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Playlist #77. Bon Iver, Linda Lindas, Nieve Ella

– I segnali sonori più interessanti della settimana. Il cantautore del Wisconsin più diretto e intimo nell’EP “Sable”, le riot grrrl asiatiche di Los Angeles e la stella nascente dell’indie pop
– Il nuovo singolo e il video supersexy di FKA twigs, il post-hardcore dei Touché Amoré, i racconti di provincia di Emma Nolde, l’elettronica con il cuore di Kelly Lee Owens
– Primo album di violoncello solo su ECM per Anja Lechner. La crociata delle siciliane Klostès per difendere e conservare la tradizione degli ultimi mastri d’ascia di Acitrezza

“Things Behind Things Behind Things”, Bon Iver

Per oltre quindici anni, la musica di Justin Vernon si è dimostrata illimitata. Il suo debutto nel 2007 come Bon Iver, For Emma, Forever Ago, è arrivato come un folk pieno di falsetti avvolto nella mitologia: registrato da solo nella natura selvaggia del Wisconsin, con il cuore spezzato e in convalescenza dalla malattia. Ma proprio mentre una generazione di cantautori ha iniziato a imitare il suo caratteristico suono legnoso, Vernon era passato a un altro progetto e poi un altro ancota: post-rock; un disco da camera pop vincitore di un Grammy, l’esperimento 22, A Million, le cui voci vocoded, sintetizzatori glitch e arrangiamenti spettrali hanno reimmaginato Bon Iver come un progetto senza genere o epoca. Nel 2019, quando ha pubblicato i,i, Vernon era ormai considerato un genio generazionale, un innovatore di altissimo livello. Sembrava che non ci fosse niente che non potesse fare.

Ogni uscita di Bon Iver segnava uno strappo nel tempo, aprendo un portale di possibilità musicali inesplorate. Ma su Sable, il suo ultimo EP, Vernon rinuncia alle trasformazioni per mettersi a nudo, mostrando quanto le sue canzoni rimangano rivelatrici anche quando sono ridotte ai loro elementi. Sable non è un “ritorno alla forma”, tuttavia, sembra più una estensione dell’album i,i. In Things Behind Things Behind Things canta in una cadenza discendente, il ritornello “cose dietro le cose” può essere inteso come espansivo o disperato: bellezza dietro il dolore, fiducia dietro il tradimento o sofferenza dietro la sofferenza, una tortura ciclica senza fondo. La scrittura di Vernon ha sempre prosperato in questi spazi liminali, dove il significato può spostarsi da ascoltatore a ascoltatore. E anche se la canzone non sale mai verso la trascendenza o osa diventare strana, caratteristiche del miglior lavoro di Bon Iver, la sua ripetizione e stagnazione sono esse stesse significative. «Ho paura di cambiare», ammette Vernon, mentre un pedale d’acciaio si insinua dietro la sua voce.

“Perfect Stranger”, FKA twigs

FKA twigs ha condiviso una nuova canzone, Perfect Stranger, secondo singolo del prossimo album, Eusexua, dopo l’uscita della title track il mese scorso. Un video musicale supersexy di accompagnamento passa con una dose di immagini BDSM gettate dentro. 

FKA twigs ha prodotto Perfect Stranger con i collaboratori di Koreless, Stargate e Playboi Carti Ojivolta; ha anche una produzione aggiuntiva di Stuart Price. Eusexua è fuori il 24 gennaio 2025, tramite Young. Sarà il primo album in studio di twigs dopo Magdalene del 2019 e il primo progetto completo dopo Caprisongs del 2022.

“Ganni Top (She Gets What She Needs”, Nieve Ella

È la stella nascente dell’indie pop britannico, 21 anni di belle speranze sbocciate quest’anno sulla scia dei suoi i suoi EP Lifetime Of Wanting e Young & Naive. Adesso Nieve Ella con Watch It Ache And Bleed, una versione accattivante e inebriante che la vede iniziare un nuovo capitolo, consolida il suo status di una delle artiste emergenti più intriganti degli ultimi anni. La sua miscela di pop, indie degli anni Novanta e lirismo dimostra di avere le carte in regole per piacere alle nuove generazioni.

