– La cantante romana in coppia con Annalisa vince la serata delle cover entusiasmando con la versione di “Skyfall” di Adele. Al secondo posto Lucio Corsi con Topo Gigio ed al terzo Fedez e Masini che hanno cantato “Bella stronza” e il rapper si è commosso
– Roberto Benigni e Geppi Cucciari animano un’altra serata piatta del Festival. Dal comico toscano frecciate politiche e il ringraziamento all’operato del presidente Mattarella. Pungente e ironica la co.conduttrice sarda che non ha risparmiato i palazzi del potere
– Deludenti i duetti, eccezion fatta per quello che ha vinto. Doppio incidente tecnico per Bresh e Cristiano De André. Marcella Bella porta i gemelli violinisti agrigentini: ad applaudirla il fratello Gianni, al quale l’Ariston riserva una standing ovation. Le pagelle
Anche la quarta serata del Festival, quella delle cover, si rivela piatta come tutta questa edizione. Le scosse riescono a darle soltanto Roberto Benigni, ospite all’ultimo momento, e una brillante Geppi Cucciari. Sanremo si avvicina alla meta senza scossoni né acuti, con la precisione e l’affidabilità di un orologio svizzero. Neanche una nube viene a turbare il clima ecumenico e amichevole voluto da Carlo IV. Che si avvia alla finalissima di stasera con un ruolino di marcia da record.
Ieri sera, dopo Andrea Settembre giovedì fra le “Nuove proposte”, c’è stato un altro vincitore: Giorgia in coppia con Annalisa, hanno vinto la serata delle cover, il cui risultato non avrà comunque influenza sull’esito finale del Festival, come avveniva nelle scorse edizioni.

Questa la classifica dei primi dieci posti generata dal voto del Televoto (34%), della Sala Stampa, Tv e Web (33%) e delle Radio (33%):

IL BLITZ DI ROBERTO BENIGNI

Roberto Benigni scende le scale insieme a Carlo Conti subito a inizio diretta dall’Ariston per la quarta serata del Festival. È alla sua settima partecipazione al Festival. Ne ha fatti più di Carlo IV. È stato l’acchiappa-pubblico, l’asso nella manica da tirare fuori quando si temeva una falsa partenza, chiamato per aprire la prima serata e dare slancio al Festival. Ogni esibizione ebbe uno strascico di polemiche, o per i contenuti o per il cachet, assicurando comunque un picco di ascolti per la Rai.
Alla sua prima apparizione sul palco dell’Ariston nel 1980 chiamò “Wojtylaccio” Papa Giovanni Paolo, sollevando polemiche e attenzione mediatica. Sarebbe poi tornato per altre cinque volte, nel 2002 quando strizzò le parti basse di Pippo Baudo, nel 2009, ospite di Paolo Bonolis, con un intervento carico di invettive politiche. Celebre poi il suo ingresso a cavallo nel 2011 nell’edizione curata da Gianni Morandi: seguì un appassionato monologo sull’Inno di Mameli, offrendo una lezione di storia e patriottismo che emozionò il pubblico. Nel 2020, Benigni partecipò alla terza serata del Festival di Amadeus, proponendo una personale interpretazione di un passo del Cantico dei Cantici, Infine, nel 2023, in occasione dell’anniversario numero 75 della Costituzione Italiana, aprì ìl Festival con un monologo dedicato alla Carta costituzionale, alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Torna quindi per la settima volta. Un passaggio veloce, di appena 12 minuti, promozionale, per annunciare il nuovo spettacolo che andrà in onda mercoledì 19 marzo su Rai1 intitolato Il sogno. «Uno spettacolo pieno di verità e di bellezza, si parlerà di noi, della vita, del mondo, dei nostri sogni. Sogneremo tutti assieme», dice. E poi il tempo di una raffica di battute che parte da Carlo Conti – «Tutta Italia vede Sanremo, tu hai bloccato tutta l’Italia, dovresti fare il ministro dei Trasporti» – per sfiorare la politica. «Ho salutato Marcella Bella. “Bella ciao!”. Ed è successo il caos. Ho dovuto salutare i Neri per caso per par condicio».
È un Benigni old style, incisivo, corrosivo. Una frecciatina a Elon Musk che ha votato Giorgia, non la cantante ovviamente, ma la premier. «Che c’è stata l’anno scorso e ci sarà il prossimo anno e fra due anni». «Musk è innamorato di Giorgia. Vuole l’Italia, sta preparando la marcia su Roma: o Roma o Marte. Vuole mettere i dazi sulle trofie al pesto. Vuole Sanremo e la Liguria, dopo il Canada e la Groenlandia». Una frecciatina ai voltagabbana, a chi sale sul carro dei vincitori e dalla sinistra si sposta a destra, prima di rispolverare, su insistenza di Conti, il vecchio cavallo dell’Inno del corpo sciolto che canta in duetto con il conduttore del Festival. Prima di salutare, Benigni ricorda l’edizione con il presidente Sergio Mattarella: «Siamo sempre più vicini a lui, alle sue parole, di verità e di pace. Orgogliosi di essere rappresentati da lui». Come dire, questo governo invece non mi rappresenta.

