– I segnali sonori più interessanti della settimana. La band di Boston è al suo meglio in “The Night the Zombies Came”. Il controverso Tyler, The Creator: rivoluzionario o cialtrone? Primo ruggito della Tigre di Cremona, firmato da Gabbani, in vista del nuovo album
– La rinascita della blueswoman Beth Hart. I singoli di due figli d’arte: Elijah Hewson, erede di Bono Vox, alla guida degli Inhaler e Sophie Auster, che si ispira al padre, lo scrittore Paul. Il primo brano in italiano della “iena” catanese Giulia Munno, in arte Njka
“YOU’RE SO IMPATIENT”, PIXIES
Con Beneath the Eyrie e Doggerel, i Pixies portavano avanti la loro tradizione di stranezza, uno stato d’animo che confermano in The Night the Zombies Came, una serie di canzoni spettrali e surreali abbastanza da essere all’altezza del titolo. Come nei loro due album precedenti, i Pixies adattano abilmente il pop classico, il country e il folk a loro immagine; nel primo momento clou Primrose, abbinano uno strumming bucolico con un invadente “oscurità sulla terra”. Il punk appare di You’re So Impatient crea distopie suburbane, mentre Johnny Good Man offre una storia degna di Twilight Zone di un pistolero rinato in un campo di grano. I sofisticati cambiamenti di tempo su canzoni come Hypnotised aumentano l’umore giocoso dell’album, ma ogni tanto, le scelte di produzione e arrangiamento senza grande immaginazione minacciano di spegnere la scintilla degli Zombies. Fortunatamente, non smorzano gli assoli di Joey Santiago, che rimangono l’anima della musica della band.
The Night the Zombies Came è al suo meglio quando la band di Boston si sposta sul dramma. Chicken è uno di questi momenti, un pezzo di umore nero che oscilla tra orgoglio e disperazione selvaggiamente come lo strillante Santiago. La gemma più brillante dell’album è però Jane (The Night the Zombies Came): la storia di un uomo che scompare e di una donna che è in parti uguali femme fatale e moglie, è avvolto nella gloriosa produzione di Wall of Sound che lo rende inquietante e ipnotico. Canzoni come queste sostengono brillantemente l’eredità sfacciata, eccentrica e stranamente commovente dei Pixies, e nel complesso, The Night the Zombies Came si colloca tra la loro migliore musica post-reunion.
“NOID” TYLER, THE CREATOR
Nel suo settimo album in studio, Chromakopia, Tyler, The Creator tira indietro il sipario. In quattordici tracce, il rapper nato Tyler Okonma interroga le ansie che vengono con l’età e la fama, intrecciandole con la sua saggezza. Tyler è un tuttofare che eccelle in tutti i settori della musica, della moda e della televisione. Come il suo eroe Pharrell Williams, è noto per il suo senso della moda non convenzionale come fondatore dell’etichetta di lusso Golf Wang e Golf le Fleur, insieme al suo lavoro televisivo sulla serie comica di sketch Adult Swim Loiter Squad. Ha stabilito il suo ruolo di creatore di gusto controculturale e controverso con il suo primo mixtape, Bastard del 2009, e continua a spingere i confini della musica. Non c’è, quindi, da meravigliarsi se la sua ultima uscita continui a rompere le barriere.
Chromakopia inizia forte con St. Chroma – un’introduzione al nuovo personaggio mascherato sulla copertina dell’album – con forti cadenze militari sullo sfondo della voce di Tyler e del cantante R&B Daniel Caesar. Una voce rassicurante di una donna si sente all’inizio: “Tu sei la luce. Non è su di te. È in te”. Un album fra luci e ombre, un libro di memorie di un uomo di mezza età troppo precoce, a cui molti trentenni si riferiranno, un disco che considera tutto ciò che ha realizzato, le paure e le speranze per il futuro a venire.
“SAVIOR WITH A RAZOR”, BETH HART FEAT. SLASH
Il dirompente impatto di un periodo personale poco felice a volte genera canzoni di rara bellezza. A questa regola aurea sempre valida, aderisce in pieno la blueswoman statunitense che con dieci nuovi brani costruisce un tassello considerevole per la propria carriera. Il disco contiene un fervore notevole che presenta l’artista in forma egregia. Hart, forse come mai fino ad oggi, pone molta attenzione alle liriche, come dimostra paradossalmente nell’episodio meno adrenalico dell’album, quella Wanna Be Big Bad Johnny Cash palesemente country e altrettanto muscolare nel testo. Lo stesso approccio viene garantito sia nella title-track, una narrazione motivante dell’amore di coppia, come nella ballata Wonderful World. L’adrenalina è garantita da Suga N My Bowl e Savior With A Razor, dove le chitarre di Erica Gales e Slash fanno la differenza.
