente, come la maggioranza degli spettatori medi di questa edizione che si aggira fra i 15 ed i 24 anni. Non potrebbero votare i minori di 18 anni, ma chi e come si potrebbe controllare? Sono donne, in prevalenza, i votanti da casa e quindi tendono a premiare i maschietti e a penalizzare le colleghe: nei primi dieci posti troviamo solo una donna (Giorgia) e mezzo (California dei Coma_Cose). E la cultura musicale dell’elettore casalingo non ha un retroterra, ma è limitata all’attualità ed è mutevole, come i talent che cambiano ogni anno: ieri Geolier, oggi Olly, domani un altro. Ecco, è il popolo dei talent a ingolfare le linee telefoniche in queste occasioni. 

D’altronde è la linea seguita negli ultimi anni da Carlo Conti e Amadeus: quella di attingere da X-Factor, Amici e dai social. Con l’obiettivo di ringiovanire la platea della tv generalista e conquistare i nativi digitali ed i millennials. L’obiettivo è stato raggiunto. «I giovani sono al cuore del successo», gongolano i vertici Rai, sventolando il dato dell’84% di spettatori fra i 15 ed i 24 anni. Ed è stato anche un Festival social e digital. Quest’anno Massimo Ranieri e Marcella Bella sono sembrati davvero dinosauri in via di estinzione. Non a caso, sono stati bastonati dalle giurie.

La cinquina finale, da sinistra: Fedez, Simone Cristicchi, Brunori Sas, Lucio Corsi con il suo chitarrista e Olly

La rivincita della canzone d’autore

Hanno vinto i giovani. C’è, tuttavia, un minimo comune denominatore che unisce i tre primi arrivati. Olly (23 anni), Lucio Corsi (31) e Brunori Sas (47) sono tutti e tre cantautori, hanno raccontato una propria storia, espressione della loro generazione. L’ex rugbista genovese parla della nostalgia, «un sentimento forte, vivo e vero che arriva all’improvviso e che fa sempre anche un po’ male, per questo motivo è balorda». Il folletto toscano riflette sulle difficoltà della vita, sul confronto con le proprie fragilità e sull’importanza di accettarsi per ciò che si è realmente, senza cercare di fuggire dalle proprie paure. Il cantautore calabrese canta della gioia e delle preoccupazioni per la nascita di un figlio.

Non si sono piegati alle logiche sanremesi o del mercato, non hanno puntato al tormentone, non hanno portato un brano “usa e getta”, scritto da una ammucchiata di autori prezzolati e quindi omologato alle tendenze del momento. «Siamo stati premiati forse perché ci siamo presentati con il nostro vestito, per come siamo, senza modificarci rispetto al contesto che ci ospitava», commenta il cantautore calabrese. È la rivincita della canzone d’autore. Tre mosche bianche in un panorama musicale davvero deprimente e noioso, come ha messo in mostra questa edizione del Festival.

Olly e Lucio Corsi in conferenza stampa

Profetica fu Angelina Mango, che l’anno scorso Sanremo lo vinse proprio con la canzone La noia. Bene, il Festival noioso e inconcludente e senza il pepe e i condimenti vari è stato seguito ogni sera da una media di 13,4 milioni di spettatori con il 73,1% di share (+6,8% rispetto al 2024),. E non risultano file per farsi ridare il canone. Il progetto Conti ha fatto il pieno, ma il pieno davvero, del pubblico tradizionalmente televisivo, che si riconosce in quel passo, nelle buone intenzioni, nella musica anodina, che dice poco e nulla, nella comicità blanda, nei bambini prodigio, nella tv del dolore e così via. «È un Festival baudiano, c’è un po’ di tutto», conclude Carlo Conti il normalizzatore, dribblando qualsiasi tentativo di creare un’ombra sul suo trionfo.

Incognite sul futuro

Si chiude con tre punti incognite. Olly non ha sciolto le riserve sulla partecipazione all’Eurovision Song Contest: «Ancora non ho pensato all’eventualità. Ho bisogno di metabolizzare l’accaduto. È un onore incredibile avere questa opportunità e se c’è la possibilità di prendermi del tempo per pensarci lo chiedo».

Carlo Conti semina il dubbio sulla sua conduzione per l’edizione 2026: «Il problema sarà per chi lo dovrà fare il prossimo anno… ah già sono io». Poi serio: «L’anno prossimo sarò sicuramente direttore artistico, come mi ha chiesto l’azienda. Ma penso di sì, che sarò ancora alla conduzione». Anche perché questo — spiega — è l’aspetto più facile secondo lui: «La direzione artistica invece significa organizzarlo, scegliere le canzoni, e poi la scenografia, le luci, gli abiti. Se il mio lavoro dovesse servire ad aiutare qualche nuova leva, a traghettarla sul palco sono disponibile, vedremo…».

E poi c’è la spada di Damocle che pende sul futuro del Festival: la sentenza del Tar della Liguria che ha dichiarato illegittimo l’affidamento diretto alla Rai, da parte del Comune, dell’organizzazione del festival per il 2024-2025: fatta salva questa edizione, dal 2026 si dovrà andare a gara. Viale Mazzini ha presentato ricorso al Consiglio di Stato, rivendicando la piena titolarità a organizzare il festival nella sua versione attuale i cui diritti spettano all’azienda «in via esclusiva». Entro febbraio si prepara a fare ricorso anche il Comune, che dall’altra parte si è mosso per uniformarsi alla sentenza del Tar, bandendo una manifestazione di interesse.

Chi vivrà vedrà, ma intanto alla finestra c’è sicuramente un colosso come Warner Bros. Discovery: l’Ad Italy & Iberia, Alessandro Araimo, ha detto giorni fa a Repubblica che sarebbe pronto a partecipare al bando per «vincere Sanremo».

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