INARRESTABILE GEPPI CUCCIARI
A duellare a distanza con il toscanaccio è la sarda Geppi Cucciari (voto 9). “Signorina buonasera” all’inizio e co.conduttrice pungente e ironica, mette un po’ di pepe allo spettacolo. Si prende spesso la scena, inarrestabile, con gag nelle quali non manca di dare qualche stoccata politica (vedi il richiamo alla Montaruli del baubau o ai dirigenti Rai seduti in decima fila): decisamente la migliore vista fin qui. Emozionatissimo, invece, Mahmood (5.5), che si mostra più a suo agio quando è protagonista di un medley dei suoi brani più conosciuti.
Paolo e Lunitta Kessisoglu cantano Paura di me, confronto fra padre e figlia.

LE PAGELLE DEI DUETTI
Due erano i duetti più attesi: l’incontro fra le due ugole della canzone italiana Giorgia e Annalisa, e quello fra la farfallina Lucio Corsi e Topo Gigio. Un po’ di suspense, invece, su come Fedez, con la complicità di Marco Masini, avrebbe usato il testo della canzone Bella stronza del cantante toscano. Soltanto le prime hanno fatto scintille, dando fuoco all’artiglieria.
Al di là delle singole versioni, la migliore qualità della materia prima – ovvero la canzone, da tempo grande assente al Festival – fa bene allo spettacolo, rendendolo piacevole. I voti in pagella, ovviamente, fanno riferimento all’interpretazione e non certo alla canzone.
- – Rose Villain con Chiello – Fiori rosa, fiori di pesco (Lucio Battisti) – 2
Un’elettrica svela la matrice rock del brano. “Scusa, credevo proprio…”. Acuti disperati e liberi. Basso e batteria dominano il finale. Come uno spettacolino di terza media di fine anno scolastico.
- – Modà con Francesco Renga – Angelo (Francesco Renga) – 3
Autoreferenziale per Renga che con questo brano vinse qui nel 2005. E tocca a lui portare a buon fine l’esibizione, a causa delle incertezze di Kekko Silvestre.
- – Clara con Il Volo – The sound of silence (Simon and Garfunkel) – 4
Cominciano bene, poi via via alzano il tono della voce. Diventa una inutile gara di acuti.
- – Tony Effe e Noemi – Tutto il resto è noia (Franco Califano) – 3
Per la serie la Bella e la Bestia. Tutto il resto è noia.
- – Francesca Michielin e Rkomi – La nuova stella di Broadway (Cesare Cremonini) – 4
Lei inizia seduta al piano anche per via della caviglia fasciata. Poi raggiunge il centro del palco e assume il comando del duetto. L’arrangiamento appesantisce una canzone che si regge sulla leggerezza.
- – Lucio Corsi con Topo Gigio – Nel blu dipinto di blu (Domenico Modugno) – 5
Lui seduto sulle scale con la faccia dipinta di bianco (e non di blu). Topo Gigio al pianoforte nella sua classica casetta. «Buonasera Topo Gigio», «Buonasera Lucio». Parte lo swing. Il pupazzo si avventura col falsetto. «Ma cosa mi dici mai Lucio». Entrambi si alzano dal piano e chiudono in piedi. Poi Topo Gigio ruba la scena a tutti. «Topo Gigio negli anni Sessanta cantò con Modugno e Nel blu dipinto di blu rappresenta la magia di Sanremo», motiva il cantautore toscano. «Topo Gigio è un personaggio di fantasia, ma con un’umanità che lo rende più reale di tante persone». Naif, nulla di più.

