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REMO ANZOVINO un piano dai mille colori

– Il musicista di Pordenone il 25 e 26 marzo a Palermo ed il 27 a Catania presenta il nuovo lavoro “Atelier” registrato “live” nello studio del pittore e scultore Giorgio Celiberti
– «Quando mi sono visto circondato da oggetti d’arte ho pensato: perché non fare qui un live come gli Unplugged di MTV, in fondo anche quelli avevano un pubblico di un centinaio di persone»

Un incontro tra diversi colori, timbri e registri musicali. Un nuovo viaggio tra le mille possibilità espressive e stilistiche del pianoforte. Remo Anzovino, compositore e pianista, tra i più originali ed eclettici interpreti del nostro tempo, presenta in tour il nuovo disco Atelier, con cui festeggia i venti anni di carriera. Dopo le prime date a Firenze, Torino e Milano, martedì 25 (sold out) e mercoledì 26 marzo (con due ospiti d’eccezione, l’armonicista Giuseppe Milici e l’attore Sergio Vespertino) sarà al Teatro Agricantus di Palermo e giovedì 27 marzo a Catania (Zo Centro Culture Contemporanee), per poi andare su e giù lungo la penisola: il 4 aprile a Bologna (Teatro San Leonardo), il 10 aprile a Napoli (Auditorium Novecento), il 12 aprile a Roma (Spazio Rossellini), il 16 aprile a Padova (Sala dei Giganti), il 3 maggio a Bari (Teatro Forma).

Pianista e compositore tra i più eclettici della musica strumentale contemporanea con oltre trenta milioni di streaming sulle principali piattaforme digitali (il nuovo disco in pochi giorni si è posizionato al settimo posto nella top 20 dei vinili più venduti), Remo Anzovino ripercorre in questo lavoro una carriera che ha saputo fondere musica, arte e cinema e che lo ha portato, nel 2019, alla conquista del Nastro D’Argento – Musica dell’Arte per le sue colonne sonore. 

Remo Anzovino al lavoro insieme con il pittore e scultore Giorgio Celiberti (foto Paolo Grasso)

Non è un caso che anche il luogo della registrazione sia speciale: è l’atelier del pittore e scultore Giorgio Celiberti, una delle personalità più prestigiose dell’arte italiana e internazionale del Novecento e del nostro secolo. È stato proprio il Maestro a voler ospitare la sua musica nel suo studio, contribuendo così alla creazione di un progetto irripetibile, registrato in un luogo tanto intimo quanto affascinante che ha conquistato di diritto anche il titolo e la copertina dell’album. «È nato come un invito a suonare lì», racconta Anzovino. «Ma quando mi sono visto circondato da oggetti d’arte ho pensato: perché non fare qui un live come gli Unplugged di MTV, in fondo anche quelli avevano un pubblico di un centinaio di persone».

Anche l’artwork nasce dallo speciale rapporto tra i due artisti: il titolo è scritto a mano da Celiberti e il packaging esclusivo dell’album – in LP e CD – contiene al suo interno una copia di “Emozioni d’amore”, l’opera originale immortalata nella foto di copertina di Paolo Grasso. In Atelier convivono le grandi passioni di Anzovino: il suo trasporto per il cinema e l’arte e il forte amore per la composizione e il pianoforte, che negli ultimi due anni lo ha portato a esibirsi in oltre sessanta concerti in piano solo. 

Il concerto tenuto nell’atelier e documentato dal disco (foto Paolo Grasso)

Remo Anzovino, avvocato penalista, quarantanovenne da Pordenone, a cominciato da ragazzo a strimpellare al piano, musicando il teatro dei burattini e poi film muti, prima alla cineteca di Bologna. Musica estremamente suggestiva, melodica – a volte in quartetto, altre in piano solo – senza parole, immediatamente comprensibile per tutti. Musica a volte sottilmente complessa, come Natural Mind «in cui c’è il colore del Mediterraneo, il groove africano del Mali, e le quarte parallele che ti portano nel lontano Oriente». 

È la sua cifra, e l’ha portato a fondere elementi musicali che spaziano dalla musica classica al jazz, attraversano il tango e la tradizione musicale latina, passano per le melodie della scuola napoletana e quegli elementi che rendono distintiva la sua scrittura cinematografica. Uno stile dal linguaggio universale e contemporaneo in grado – da sempre – di superare gli steccati culturali e di genere, come dimostra la calorosa accoglienza ricevuta negli ultimi anni in tutti i concerti eseguiti in Italia e all’estero.

Remo Anzovino in teatro (foto Paolo Grasso)

Ad aprire Atelier è un inedito: Chaplin, «che poi è il brano più vecchio di tutti, lo scrissi nel 1994 per accompagnare il film Il circo, proprio di Chaplin», sottolinea il pianista. «Le canzoni che seguono, nel disco e nel concerto, sono organizzate per periodi della mia vita e della mia produzione, come se fossi un pittore. Ed è un modo per fare il punto sulla mia carriera e andare a capo».

Nel disco si ritrovano brani dei primi album (Dispari e Tabù), i lavori di maggiore complessità (Igloo e Viaggiatore immobile) fino al suo primo album internazionale Nocturne e al più recente Don’t forget to fly, per diverse settimane l’album strumentale più venduto in Italia. Accanto a loro, ecco i suoi temi cinematografici più importanti, la musica che ha valorizzato film dedicati ad artisti leggendari quali Monet, Van Gogh, Gauguin, Borromini e Bernini, Frida Khalo. Quest’ultima musica, Peony, su Instagram ha raggiunto 160 milioni di visualizzazioni, e fa il paio con i 20 milioni su Spotify del Nocturne in Tokio. «Per me, che non ho fatto nulla di particolare per piacere, è un mistero algoritmico, anche se essere su Sony Classical in USA sicuramente ha aiutato», commenta. Fino ad arrivare alle meraviglie del Museo Egizio di Torino. Il nuovo fronte di Anzovino: «Sta crescendo in me la parte delle musiche su commissione assoluta. Penso alla sinfonia scritta per l’Orchestra della Magna Grecia per tradurre in suono la cattedrale del mare di Taranto. O le musiche che si ascoltano nel Memoriale del ponte Morandi a Genova fatto da Stefano Boeri, delle quali sono assai orgoglioso». 

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