– I segnali sonori più interessanti della settimana. Nedo e Mameli sono gli alfieri della provincia aretusea. Torna a sorpresa Geolier, e da Napoli arriva anche il grido di Eugenio Bennato per le Reali Ferriere di Mongiana in Calabria. L’emotivo songwriting di Nayt, il rock apocalittico di Father John Misty e gli inediti dei concorrenti alla edizione 2024 del talent di Sky
“JOSH TILLMAN AND THE ACCIDENTAL DOSE”, FATHER JOHN MISTY
Il sesto album di Josh Tillman, sotto il soprannome di Father John Misty è una serie di rock apocalittici. Gli sbalzi d’umore sono più selvaggi, la logica più tangenziale; il songwriting potrebbe essere il migliore di sempre. Si chiama Mahashmashana, un’anglicizzazione di mahāśmaśāna, la parola sanscrita per terreno di cremazione: la terra desolata in fiamme prima della prossima vita.
Il concetto è un’estensione di Chloë e del Next 20th Century del 2022, che si è chiuso con una ruota karmica che gira e il comando di “costruire i tuoi luoghi di sepoltura sui nostri luoghi di sepoltura”. In ogni caso è nel suo ritmo: l’album è vagamente diviso tra due modi familiari di FJM, i numeri mid-to-uptempo dalle aperture selvagge e le ballate melodrammatiche della disperazione. Lo sviluppo principale è che questa iterazione del narratore è ben consapevole che se non è fuori di testa, tutti gli altri devono esserlo. «Stavo trattando pubblicamente l’acido con l’ansia», canta a un certo punto, impassibile. Decostruisce Amazing Grace (“Ciò che è stato trovato è perduto”) e aggiorna Howl per un’economia culturale di svendite finanziate da Thiel: «Le grandi menti della mia generazione arruolate in guerra”. Il mondo è corrotto e il confine tra verità e finzione è sottile come quello tra questo regno e il prossimo. “Una bugia perfetta può vivere per sempre”, proclama.
“MONGIANA”, EUGENIO BENNATO
È il nuovo singolo di Eugenio Bennato. Racconta la storia delle Reali Ferriere di Mongiana, una delle fabbriche siderurgiche più importanti del XIX secolo, la cui chiusura con l’Unità d’Italia segnò un colpo durissimo per la Calabria. Un evento che portò una “dissociazione” tra la storia e la memoria collettiva: il nome di Mongiana venne stato cancellato dai libri, dai racconti e dalla coscienza comune, come se quella pagina fosse stata volontariamente rimossa. Eugenio Bennato dà voce a questa dimenticanza, cercando di riaccendere un ricordo soffocato e sfidando il silenzio che ha avvolto la vicenda: invita a riflettere su “che fine ha fatto il nome di Mongiana”, tentando di recuperare una memoria storica negata e utilizzando il ritmo e le tradizioni della musica popolare calabrese come strumenti di riscatto e di consapevolezza anche grazie alla collaborazione nel brano dell’Orchestra Sinfonica Brutia del Conservatorio di Cosenza.
«Fra le tante storie che il mio sud mi ha raccontato, quella di Mongiana è forse la più clamorosa, perché va a ribaltare un’immagine consolidata da decenni e da secoli, l’immagine di una Calabria arroccata nelle sue antiche tradizioni e incapace da sempre di interpretare e affrontare la modernità», commenta Eugenio Bennato. «Eppure, le splendide case operaie costruite a metà Ottocento sono lì e ci rimandano alla presenza di 2800 operai e tecnici che curavano la produzione siderurgica della più grande fabbrica dell’Italia preunitaria, sfornando l’acciaio utilizzato per il ponte sul Garigliano e per le rotaie della ferrovia che da Napoli saliva a Bologna. Con l’Unità quella fabbrica fu dismessa e gli altoforni furono trasportati a Terni e a Lumezzane. A parte la dissennata dismissione, mi ha scosso la totale rimozione del nome Mongiana da tutti i libri di storia, da tutti i pensieri, da tutti i ricordi. Al punto che oggi quel racconto appare come un sogno lontanissimo dalla realtà. E allora mi viene incontro la realtà della musica popolare calabrese, per provare a infrangere con il suo ritmo quel tabù impenetrabile, quella storia incredibile».
