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Playlist #80. Bondì, Batiste, Dardust e la (R)Evolution

– I segnali sonori più interessanti della settimana. Le  (R)Evolution di Alessio Bondì alla scoperta della Sicilia ancestrale dai forti colori, di  Jon Batiste che porta Beethoven in Africa, di Dardust e del suo impressionismo ispirato dalle periferie e di Elisabetta Antonini e Alessandro Contini
–  Le nuove cover di Zucchero fra Ivan Graziani e U2. Art Garfunkel senior e junior duettano in un perfetto album all’insegna della nostalgia. C’è un sacco di funk in superficie, ma ancora tanto punk e un po’ di protesta nel disco dei Primal Scream
– L’elettronica “umana” e le vite di provincia della cantautrice toscana Emma Nolde. Lindie rock al gusto di grunge e shoegaze del trio britannico Our Girl. Il duetto ruffiano prettamente commerciale (e deludente) di Tiziano Ferro con Elodie

“FIESTA NIVURA”, ALESSIO BONDÌ

Cos’è la musica siciliana? Quali sono le radici profonde? Questo è il tormento, la ricerca, quasi la vocazione di Alessio Bondì che ha riversato, con tutto il suo fragore artistico, in Runnegghiè, il suo quarto lavoro in studio. Un disco che nasce da uno sguardo critico sulla musica popolare, dalla visione sulla tradizione come materia da studiare e rifondare di volta in volta, aperta alle diverse influenze, linguaggi, mode. Il popolare non è solo un insieme di note o di timbri ma uno spirito con cui si comunica: è una questione di appartenenza.

Da tempo, infatti, Alessio Bondì ha iniziato a cercare e ricercare, fino a quando non si è imbattuto negli archivi etnomusicologici e nei documenti sonori registrati nel secondo dopoguerra in quella Sicilia rurale che usava ancora la musica come verso animale, rito, preghiera e che da lì a poco sarebbe stata stroncata dalla contemporaneità. Il “corpo a corpo” con questa materia ha scosso profondamente Bondì, che ha iniziato a impararne le modalità di canto, le scale e a trasformare la sua scrittura, il modo di arrangiare, lo sguardo sulla Sicilia, su sé stesso.

Runnegghiè (etichetta discografica Maia, distribuzione Ada Music Italy) è risultato di questa ricerca: un lavoro intimo e al contempo collettivo, un mondo sonoro fatto di estremi opposti, denso di violenza e dolcezze, con accenni e citazioni al mondo della tradizione, ripercorsi con sentimento contemporaneo, in cui il suono e l’immaginario dell’artista rappresentano la Sicilia contemporanea con la stessa forza con cui negli anni Ottanta e Novanta Pino Daniele raccontava Napoli al mondo.

“5TH SYMPHONY IN CONGO SQUARE”, JON BATISTE

Il pluripremiato (insignito di più Grammy Award® e di un Oscar®) Jon Batiste svela il secondo singolo estratto dal suo attesissimo album, Beethoven Blues (Batiste Piano Series, Vol. 1), in uscita il 15 novembre. Facendo seguito al precedente singolo, Für Elise-Batiste, il nuovo brano continua a mostrare l’approccio unico di Batiste nel fondere le composizioni classiche di Beethoven con lo spirito indomito del blues.  

Al pari degli altri brani dell’album, 5th Symphony in Congo Square mette in bella mostra l’approccio di Batiste nell’esplorare alcune fra le pagine più celebri di Beethoven, che ha reimmaginato sotto un’ottica ad ampio spettro. Questi classici reinventati incarnano lo spirito fra classico e contemporaneo fedele al «messaggio di inclusività a braccia aperte» di Batiste (definizione del New York Times), abbracciando un ampio spettro di generi.  Il brano fa così parte di un più ampio percorso musicale che onora l’arte di Beethoven, traendo ispirazione anche dalle radici classiche di Batiste e dal ricco patrimonio musicale di Congo Square, storico luogo di incontro di tradizioni musicali africane, caraibiche ed europee a New Orleans.

“ALBA (OIL ON CONCRET)”, DARDUST

«Tutto è nato da una analisi delle strutture compositive di Brian Eno, Debussy e Steve Reich. Da lì ho trovato un mio linguaggio “minimale”, in cui il pianoforte continua a ricoprire un ruolo centrale», racconta Dardust parlando della genesi del suo nuovo album Urban Impressionism. «Ho cercato di realizzare un album dalle atmosfere urbane e oniriche, attraversato dai suoni analogici dei sintetizzatori Moog One, Juno 66 e Take5, le ripetizioni del Godfather e dai campionamenti registrati negli spazi urbani di Parigi, New York e Londra. Mi piaceva l’idea di andare a colorare il bianco e nero delle nostre zone emotive come un pittore impressionista».

