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SANREMO. È vero, moriremo democristiani

– Il Festival dell’amicizia, “benedetto” dal Papa, trionfa negli ascolti: Amadeus è già un lontano ricordo
– Una miniera d’oro per Rai, cantanti, sponsor, Comune. Uno show anacronistico. Le giurie premiano le novità

È proprio vero: tutti, ma proprio tutti, possono condurre Sanremo. Dalle prime edizioni di Carlo Conti alle due di Baglioni e poi le cinque di Amadeus fino ad arrivare al Conti quater, il crescendo degli ascolti è stato inarrestabile.

Pompato dai Tg della tv di Stato, dai mass media e dai social, ogni anno il Festival registra un record. Anche questa volta un botto: 12.600.000 telespettatori per il 65,3% di share è il dato della Total audience introdotta a dicembre 2024: le rilevazioni non tengono più soltanto conto degli spettatori della tv tradizionale, ma anche di coloro che guardano i programmi su dispositivi mobile, sulla smart tv e piattaforme di streaming online come RaiPlay. Anche tenendo conto l’Auditel tradizionale: secondo TvBlog, questa edizione supera l’Amadeus 2024 di oltre due milioni di spettatori.

Neanche la concomitanza con il match di Champions League fra Juventus e Psv ha rosicchiato ascolti al Festival. Che si conferma la corazzata della Rai, una miniera d’oro per la tv di Stato, per i cantanti, per gli sponsor, per il Comune di Sanremo, albergatori e ristoratori. Con grandi prospettive, se si considera che un 83% degli spettatori si aggira fra i 15 ed i 24 anni. 

Sono numeri, ovviamente. Freddi numeri che non svelano il gradimento di chi guarda, quanti si sono addormentati davanti al televisore e quanti non hanno trovato alternative al Festival, visto che tutti i competitors hanno ammainato bandiera e che non sono così tanti gli abbonati alle piattaforme streaming. Comunque mi permetto di non credere che almeno nella prima serata più di 12 milioni di persone siano state sedute per quattro ore e più a guardarlo tutto. Chissà quanti si sono soffermati qualche minuto, brontolando, e li han contati lo stesso.

Poco importano le canzoni. Chiunque le canti, sono tutte uguali e comunque sussurrate o bofonchiate a un millimetro dal microfono. Le nostre pagelle sono impietose: soltanto quattro ottengono la sufficienza. Molti cantanti provengono dai talent e dai social, palcoscenici paralleli, dove i brani vengono scomposti in trend virali. Si procede per accumulo, per accontentare tutti.

Il “Festival dell’amicizia”, dal nome e dal sapore democristiano, ecumenico, solidale e inclusivo, con tanto di “benedizione” del Papa, dunque trionfa, confermando l’anima scudocrociata dell’Italia. La terribile profezia di Luigi Pintor sul morire democristiani sembra avverarsi. Né destra né sinistra cantava Adriano Celentano nel brano Io sono un uomo libero, ed è forse l’assenza della mancanza di coraggio che l’italiano mostra da sempre.

Il Festival di Sanremo è uno spettacolo anacronistico, antiquato, anomalo. Uno dei più longevi della tv italiana. Non ci sono eguali nel mondo, se non nel gemello cileno di Viña del Mar. Tutti i tentativi di rinnovarlo non hanno avuto un seguito, forse perché troppo intellettuali quelli di Paolo Bonolis e Fabio Fazio, troppo orientati quelli di Gianni Morandi. Eppure, basterebbe un po’ più di coraggio, come dimostrano l’apprezzamento delle giurie nei confronti di Lucio Corsi e Brunori Sas, fra le poche novità di questa edizione, o l’interessante proposta di Joan Thiele.

Perché poi non rivolgere lo sguardo allo show dell’Eurovision Song Contest, dove davvero le canzoni vengono valorizzate, accompagnate con piccoli “live act”, impossibili sul piccolo palco dell’Ariston. In tal senso, lascia ben sperare la “non chiusura” della Rai alla possibilità di cambiare location. D’altronde, il festival partì come una cena fra amici nel Salone delle feste del Casinò per poi trasferirsi all’Ariston, che altro non è che un cinema. Soltanto agli inizi degli anni Novanta c’è stata la breve parentesi del Palafiori, per poi tornare in teatro. 

Perché come è vero che tutti, ma proprio tutti, possono condurre Sanremo, non è detto che soltanto la Rai sia capace di organizzare Sanremo. 

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