La traccia di apertura Anything  è uno degli esempi, un carismatico riff di chitarra accompagna incantevoli melodie vocali che mettono a nudo i suoi pensieri più intimi. La successiva Sugarcoated è scritta pensando al palcoscenico e un presto classico della sua discografia, mentre il singolo Ganni Top è un inno ironico.

“Nothing Would Change”, The Linda Lindas

Un quartetto punk influenzato da riot grrrl di Los Angeles, le giovani Linda Lindas salgono di livello con il loro secondo emozionante album No Obligation. Due anni dopo il loro gioioso debutto, il nuovo lavoro mette in evidenza la crescita artistica e il controllo sonoro che hanno sviluppato. Nel disco troviamo stipati vari generi – punk, garage rock, power pop, new wave e rock en español – in un frullatore che mette insieme le diverse personalità delle quattro musiciste. Abbracciando con orgoglio la loro diversità culturale (i membri della band sono in parti uguali asiatico-americani e LatinX) e promuovendo l’uguaglianza di genere, sono state abbracciate con entusiasmo dalla scena musicale locale.

Il quartetto – Bela Salazar, Eloise Wong, Lucia e Mila de la Garza – eccelle in tutto, che si tratti di una selvaggia Eloise che ringhia attraverso la rauca title track, o di Lucia che eleva il canto indie rock in All in My Head, oppure Bela che interpreta in spagnolo Yo Me Estreso(con Weird Al alla fisarmonica, nientemeno), e si unisce a Mila per i canti e le armonie di gruppo. Il rinvigorito No Obligation è una boccata d’aria fresca, un promemoria che il punk può essere divertente e puro senza perdere il suo impatto o messaggio. I Linda Lindas ci danno tutti la speranza che i bambini staranno bene.

“Goodbye For Now”, Touché Amoré

Il sesto album dei Touché Amoré rimane fedele al sincero post-hardcore mentre racchiude alcuni dei loro ganci più forti e sorprendenti fino ad oggi. Spiral in a Straight Line pulsa con energia rivitalizzata e chimica facile. Il batterista Elliot Babin è una potenza granitica mentre la band naviga nei sottogeneri mutevoli, dal rombo tumultuoso che apre Disastersalla pensierosità che domina The Glue e Force of Habit. Il lavoro di basso di Tyler Kirby, una delle caratteristiche distintive della band, si concentra durante il ponte di Disasters, che pone le basi per un classico duello di arpeggio tra i chitarristi Clayton Stevens e Nick Steinhardt. Una chitarra acustica è diventata un dispositivo più o meno permanente, aggiungendo consistenza anche ai momenti più caustici della bile hardcore. Julien Baker, nella sua terza collaborazione con la band, dà una performance elettrica in Goodbye for Now, la sua voce spettrale eleva il suo vortice atmosferico in qualcosa di esuberante e, allo stesso tempo, malinconico.

“Pianopiano!”, Emma Nolde

Anticipazione del terzo album Nuovospaziotempo in uscita venerdì 8 novembre per Carosello Records. Il singolo arriva a breve distanza dalla cover internazionale di Glow e dall’annuncio del Nuovospaziotempo Club Tour che porterà Emma a esibirsi nei club di tutta Italia. 

«Ho scoperto che siamo in molti alla fine a pensare che le cose importanti siano semplici, piccole, quasi non si vedono. (…) Siamo in tanti a pensare che anche se ci verranno venduti modi per toccare il cielo o per fare viaggi sulla luna, la cosa più importante rimarrà conoscere cosa ci sta accanto», racconta Emma Nolde. «Pianopiano! è un racconto collettivo, quello di chi vive in provincia e alla periferia del mondo, là dove c’è solo cielo, ma almeno abbiamo fantasia. C’è chi vuole salire e arrivare alle stelle, e c’è chi come noi preferisce guardarle. Comunque ci arriveremo anche noi alle stelle, piano piano».