Le sue composizione sono in equilibrio perfetto tra pianoforte ed elettronica, per Urban Impressionism Dardust sì è ispirato ai suoni delle periferie. «Sono voci, sono sirene, sono clacson, sono i suoni dei semafori, sono i suoni della vita vera che è lì. Tanti artisti nel passato hanno catturato la verità, dal mondo del cinema, la letteratura, la verità della periferia. L’ho fatto a mio modo campionando dei suoni e trasformandoli in musica».

“FOR FELA”, ELISABETTA ANTONINI E ALESSANDRO CONTINI

(R)Evolution è il titolo del nuovo album firmato da Elisabetta Antonini e Alessandro Contini uscito per MusicVox. L’album vede la partecipazione straordinaria del trombettista norvegese Nils Petter Molvaer, che sarà presente anche il 13 novembre al concerto di presentazione all’Auditorium Parco della Musica, in occasione del Roma Jazz Festival. (R)Evolution è ispirato alla poetica “rEvoluzionaria” di alcuni artisti come l’attivista afrobeat Fela Kuti, il fotografo Sebastiao Salgado, i poeti Dino Buzzati e Charles Bukowski, il cantante David Sylvian e la coreografa Pina Bausch. Questo album è dedicato a loro e a tutti i rivoluzionari che attraverso la loro arte, propulsiva, salvifica e sovversiva hanno permesso di Evolvere attraverso una Rivoluzione.

«Il progetto nasce come espressione della nostra unione personale ed artistica, da passioni comuni e curiosità intellettuali, dalle rivoluzioni che alcuni artisti hanno acceso nelle nostre coscienze, dall’evoluzione interiore che ne è derivata. Tutto questo è per noi una (R)Evolution ed è ciò che abbiamo voluto trasfigurare e tradurre in musica», spiegano Elisabetta Antonini e Alessandro Contini, che sono affiancati nel disco dal batterista Michele Rabbia e dal pianista Alessandro Gwis. Special guest del progetto, il trombettista norvegese Nils Petter Molvaer, pioniere del cosiddetto Nu jazz, fusione del jazz con la musica elettronica, e indiscusso protagonista del panorama jazzistico nordeuropeo degli ultimi trent’anni.

“INTRO”, EMMA NOLDE

“Nuovospaziotempo” è Il nuovo progetto discografico della cantautrice e produttrice polistrumentista toscana Emma Nolde, classe 2000, riconosciuta da molti come uno dei talenti più cristallini e intriganti del nuovo panorama musicale italiano. «Il titolo è interstellare, ma io parlo di un tempo quotidiano», tiene a precisare. «In questo contrasto, catturo la natura di un momento storico in cui non esistono solo la terra e il cielo, ma anche Google Earth e iCloud. Un contrasto in cui risiede la chiave del nostro essere umani e che ci porta, su un piano più collettivo, a un Nuovospaziotempo. È il racconto di un quotidiano comune, ma nel quale mi sposto avanti e indietro, nel futuro e nel passato, in ordine sparso».

L’album è stato anticipato dai singoli Mai fermi, fotografia di una società governata dal dogma della (iper)produttività, Tuttoscorre, un’ode accesa e vocativa per coloro che danno ancora tempo e priorità alle relazioni con gli altri in un mondo in cui tutto scorre, passa e si dimentica in favore del nuovo, e Pianopiano!, un racconto collettivo, quello di chi vive in provincia e alla periferia del mondo, là dove c’è solo cielo, ma almeno abbiamo fantasia.

“READY TO GO HOME”, PRIMAL SCREAM

«Se questo disco ha un tema, è il conflitto, interiore e esteriore», dice ha detto Bobby Gillespie sul nuovo album Come Ahead. «C’è un filo di compassione che lega le canzoni dell’album. Il titolo è un modo di dire di Glasgow: se qualcuno minaccia di fare a botte con te, tu gli rispondi: “come ahead!”. È un’espressione che evoca lo spirito indomito degli abitanti di Glasgow ed è anche l’atteggiamento aggressivo del disco».

Love Insurrection, con i suoi ritmi di Screamadelica impostati su alcuni riffi alla Nile Rodgers per gentile concessione del chitarrista Andrew Innes, vede i profetismi di Marvin Gaye. La mini-epica di Morricone Settlers Blues ha echi di I Want You (She’s So Heavy) dei Beatles. C’è un sacco di funk sulla sua superficie, ma racchiude ancora tanto punk e granate di protesta.