- – Serena Brancale con Alessandra Amoroso – If I Ain’t Got You (Alicia Keys) – 8
Duetto tutto pugliese sulla ballata r&b, potente inno all’amore e alla priorità delle relazioni umane rispetto ai beni materiali. Serena Brancale siede al piano e mette in mostra la sua anima blues. Quando la raggiunge la sua conterranea danno vita a un caldo e avvolgente incrocio di voci. Brave.
- – Irama con Arisa – Say something (Christina Aguilera) – 7
Un eccesso di archi, ma l’interpretazione è intensa. E lui regge il confronto con Arisa.
- – Gaia con Toquinho – La voglia, la pazzia (Ornella Vanoni) – 6
Gaia omaggia le radici materne e fa venire il leggendario Toquinho, al quale si avvicina con rispetto e educazione. La giovane età la porta però a strafare per fare bella figura davanti al maestro. La sufficienza per rispetto dell’icona della Bossa Nova.
- – The Kolors con Sal Da Vinci – Rossetto e caffè (Sal Da Vinci) – 3
Forza Napoli! Doppiopetto e completo di pelle. Effetto villaggio vacanze, l’Ariston si trasforma in una discoteca. Ma non parliamo di cover: promozionale per Sal Da Vinci.

- Marcella Bella con i Twin Violins – L’emozione non ha voce (Adriano Celentano) – 4.5
Violini nell’orchestra e violini sul palco: Mirko e Valerio Lucia, gemelli agrigentini di 16 anni rinominati Twin Violins quando ai tempi del lockdown entusiasmarono Chris Martin dei Coldplay. Lei non coglie il mood della canzone di Celentano. Ad ascoltarla in platea il fratello Gianni, autore del brano. A lui l’Ariston riserva la standing ovation.
- Rocco Hunt con Clementino – Yes, I Know My Way (Pino Daniele) – 8.5
Altra sacra alleanza partenopea. Si parte con un filmato d’epoca di Pino Daniele con Hunt e Clementino. Poi fingono di improvvisare sul momento. Solo alla chitarra, e sulla base fraseggi rap. I fiati. Divertenti e travolgenti. Chiude la voce registrata di Pino. Ovazione per il Lazzaro felice.
- – Francesco Gabbani con Tricarico – Io sono Francesco (Tricarico) – 5.5
Due Francesco cosa potevano cantare? Bambini sulle scale sotto il palco, come Mr Rain, o come Piccoli fans. Cartelli con la scritta “Viva Francesco”. Una tenera filastrocca. Effetto simpatia.
- – Giorgia con Annalisa – Skyfall (Adele) – 9
Il tema di un capitolo della saga di 007 dalla voce di Adele alle ugole di due reginette della canzone nazionale. Superano la prova a pieni voti. Entusiasmanti. Standing ovation.
- – Simone Cristicchi con Amara – La cura (Franco Battiato) – 3
Simone Cristicchi romanticizza e teatralizza tutto: dalla malattia mentale all’Alzheimer fino alla canzone di Battiato che parla di malattie e guarigione, d’amore, di dedizione totale, protezione e supporto incondizionato della persona amata, ma che può essere letta anche come una sorta di preghiera introspettiva mossa dall’amore verso se stessi – in quest’ottica siamo tutti «esseri speciali» – nei momenti più difficili e dolorosi dell’esistenza. Insieme con la compagna Amara sembra officiare San Valentino.
- Sarah Toscano con Ofenbach – Overdrive (Ofenbach) – 5
Strimpella con un dito seduta al piano, quando si scatenano le tastiere del duo francese (per l’occasione raddoppiato), si alza e salgono i battiti della dance. «I wanna feel the heat, I wanna own the night». È la più giovane in gara e pensa solo a ballare. Non demerita.

- – Coma_Cose con Johnson Righeira – L’estate sta finendo (Righeira) – 7
California in piedi, Fausto al pianoforte. Violini. È l’introduzione in versione soft dell’hit che celebra 40 anni. Poi parte il sax e il brano torna nei suoi binari. Johnson entra in scena per cantare il suo capolavoro. I Coma cose gli ballano intorno. Rientrano nella seconda strofa. Crescendo finale. «L’estate sta finendo, Sanremo sta finendo». Effetto revival, l’Ariston balla.
- – Joan Thiele con Frah Quintale – Che cosa c’è (Gino Paoli) – 6
Giocano con il fuoco. Ma lo spengono con una versione acqua e sapone, molto leggera. Si parte con l’arpa. E con la voce cinematografica di Joan. Echi anni ’60. Da tempo delle mele.
- – Olly con Goran Bregovic – Il pescatore (Fabrizio De André) – 5
De André tra i Balcani, il country e X-Factor.