“Love You Got”, Kelly Lee Owens

Dreamstate potrebbe servire come parola delicatamente poetica per descrivere questa esperienza beata, anche se nebulosa, quarto album dell’autrice elettronica gallese Kelly Lee Owens. È una sorta di masterclass nell’imbottigliare l’esperienza emotivamente carica che cambia la vita e fa perdere se stessi in mezzo a luci celesti e corpi in movimento. È la sublimazione del ballo. Owens capisce, con elegante acutezza, che l’emozione è ciò che fa davvero funzionare questo genere. Dovresti provare beatitudine, estasi, meraviglia, amore ed esaltazione vertiginosa. Attraverso le dieci tracce miracolose di Dreamstate, queste sensazioni sgorgano dall’interno della tua coscienza, attingendo pozzi sconosciuti sepolti nel profondo del tuo essere.

“Arpeggio in d-Moll”, Anja Lechner

Per il suo primo album di violoncello solo su ECM New Series, Anja Lechner si dedica a una convergenza particolarmente unica di tre compositori provenienti da contesti molto diversi: JS Bach, Carl Friedrich Abel e Tobias Hume. In passato, la sua vasta discografia ha visto la violoncellista far parte del rinomato Rosamunde Quartett, oltre ad essere al fianco di artisti provenienti da mondi sonori trans-idiomatici e dal regno della musica classica, grazie ad una rara lungimiranza musicale. Con la sua prospettiva distinta sulle opere composte sia per violoncello che per viola da gamba, la Lechner getta una nuova luce su musica scritta nell’arco di due secoli. Oltre alla estrapolazione delle prime due suite solistiche del famoso gruppo di sei che Bach scrisse per il violoncello, il programma comprende anche le composizioni di Abel e Hume, originariamente concepite per la viola da gamba, che ricevono un nuovo colore e una nuova ampiezza grazie all’interpretazione della Lechner al violoncello – in parti arrangiate ex novo da lei stessa. E alla fine, come osserva Kristina Maidt-Zinke nelle note di copertina che accompagnano l’album, «ci si meraviglia della leggerezza e della logica interiore con cui tre mondi si sono toccati così delicatamente».

“Mastru Turi”, Klostès

Dal greco antico, κλωστή, klostès indica i fili ottenuti dall’azione della filatura. La fibra grezza viene trasformata in filo dalla rotazione che le donne imprimevano ai fusi. Sedute in cerchio a filare la lana, hanno proseguito intrecciando melodie, tessendo trame della tradizione antropologica mediterranea. Le energie che nel gruppo formato da Luisa Biondo, Eleonora Bonincontro, Annamaria Castrogiovanni e Novella Novelli, si addensano danno vita a suoni leggeri, suadenti, imperfetti ed antichi, ed al piacere di condividere suggestioni di un patrimonio spesso dimenticato.

«Mastru Turi è una canzone che fornisce la chiave di accesso alla storia, personale e collettiva, e all’enorme patrimonio del REIS, Registro delle Eredità Immateriali della Sicilia, del quale fanno adesso parte il Mastro d’ascia Salvatore Rodolico, che, con i suoi 86 anni va ogni giorno in cantiere come sempre all’alba e lavora, come sempre alle sue barche…», spiegano. «Molte energie del paese come il Centro Studi Acitrezza, artisti, fotografi, studiosi come Alice Valenti Grazia Nicotra Massimo Vittorio, Giovanni Grasso e i suonatori di Brogna, Antonio Castorina, si sono strette attorno a questa famiglia e danno il loro contributo per l’attivazione di progetti per la trasformazione del cantiere in museo dei mastri d’ascia, perché questo patrimonio non vada perduto. Una tragedia familiare verghiana dalla quale, con integrità e dignità, la famiglia sta cercando di risollevarsi ancora oggi e che è ben raccontata nel libro di Clemente Cipresso “Gli ultimi mastri d’ascia di Acitrezza”. Tutti questi attori abbiamo voluto insieme a noi nel video ambientato al cantiere, proprio per dare il senso della coralità di intenti che anima la storia attuale di questo luogo, imperniata sulla figura di Mastru Turi».

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