– Scontato il trionfo del film di Nolan, le scommesse sono sul numero delle statuette che si porterà a casa: 13 quante le nomination o molte di meno? I pronostici
– Il regista: «Penso che il successo delle vicende di Oppenheimer sia legato al tema del film, che ha anche una rilevanza diretta per questo momento storico»
– “The Zone of Interest” è nettamente favorito nella sezione film internazionali. Chance quasi nulle per “Io capitano” di Matteo Garrone
Sebbene Christopher Nolan sia considerato l’autore di grandi affreschi sulla nostra epoca, non ha mai vinto un Oscar. È stato nominato come miglior regista la prima volta per Dunkirk. Ma gli Oscar di quest’anno potrebbero portare a un’incoronazione per il cinquantatreenne regista inglese e per un’opera di tre ore che ha battuto i record – e le convenzioni di Hollywood – incassando quasi un miliardo di dollari in tutto il mondo.
Alla notte delle stelle, che si svolgerà tra domenica 10 e lunedì 11 marzo (diretta Rai1 dalle ore 23:30 di domenica), il film Oppenheimer arriva come il favoritissimo. Infatti, la domanda non è se, ma quanti Oscar vincerà delle sue tredici nomination? Soltanto tre film hanno superato quella cifra: All About Eve, La La Land e Titanic, tutti con 14 statuette.
Secondo il Los Angeles Times, i punti deboli sarebbero l’attrice non protagonista Emily Blunt, alla quale dovrebbe essere preferita Da’Vine Joy Randolph (The Holdovers), la sceneggiatura – dov’è temibile la concorrenza di American Fiction -, i costumi (il favorito è Povere creature!), il trucco (Maestro è in pole position) ed anche nel suono e nella produzione ci sono incertezze sulla vittoria.
Se invece di tredici dovessero essere quasi metà, comunque per Christopher Nolan e, soprattutto, per il cinema che lui rappresenta sarebbe sempre una rivincita. Il successo di Oppenheimer, infatti, potrebbe essere interpretato come una sfida all’industria del cinema, che di solito incanala grandi budget solo su sequel e remake, dimostrando che è possibile realizzare un film originale.
«Sono cresciuto amando i film di Hollywood e credendo che il cinema in studio possa racontare qualsiasi cosa», commenta Nolan. «Vedere la scorsa estate il pubblico rispondere è stato incredibilmente emozionante e ottenere questo tipo di riconoscimento dall’Accademia… non so cosa dire, davvero. Sicuramente conferma la nostra fiducia in ciò che può essere il cinema in studio».
Ha riflettuto sui motivi del successo di Oppenheimer?
«È sempre una cosa difficile cercare di analizzare lo zeitgeist o analizzare il successo. Eravamo davvero interessati ed entusiasti, in particolare, di vedere i giovani rispondere a un pezzo di storia. Continuo a tornare alla natura unica della storia. Penso che sia una delle grandi storie americane. Comprende così tanto ed è un momento importante e drammatico della nostra storia. Questo dà al pubblico molto a cui aggrapparsi, quando ottieni un grande gruppo di attori e un cast incredibile come noi, puoi farlo sentire reale ed emotivamente accessibile. Questo è, per quanto posso analizzare, il suo successo. Oltre a questo, a volte prendi un’onda ed è una cosa meravigliosa e unica. Spesso pensi alla storia come al passato antico, e non che possa essere terribilmente rilevante per oggi. Ma penso che la cosa unica della storia di Oppenheimer sia che tutto ciò che il film tratta ha anche una rilevanza diretta per questo momento storico. E quindi penso che sia qualcosa che ha davvero toccato il pubblico. Quando ho iniziato il progetto, uno dei miei figli mi ha parlato delle armi nucleari, le persone della mia età non se ne preoccupano così tanto. Questo è stato un paio di anni fa. Con tutto ciò che sta succedendo nel mondo da allora, è molto cambiato. Siamo arrivati proprio in un momento in cui la gente stava iniziando a preoccuparsi di nuovo di questo, e preoccuparsi del destino del mondo. La storia di Oppenheimer è così rilevante per questo: non solo la minaccia delle armi nucleari, ma anche la crescente minaccia dell’IA e ciò che può fare al nostro mondo».
In tema di pronostici, il film Io capitano di Matteo Garrone sembra non avere alcuna chance. Il favorito è The Zone of Interest, la rappresentazione basata sulla vita reale di Jonathan Glazer della vita quotidiana del comandante di Auschwitz Rudolf Höss e della sua famiglia all’ombra del campo di concentramento.