- – Elodie e Achille Lauro – mix tributo a Roma con A mano a mano (Rino Gaetano) e Folle città (Loredana Bertè) – 7.5
Più voci che orchestra. Nella seconda parte entrano le ballerine e c’è il gioco della sensualità da night club. Avvinghiati. Molto teatrali. E regalano un fuori programma accennando Ancora di Eduardo De Crescenzo.
- – Massimo Ranieri con i Neri per caso – Quando (Pino Daniele) – 6
Ammucchiata napoletana con sette cantanti veri in scena. A cappella. Con bridge ritmato. E alla fine schioccano le dita. Altro bell’omaggio al grande Pino.
- – Willie Peyote con Federico Zampaglione e Ditonellapiaga – Un tempo piccolo(Franco Califano) – 5
Profonda canzone di Califano che racconta la vita e la crescita, ma anche la ricostruzione, il riscatto e gli alti e bassi delle emozioni. Una versione senza infamia né lode. Meglio di Tony Effe, ma ci vuole poco.

- – Brunori Sas con Dimartino e Riccardo Sinigallia – L’anno che verrà (Lucio Dalla) – 8
Una festa di chitarre e cantautori, e una vena folk per la rilettura del classico di Lucio Dalla che i tre si dividono equamente. Dylaniani. La dedica al compianto Paolo Benvegnù fa alzare il voto.

- – Fedez con Marco Masini – Bella stronza (Marco Masini) – 5
Tanto rumore per nulla. L’incipit è di Masini che canta la sua canzone. Fedez si inserisce con frasi rap, parole che si sposano con la canzone originale, e che si aggiungono al diario personale di questi mesi: «Baciarsi e dirsi ti amo di nascosto. Ti ho scritto quattro pagine, mi hai risposto con due righe. Ora siamo due estranei che si conoscono benissimo. Perché le trappole hanno occhi così belli? Ho una cicatrice sulla pancia che mi ha fatto meno male». Fino alla commossa punchline: «Ti ho dato tutte le ragioni per essere una bella stronza». Per alcuni dedicata all’amante, ma altri passaggi sembrerebbero piuttosto rivolti all’ex moglie. Resteremo avvolti nel mistero.
- – Bresh con Cristiano De André – Crêuza de mä (Fabrizio De André) – 7
Falsa partenza per il microfono spento di Bresh. Si riparte. Ma anche al secondo giro capita un inconveniente: si stacca un filo. Si va avanti lo stesso, concludendo in modo dignitoso. Ma al completamento dei duetti, saranno richiamati sul palco per una nuova versione. Cristiano De André, fresco di lifting, guida nel mondo che il padre non volle portare mai al Festival. «Crêuza de mä a Sanremo insegna a evitare le mode», spiega Cristiano. Acuto finale di Andrea Emanuele Brasi, alias Bresh, con un mezzo falsetto.
- – Shablo, Guè, Joshua, Tormento con Neffa – mix di Amor de mi vida (Sottotono) e Aspettando il sole (Neffa) – 5
La solita consolle, i suoni campionati, lo struggimento da street song, voci calde e trombe in evidenza. Un tempo l’hip hop italiano era un genere per noi nuovo ora fa effetto nostalgia. Neffa, arriva alla fine, mentre suona la sua canzone, rappa da autore, con melodia e malinconia.
STASERA LA FINALE
Stasera si svolgerà la Finale: si esibiranno i 29 cantanti in gara e verrà stilata una classifica delle prime 5 posizioni (comunicate senza ordine di piazzamento) che porteranno a una nuova votazione per decretare il vincitore del Festival. A decidere saranno Televoto, Sala Stampa, Tv e Web e Giuria delle Radio.
Queste le votazioni nelle prime tre serate:

Carlo Conti si farà affiancare da Alessandro Cattelan e ci sarà anche Alessia Marcuzzi. Fra gli ospiti, Antonello Venditti che salirà sul palco dell’Ariston dove non è mai stato in gara per ricevere il premio alla carriera. Inoltre, l’attrice Vanessa Scalera e il calciatore Edoardo Bove.