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Sanremo 2024: è sfida tra hitmakers

– Dietro le canzoni in gara, produttori di tormentoni, re Mida del pop, nomi collaudati, molti provenienti dalle esperienze nei talent. Rischio omologazione
– Il paradosso Davide Petrella: l’anno scorso primo e secondo al Festival, bocciato da Amadeus come cantautore, firma come autore quattro brani. Nascosti dietro ai loro veri nomi troviamo Madame, Dardust e Takagi & Ketra
– Il catanese Stefano Marletta collabora con Dargen D’Amico, Il Volo e Ricchi & Poveri; il ragusano Lorenzo Vizzini è co-autore con Mr. Rain

«Basta hit per gli altri, adesso le scrivo per me», aveva annunciato Tropico in una intervista al Messaggero. Ma se il suo tentativo di partecipare al Festival di Sanremo come cantautore è stato bocciato, il suo alter ego Davide Petrella l’“hitmaker”, così come lo chiamano gli amici (letteralmente: “creatore di successi”), firma quattro canzoni in gara: Apnea di Emma, Casa mia di Ghali, Click boom! di Rose Villain e Un ragazzo una ragazza dei The Kolors. È uno dei tanti paradossi di Sanremo 2024, che vede tra gli esclusi Marlene Kuntz, Manuel Agnelli, Alan Sorrenti con i Calibro 35 e fra i presunti “big” Maninni, La Sad, Il Tre. 

Davide Petrella-Tropico

Davide Petrella, in arte Tropico, napoletano, 38 anni, è il Re Mida del pop tricolore: Logico #1 di Cesare Cremonini, Vorrei ma non posto di Fedez e J-Ax, Pamplona di Fabri Fibra e i Thegiornalisti, Una volta ancora di Fred De Palma e Ana Mena. E poi ancora: Ma staseraDue vite di Marco Mengoni, La coda del diavolo di Rkomi e Elodie, Italodisco dei Kolors. In tutti questi successi c’è il suo zampino. Suoi quattro brani del Festival 2022, due nel successivo: Due vite di Marco Mengoni e Cenere di Lazza, rispettivamente primo e secondo. Pochissimi i precedenti: nel 1965 Mogol vinse il Festival con Se piangi se ridi di Bobby Solo e si classificò al secondo posto con altre due canzoni (quell’anno però le undici canzoni non vincenti vennero classificate tutte a pari merito); nel 1967 Alberto Testa arrivò primo e secondo con Non pensare a me di Claudio Villa e Iva Zanicchi e con Quando dico che ti amo di Annarita Spinaci e Les Surfs; nel 1971 Franco Migliacci arrivò primo e secondo con Il cuore è uno zingaro di Nada e Nicola di Bari e Che sarà di José Feliciano e i Ricchi e Poveri; nel 1985 Popi Minellono arrivò primo e secondo con Se m’innamoro dei Ricchi e Poveri e Noi, ragazzi di oggi di Luis Miguel; l’ultimo esempio di un’accoppiata di questo genere risale al 2001, quando Zucchero vinse con Luce (tramonti a nord est) di Elisa e arrivò secondo con Di sole e d’azzurro di Giorgia.

Davide Petrella lo scorso settembre ha pubblicato il suo secondo album con il nome di Tropico, nome d’arte «nato a Cuba dopo una serie di coincidenze che ho preso come dei segni», scelto per differenziare l’attività come cantautore da quella di autore. Chiamami quando la magia finisce è il titolo del lavoro al quale hanno restituito il favore molti artisti al cui successo aveva contribuito: Cesare Cremonini (che lo scoprì nel 2014 su MySpace), Franco126, Mahmood, Joan Thiele, Raiz e Madame (che fa cantare in napoletano in Anema e notte). Quindici tracce tra pop e canzone d’autore, con un gusto per il funky d’annata e richiami alle atmosfere del Neapolitan Power ed a Battisti e Mogol.

Stefano Marletta

In un’intervista a Rolling Stone Italia, Tropico aveva dichiarato che per l’album ha scritto tra le cinquanta e le sessanta canzoni prima di scegliere quelle definitive. È probabile che fra quegli scarti ci sia la canzone presentata al Festival e respinta da Amadeus. «Se un giorno metterò piede all’Ariston, sarà solo per andarci come artista in gara con Tropico», promette Tropico. 