“SOSTIENI!”, NEDO
Fai per te stesso e sarai in grado di fare per gli altri. Cedere alle richieste esterne senza saper soddisfare le proprie rende ogni tentativo di aiuto inefficace: questo è il messaggio di Sostieni! (etichetta discografica Dcave Records, distribuzione Digital Noises), nuovo singolo del cantautore Nedo, pseudonimo di Edoardo Paussa, di origini siracusane. Il brano è accompagnato dal videoclip, con la regia di Alessandro Viani: «Alessandro mostra il suo punto di forza: contagiare con ottimismo e senso di avventura e cogliere l’essenziale del momento. Godetevi queste figure e colori in movimento e non dimenticate che: chi fa per sé, può fare per gli altri!», dice Nedo (chitarra acustica) che, nel brano, è affiancato da Daniele Grasso alla chitarra e al basso, da Peppe Scalia alla batteria. Cori: Lisa Chiari, Flavia Lauriola, Vittorio di Mauro, Vincenzo Orsini. Prodotto, arrangiato, registrato, e mixato da Daniele Grasso presso il The Cave Studio, Catania. Mastering a cura di Eleven Mastering.
“CERTE BUGIE”, NAYT
Nayt, una delle penne più interessanti ed emotivamente impattanti del panorama musicale attuale, torna con Lettera Q, il nuovo album di 12 inediti in uscita per Columbia Records / Sony Music Italy. Il nuovo album fa un ulteriore passo in avanti, facendo evolvere il suo habitat e cercando un contatto più diretto con il mondo esterno. Attraverso un attento lavoro sulle parole, l’artista riesce a scoprire e rivelare verità, spingendo chi ascolta a fermarsi, riflettere, e ascoltare davvero. Una ricerca attenta, che unita alla sua voce, trasmette un senso di consapevolezza, riuscendo a farsi largo tra i pensieri e a concedere alle persone la possibilità di fermarsi e ascoltare veramente.
“MEZZ’ORA D’AMORE”, MAMELIAll’anagrafe Mario Castiglione, Mameli nasce ad Augusta (SR) nel 1995. Dopo avere pubblicato in quest’ultimo anno i tre singoli Clandestino, Mai Love e Okay Okay (, chiude questa prima stagione artistica con Fino all’ultimo respiro. L’EP racchiude i singoli/episodi già usciti e aggiunge i due inediti Dietro Le Nuvole e Mezz’ora d’amore. Quest’ultimo è il singolo focus del progetto.«Tengo molto a Mezz’ora d’amore perché prende ispirazione da alcuni ricordi di me da piccolo», racconta l’autore. «I miei si sono separati quando avevo tre anni, e in quel periodo mio padre era solito accennare a chitarra e voce un pezzo che per testo e melodia lo ricorda molto».Il progetto di Mameli non si limita solo alla musica ma si estende anche nel mondo visuale con i video dei singoli che compongono il progetto, aventi una vita a sé e che costituiscono un vero e proprio cortometraggio a puntate. Ogni episodio è pensato per essere strettamente legato a uno dei singoli, creando un’esperienza immersiva che unisce musica e immagini in un racconto continuo e coinvolgente. La produzione di questi video è un’ulteriore testimonianza dell’ambizioso intento artistico di Mameli, mirato a creare un’opera completa e multidimensionale.
