Disco

RINGO STARR: la mia anima country

– Il prossimo 10 gennaio il batterista pubblica “Look Up”, album country registrato con il maestro T. Bone Burnett
«Non è una novità, sin dall’infanzia ho amato questa musica e ci sono tracce in tutti i miei lavori»
– L’ex chitarrista di Bob Dylan: «È un modo per ringraziare lui e la sua band per tutto quello che hanno dato a me e a noi»
Il passato con i Fab Four: «Yoko Ono praticamente dormiva nello studio di registrazione. E chiesi a John cosa stesse succedendo»

«Ho fatto venti album e c’è sempre una traccia country in ognuno di essi», così l’ottantaquattrenne Ringo Starr spiega che «non è stata una deviazione per lui fare un intero album country», come il prossimo Look Up, in uscita il 10 gennaio 2025.  Undici brani di musica country scritti per lo più da T. Bone Burnett, moderno maestro del country classico e chitarrista di Bob Dylan negli anni Settanta, compositore e produttore, con diversi Grammy alle spalle. 

La passione per il country

In effetti, Look Up non è il primo album d’ispirazione americana pubblicato dall’ex batterista dei Beatles. Più di cinquant’anni fa aveva composto e prodotto il disco Beaucoups of Blues. E chiunque ascolti le poche canzoni che cantò per la band, come What Goes On oppure Act Naturally, o anche Octopus’s Garden può intuire un’anima da cowboy nel ritmo e nella voce. 

Il suo amore per questo genere di musica – Hank Williams e Kitty Wells sono i preferiti – è iniziato durante l’infanzia, insieme alla sua infatuazione per il blues, lo swing e qualsiasi altra cosa arrivasse nella sua città natale. «Liverpool è la capitale della musica country in Inghilterra», ricorda Starr. «Penso che molto derivi dal fatto che sia una città portuale. Molti di quelli che lavoravano nella marina mercantile si recavano negli Stati Uniti e tornavano con un sacco di album. Potevamo ascoltare tanto materiale mai sentito prima in Inghilterra. Se qualche musicista country si è esibito sul suolo britannico, è sempre accaduto a Liverpool. Suor Rosetta Tharpe ha fatto solo una sosta in Inghilterra, ed è stata al The Cabin (uno dei club musicali storici della città, ndr). E io ero lì. Mi ha lasciato a bocca aperta».

L’incontro con T. Bone Burnett

T. Bone Burnett è una vecchia conoscenza dell’ex beatle. Sono almeno dieci anni che Ringo Starr frequenta il curatore della cultura del country classico negli ultimi 25 anni, l’uomo dietro le colonne sonore di O Brother Where Art Thou e Inside Llewyn Davis e il deus ex machina dell’incontro fra Robert Plant e Alison Krauss. «Ma non aveva mai collaborato a un intero progetto», dice Starr. 

T. Bone Burnett e Ringo Starr (foto Dan Winters)

I due erano al Sunset Marquis l’anno scorso per una lettura di poesie di Olivia Harrison, vedova dell’ex compagno di band di Starr, George Harrison. Il batterista aveva fatto una serie di EP con diversi scrittori e produttori, tra cui Linda Perry, e suggerì a Burnett di dargli una canzone. Burnett tornò subito con una melodia country. «È stato bellissimo. La canzone più bella che avessi sentito da molto tempo», racconta Starr. E cominciò a progettare un lavoro sulla musica country. Un Burnett ispiratissimo avrebbe scritto nove canzoni che insieme ad altre due, una delle quali scritta da Starr con il suo amico Bruce Sugar, trasformarono l’EP in un LP.

«Ho apprezzato Ringo Starr e il suo modo di suonare, di cantare e il suo stile», commenta Burnett. «Ringo, con il suo approccio creativo è riuscito a cambiare il modo di suonare di ogni batterista, e ha sempre cantato un rockabilly da urlo, oltre a essere un incredibile interprete di ballad. Comporre questa musica con lui è stato come realizzare un sogno che ho vissuto per sessant’anni. Nessuno dei lavori che ho prodotto nella mia lunga vita in ambito musicale sarebbe potuto esistere se non fosse stato per lui e la sua band. Tra le altre cose, questo album è un modo per ringraziare lui e i Beatles per tutto quello che hanno dato a me e a tutti noi».

Una musica che torna in voga

Ringo Starr suonava la batteria e cantava a Los Angeles, mentre Burnett registrava parti del disco a Nashville, portando giovani artisti country neoclassici, come Billy Strings e Molly Tuttle, per alcune tracce. Alison Krauss duetta con Starr nella canzone che ha co-scritto, Thankful, secondo singolo dell’album, nella quale è riuscito a contrabbandare il suo slogan “pace e amore”. «Sì, l’ho messo nella canzone», confessa.

Look Up arriva in un grande momento per la musica country, con tutti, da Beyoncé a Post Malone che si infilano gli stivali da cowboy. «Non ho pensato a niente di tutto ciò», tiene a sottolineare Starr. «Ho solo pensato: “Devo farlo”». Beyoncé è apparsa a un certo punto nel lavoro di Burnett e Starr. «Mi ha chiesto: “Come chiamerai l’album?” Le ho risposto. “’BE-ON-SAY”. Ma nessuno ha riso».

A metà gennaio, Ringo Starr suonerà in uno dei suoi luoghi preferiti, lo storico auditorium Ryman di Nashville, per un paio di concerti e uno speciale televisivo. «Sono entusiasta perché faremo soltanto canzoni country e stiamo preparando una With a Little Help From My Friends in stile country».

Il ricordo degli anni con i Fab Four

Se Paul McCartney, che baciava e abbracciava il suo amato Ringo quando è apparso per suonare con lui al suo concerto all’O2 di Londra, lo scorso 19 dicembre, ha cercato per tutta la vita di smontare il cliché della separazione, la rottura acida con John Lennon e l’interferenza di Yoko Ono, l’ex batterista della band, che è sempre stato il collante che ha portato stabilità e buone vibrazioni, accetta con affetto e comprensione tutte le eccentricità di quegli anni.

«C’è stato un momento in cui Yoko Ono praticamente dormiva nello studio di registrazione. Mia moglie, all’epoca, era Maureen. Durante gli otto anni della band non credo che abbia trascorso in totale più di due ore in studio. Stavamo andando a lavorare, non a socializzare. Così ho chiesto a John cosa stesse succedendo. E lui mi rispose: “Quando torni con Maureen ogni giorno e ti chiede cosa hai fatto, cosa rispondi?”. “Beh, le dico che abbiamo registrato un paio di canzoni, che non hanno suonato male… Non più di un paio di frasi”, gli replicai. “Beh, io e Yoko vogliamo sapere esattamente cosa ha fatto ognuno di noi”, concluse John. A loro piaceva fare tutto con la presenza costante dell’altro. Mi va bene. Dio benedica John, e Dio benedica Yoko».

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