Nel frattempo, lo vede dal salotto di casa o dalla stanza di un albergo come Davide Petrella. Quest’anno l’asticella si alza e dovrà confrontarsi con una schiera di autori molto agguerrita. In prima fila Jacopo Ettorre – collaboratore di Madame, Ghali, Elodie e Annalisa – anche lui molto richiesto: da Alessandra Amoroso per Fino a qui, Bnkr44 per Governo punk, Fred De Palma per Il cielo non ci vuole e Mahmood per Tuta gold.

Spiccano poi i nomi dei figli d’arte Paolo Antonacci (con il quale Petrella condivide Apneadi Emma) e Cheope (Alfredo Rapetti Mogol) entrambi autori di tre brani. Come la coppia formata dal catanese Stefano Marletta – autore per Giusy Ferreri e Chiara – e da Edwyn Roberts – Malika Ayane, Laura Pausini, Eros Ramazzotti e Paola Turci fra i “clienti” – le cui firme appaiono in tre canzoni in gara al Festival: Onda alta di Dargen D’Amico, Capolavoro del trio Il Volo e Ma non tutta la vita dei Ricchi & Poveri.

Lorenzo Vizzini

Un altro siciliano è il ragusano Lorenzo Vizzini – già collaboratore di Emma, Francesco Gabbani, Pinguini Tattici Nucleari, Simona Molinari, Raphael Gualazzi, Giovanni Caccamo, tra gli altri – in questa occasione co-autore di Due altalene di Mr. Rain.

Un paio di brani a testa per Federica Abbate, una fedelissima del Festival, per Dario Faini, meglio noto come Dardust, che con Francesca Calearo, meglio nota come Madame, firma La noia di Angelina Mango. E poi  Michelangelo, ovvero Michele Zocca, che ha contribuito al successo di Blanco, e Davide Simonetta, che, oltre a contribuire alla canzone della sua ex fiamma Annalisa, partecipa all’“ammucchiata” di I p’me, tu p’te del rapper napoletano Geolier che ha sette autori! Uno in più di Governo punk dei Bnkr44 e due in più di quelle di Dargen D’Amico, Fiorella Mannoia, Il Tre, La Sad (fra cui spicca il nome di Riccardo Zanotti dei Pinguini Tattici Nucleari) e Sangiovanni. Infine, Alessandro Merli e Fabio Clemente, meglio noti come Takagi & Ketra, produttori di tormentoni estivi, riservano le loro alchimie per Alessandra Amoroso.

Come Jacopo Ettorre ed Edwyn Roberts, anche Francesco Catitti – autore per Michele Bravi, Tommaso Paradiso – fa parte del gruppo “Amici di Maria De Filippi” e mette il suo nome in tre brani: Diamanti grezzi di Clara, Tuta gold di Mahmood e Un ragazzo e una ragazza dei Kolors. 

Fatte rare eccezioni – Negramaro, Loredana Bertè, Diodato – i restanti ventisette protagonisti del prossimo Festival che si svolgerà dal 6 al 10 febbraio si affidano a firme collaudate, provenienti dalle scadenti fucine dei talent, in sintonia con quelle che sono le tendenze e le richieste del mercato e delle radio. E se le hit italiane degli ultimi anni suonano più o meno tutte allo stesso modo, non lamentiamoci se anche le canzoni di Sanremo sembreranno tutte le stesse.

1 Comment

  • GiGu Gennaio 6, 2024

    Come sempre la tua analisi tecnica e riflessione da fine conoscitore della storica competizione canora che ci ha lasciato una ricca discografia di indelebili e pregevoli brani popolari in molti casi non solo in Italia ma in numerosi paesi europei e sudamericani, che non sono e dubito che lo saranno mai dimenticati o fagocitati dal baccano pseudo musicale imposto dalla fame di guadagni facili delle multinazionali dell’intrattenimento, gestite dall’ogni potente direttore Artistico, amministratore delegato e tra poco produttore e compositore/Autore
    Sua onniscienza Al Go Ritmo.
    Mi fermo qui per non annoiare troppo i maghi del tweet stringato quanto esaustivo nel raccontare la storia del mondo in 30 parole.

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