“SOMETHING ABOUT ME BEING A WOMAN”, OUR GIRL

Potrebbe non sembrare così, con le sue chitarre calde e le delicate armonie, ma The Good Kind degli Our Girl è stranamente audace. Questo è uno di quegli album vecchio stile, indie rock al gusto di grunge e shoegaze ma con un suono netto più raffinato. Se è meno diretto del debutto del trio di Brighton del 2018, Stranger Today, compensa con un approccio silenziosamente avventuroso. Questo album indossa le sue sfumature con sicurezza mentre esegue cambiamenti incrementali nel tono e nel ritmo con precisione e cura. È significativo che il suo momento più orecchiabile – il ritornello del sarcastico singolo Something About Me Being A Woman – è legato alla volontà della cantante Soph Nathan di lasciare che la cadenza affondi lentamente piuttosto che renderlo qualcosa di pirotecnico.

“AMOR CHE MUOVI IL SOLE”, ZUCCHERO

È il proseguimento di un viaggio musicale tra titoli eccellenti, quello che Zucchero affronta nel suo Discovery II, il secondo progetto dedicato dall’artista alle cover e con una reinterpretazione personale di alcune delle canzoni che ha amato di più. «Il primo dei due adattamenti in italiano è Amor che muovi il sole, che non è una traduzione letterale del brano originale dei The Killers, ma una riflessione sull’amore universale: mi piaceva partire da questo concetto», spiega Zucchero. «L’altro è Chinatown dei Bleachers: mi era piaciuta molto la versione con Bruce Springsteen, e mi sono chiesto come l’avrei reinterpretata, e il risultato è Una come te in italiano». 

Nel disco spiccano le collaborazioni con Paul Young in I see a darkness e con Oma Jali, vocalist e corista che da anni accompagna Zucchero in tour in tutto il mondo, in Se non mi vuoi. Nella versione box deluxe, inoltre, sono presenti il brano Io vivo (in te) e le collaborazioni con Jack Savoretti (Senza una donna), Irene Fornaciari (Moonlight shadow), Russel Crowe (Just breathe) e Salmo (Overdose d’amore 2024).

Just Breath (Pearl Jam), With Or Without You (U2) ma anche Agnese (Ivan Graziani) e Knockin’ On Heaven’s Door (Bob Dylan) sono le altre cover selezionate da una lista di cinquecento titoli, alcuni già finiti del capitolo discografico precedente. «Lavoro alle cover come se fossero canzoni nuove, tra le sensazioni di piacere e di sfida», commenta Adelmo “Sugar” Fornaciari.

“TIME AFTER TIME” ART GARFUNKEL SENIOR & JUNIOR

Father and Son è il primo disco di Art Garfunkel e Art Garfunkel Jr. Padre e figlio si uniscono in un album che rilegge alcuni dei grandi successi del secolo scorso. Tra i pezzi in scaletta Time after time di Cindy Lauper, Father and son di Cat Stevens e Blackbird dei Beatles. Il ritorno di papà Art, più per sostenere suo figlio che per dimostrare il suo continuo viaggio vocale, è ammirevole. Father and Son è un album facile da ascoltare con poco di sbagliato. Per nostalgici. 

“FEELING”, TIZIANO FERRO FEAT. ELODIE

Tiziano Ferro ha portato l’R&B nel mainstream italiano e senza di lui il pop di oggi sarebbe diverso. Elodie, con la sua presenza scenica unica, ha dato il via alla rivoluzione pop al femminile che ha invaso il nostro Paese: i due artisti sono per la prima volta insieme in Feeling. Il brano esplora diverse sfumature e fasi di una relazione complicata vissuta intensamente. Musicalmente, il cuore di questo brano batte a suon di R&B rimanendo al passo con i tempi. Un omaggio agli ascolti e alle influenze da sempre presenti nell’immensa carriera di Tiziano e un anticipo dei prossimi passi della ricerca musicale di Elodie.

«Questo brano esplora la psicologia umana. Il feeling è quella scintilla istintiva che ci guida. La canzone rappresenta una sorta di esplorazione profonda di una situazione complessa», spiega Tiziano parlando del brano. Elodie aggiunge: «Racconta di fragilità che ci danno tridimensionalità, che danno forza se le accogli».

L’incontro però è deludente, realizzato per meri fini commerciali. Per un Tiziano Ferro in cerca di rilancio e una Elodie in cerca di pubblico per riempire gli stadi il prossimo anno.

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