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Povero BATTIATO, povera Catania

– Per ricordare l’anniversario del Maestro di Milo che il 23 marzo avrebbe compiuto 80 anni, soltanto un incontro di grigi Soloni. Che contrasto con le iniziative di Napoli per Pino Daniele

Se Napoli si stringe attorno alla sua voce, Pino Daniele, organizzando mostre, concerti, tour turistici e pubblicazioni, nel decennale della sua scomparsa e nel giorno in cui avrebbe compiuto 70 anni se il cuore del Lazzaro felice non si fosse fermato alle 22:45 del 4 gennaio 2015, Catania si lascia scappare un’altra occasione per ribadire il forte legame che c’era e c’è ancora fra la città etnea e Franco Battiato.

Franco Battiato, che della città etnea e della Sicilia è stato un simbolo, scomparso il 18 maggio 2021, il 23 marzo 2025 avrebbe compiuto 80 anni. Come accadde con il concerto omaggio che si svolse all’Arena di Verona, anche questa volta l’unica valida iniziativa per ricordarlo arriva da Milano, dove la Fondazione Battiato ha presentato All’essenza, prima, ricca e completa raccolta dei pensieri e delle frasi del Maestro di Milo, rilasciate nelle tante interviste su giornali, radio e tv, riordinate in modo da ricostruire ciò che ne ha fatto un intellettuale e pensatore contemporaneo.

Nessun segnale dalla sua città. Che solo dopo quattro anni si è ricordata che qui Franco Battiato ha abitato per diverso tempo e qui ha operato, portando cultura (quello che non fanno da tempo le amministrazioni locali), lasciando la memoria del Maestro a discutibili manifestazioni organizzate a Milo dalla Pro Loco. Ma, d’altronde, Catania si è dimenticata di Dora Musumeci, la prima pianista e cantante swing in Italia, della quale l’anno scorso sono trascorsi in silenzio ben due anniversari: i novant’anni dalla sua nascita ed i vent’anni dalla sua scomparsa. 

Ma Dora è una donna e ci si può dimenticare, come è accaduto anche per Rosa Balistreri e tante altre. Per l’anniversario di Battiato, invece, qualcosa bisognava fare. E cosa? Quale miglior evento se non un incontro di tromboni sfiatati? Perché portare il genio in mezzo al popolo, meglio fare la sua esegesi fra quattro mura, per poche persone. Si sottrae un eroe popolare all’abbraccio della sua gente, per chiuderlo nell’oscurità dei palazzi, nelle polverose biblioteche. Quando poi non si riesce neanche ad aprire al pubblico la Casa museo di “Villa Grazia” a Milo (e fra gli oratori dell’incontro c’è anche una delle responsabili dei ritardi).

Povero Battiato e povera Catania. Una città che perde il contatto con i suoi abitanti, che non riesce a incidere sulla cultura, quella viva. Che vede continuamente regredire ogni suo settore. La raggiante Catania di Carmen Consoli è una città buia, noiosa, opprimente, incapace di esprimere fermenti culturali. La “primavera” si è tramutata in autunno, il sogno della Seattle italiana (per chi ci ha creduto) si è smarrito. I giovani hanno ripreso a percorrere la strada che fa rotta verso il nord: Roma, Milano, Londra, Berlino, Amsterdam. Quel percorso che Franco Battiato aveva fatto al contrario e che la “cantantessa” ed i Denovo sono riusciti ad evitare.

Battiato era non solo un simbolo, ma una speranza per tanti giovani siciliani che avevano riposto i loro sogni, i loro progetti, nella musica. In tanti s’inerpicavano sui tornanti verso Milo per portargli una cassetta con le loro registrazioni, per avere un suo parere, un consiglio. E lui non si sottraeva. Lanciò la palermitana Giuni Russo, produsse un album dei Denovo, Venuti dalle Madonie a cercar Carbone, aiutò il ragusano Giovanni Caccamo a fare i primi passi nel mondo della discografia, accettò di andare a Sanremo soltanto per l’amicizia che lo legava a Luca Madonia. E ci potrebbero essere tanti altri episodi minori da raccontare. 

Un artista sempre aperto, al mondo, alle culture, alla gente, che ha fatto incontrare sacro e profano, alto e basso, Rolling Stones e Minima immoralia, diventando sempre più accessibile e mainstream, viene riportato nel chiuso dei palazzi. Ne viene evidenziato solo un aspetto – il sacro, l’alto, il classico – trascurando l’altro, il “diverso”, rispecchiando una mentalità conservatrice, di destra. Un protagonista della cultura pop(olare) viene ridotto a oggetto per dare occasione a politici e grigi Soloni di dare sfoggio della propria erudizione. A loro preferisco l’insalata, e l’uva passa mi dà più calorie. Sul ponte sventola bandiera bianca.

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