“YOUR HOUSE”, INHALER
Gli Inhaler sono tornati con il nuovo singolo Your House, un inno rock anni ’Settanta con un ritornello potente, registrato con il produttore Kid Harpoon e con i cori dell’House Gospel Choir. «Siamo una band ambiziosa che vuole creare musica iconica, in particolare quando le cose sembrano così distruttive», racconta il frontman del gruppo, Elijah Hewson, figlio di Bono Vox, leader degli U2. «Your House racconta dell’appartenere a qualcuno o qualcosa che è dannoso per se stessi. I versi sono blasé ma il ritornello è spirituale. Amo questo contrasto».
Da quando la loro carriera è iniziata nel 2018, sono stati tra i più grandi nuovi nomi della musica rock, raggiungendo il successo commerciale con grandi posizionamenti in classifica. Ad oggi, hanno accumulato oltre 500 milioni di streaming. Il loro album di debutto, It Won’t Always Be Like This, ha raggiunto il primo posto nel Regno Unito e in Irlanda, mentre il seguito uscito nel 2023, Cuts & Bruises, ha raggiunto la vetta delle classifiche irlandesi e il secondo posto nel Regno Unito. All’inizio di quest’anno hanno iniziato a lavorare al loro terzo album, incoraggiati a superare se stessi e a uscire dalla loro comfort zone.
“LOOK WHAT YOU’RE DOING TO ME”, SOPHIE AUSTER
Dopo il suo terzo album in studio, Sophie Auster torna sulla scena musicale con un nuovissimo singolo, anticipazione del nuovo disco Milk for Ulcers che uscirà nel 2025. «Look What You’re Doing To Me è una canzone d’amore dedicata a mio marito Spencer», spiega l’artista figlia degli scrittori Paul Auster e Siri Hustvedt. «Parla dei primi giorni della nostra relazione e l’eccitazione che inevitabilmente deriva dall’innamoramento. La frase “you’re like the falling snow/changin the world I know” è stata ispirata da una bellissima lettera che un fan ha inviato a mio papà in occasione dell’uscita del suo ultimo libro Baumgartner. Descriveva la lettura del libro di mio padre come un cambiamento del mondo intorno a lui, comparandolo a un paesaggio famigliare che improvvisamente viene ricoperto dalla neve. Penso che innamorarsi sia la stessa cosa».
La canzone cattura le emozioni fluttuanti di una nuova relazione che sta fiorendo, miscelando arrangiamenti pop-folk orecchiabili e spensierati che attraggono all’istante. Il brano è accompagnato da un videoclip molto personale: un collage di filmati che vedono Sophie e Spencer protagonisti nel corso dei 7 anni della loro relazione. Si tratta di una raccolta di video girati con un iphone, di dietro le quinte di un servizio fotografico a cui hanno lavorato insieme, di momenti del loro matrimonio e della festa di compleanno di Sophie nel 2021. «Per me era importante che il video del primo singolo fosse intimo e sincero, dal momento che si tratta della presentazione al disco di prossima uscita che è molto personale», spiega Sophie.
“BUTTALO VIA”, MINA
Il nuovo singolo di Mina con testo e musica di Francesco Gabbani anticipa l’atteso album d’inediti in uscita il 22 novembre. Il fantasma della musica italiana gioca con i generi e gli stili musicali e continua a ricordarci fino a che punto il talento e la libertà siano importanti per affermare la nostra identità. È un modello di interprete per i musicisti come modello di coraggio e libertà per i ragazzi della generazione Z. Nel video una straordinaria performance del ballerino Tommaso Stanzani.
“YENA”, NJKA
È il primo singolo della catanese Giulia Munno, in arte Njka. È un brano che parla della fine di una relazione e di quanto a volte sia difficile lasciar andare l’altro. Il testo è contorto proprio come il vissuto: si parla velatamente di sensi di colpa, di malinconia, rabbia e a tratti accettazione e rassegnazione; emozioni contrastanti. «Con la parola “iena”, ripetuta nel ritornello, si vuole intendere una persona che, anche se involontariamente, risulta aggressiva e crudele a causa del proprio caos mentale e che, in qualche modo accetta quella parte di sé con la consapevolezza di aver ferito qualcuno che non lo meritava», spiega l’artista. «Scrivendo Yena ho provato un grande senso di liberazione dopo essermi sentita fuori posto per mesi. Ho lavorato molto sulla stesura del testo in quanto questo è stato il mio primo brano a NASCERE in italiano… inaspettatamente. Prima di questo momento, infatti, la mia mente (molto probabilmente per i miei ascolti) ha sempre ideato i miei pezzi direttamente in lingua inglese, costringendomi a delle traduzioni che però non rendevano giustizia alla lingua originale, facendomi sentire limitata».