“MAI PER SEMPRE”, GEOLIER
Geolier è pronto ancora una volta a cambiare le sorti del rap game. A chiusura di un anno di record continui ed enormi successi, il rapper torna sulla scena in grande stile, come solo i campioni sanno fare, e rilascia il secondo capitolo del suo ultimo album, già certificato triplo platino da FIMI/GfK Italia, Dio lo sa – Atto II, anticipato dal singolo Mai per sempredietro consiglio di Amadeus, durante la speciale diretta di lunedì, che ha visto i due attraversare la città di Napoli in auto, per fare ascoltare in anteprima anche alcune tracce del nuovo album.
Rose Villain e i Cosang sono gli artisti che il rapper ha voluto con sé in questo secondo atto, in virtù soprattutto della stima e del forte rapporto di amicizia che li lega. Le loro collaborazioni erano già state svelate da una serie di spoiler andati virali sui social e poi confermati durante la live di lunedì.
“MONSTER”, LES VOTIVES
Ricordano il miglior Billie Idol, una traccia potente che mescola il loro inconfondibile stile “chic rock” – una sintesi perfetta tra vintage e moderno – con una narrazione emotiva e coinvolgente. Sono la migliore proposta di questa edizione di X-Factor. Molto british anni Sessanta.
“FUCINA”, FRANCAMENTE
È un pezzo intenso e magnetico, che combina parole evocative a una melodia trascinante, confermando l’artista come una delle rivelazioni più interessanti di quest’anno. Non è altro che un inno che la cantautrice dedica alla complessità e alla bellezza delle relazioni, fatte di parole, silenzi e spazi condivisi, che forgiano la nostra identità e il nostro legame con l’altro.
“DOVE SI VA”, MIMÌ
Vede intrecciarsi fra loro cinismo e fragilità emotiva, in bilico tra la voglia di scappare e la consapevolezza della propria complessità. Il brano parla di una persona tormentata, piena di conflitti interiori e incertezze affettive. Su un beat ipnotico che resta in testa, Mimì esprime la sua difficoltà nel gestire le folle, i contesti sociali e le aspettative altrui, cercando rifugio nella solitudine, l’unico spazio in cui si sente davvero al sicuro.
“CARAVAN”, I PATAGARRI
Balcan rock alla Goran Bregovic per un manifesto di sogni e ribellione, raccontato con un linguaggio provocatorio, ironico e a tratti malinconico. La band milanese, con il suo gipsy jazz gioioso e coinvolgente, crea un contrasto tra la voglia di fuggire dalla quotidianità e la durezza della vita che si affronta per inseguire il proprio sogno musicale.
“GLOOM”, PUNKCAKE
Punk un po’ datato. È uno sfogo che riflette in pieno l’energia ribelle e senza compromessi della band, che con il suo sound distorto e i suoi testi provocatori si presenta come una vera e propria esplosione di dissonanza. Ecco che la traccia diventa subito un urlo di liberazione che incarna l’attitudine punk in ogni sua forma.
“MILLE CONCERTI”, LORENZO SALVETTI
Tra Baglioni, Battisti ed Ermal Meta con lo spirito di un ragazzo della Gen Z. La città e la pioggia fanno da sfondo a una relazione che sembra essere destinata a restare incompleta e dolorosa, ma con un rumore che rimane, forte e profondo. Il brano esplora infatti la contraddizione di un amore che “fa più rumore di mille concerti”, ma che, allo stesso tempo, rimane in silenzio nei momenti più difficili.
“MALASUERTE”, LOWRAH
Sensualità e reggaetown sullo stile delle mode provenienti d’oltre oceano. Un pezzo diretto, senza filtri e senza misure, in cui racconta di flirt e passioni fugaci, tra feste, litigi e disillusioni. Un testo bollente su un beat latino e sensuale, che con la sua energia, già dal primo ascolto, attraversa il corpo come solo la potenza di una scossa ha la capacità di fare. L’aver fatto occhiolino al mercato però non l’ha favorita, nella sfida finale con i Paragarri è stata eliminata e non andrà alle finali.