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Playlist #59. I R.E.M. riuniti per una sera

Michael Stipe, Mike Mills, Peter Buck e Bill Berry sono saliti sul palco per la prima volta in quindici anni alla cerimonia di ingresso nella Songwriters Hall of Fame: guarda il video
– John Cale, l’icona della controcultura, trova il suo lato divertente. Il disco dei Decemberists dedicato a un quadro. Normani dopo sei anni mantiene fede alla promessa: primo album
– Il duo Milano 84 rivisita “Summer on a solitary beach” di Battiato con la complicità di Johnson Righeira. Il progetto di Karin Ann dedicato al Gay Pride e le quattro intense voci femminili delle Assurd

“Losing my Religion”, R. E. M.

Poche ore dopo aver detto alla CBS Mornings che ci sarebbe voluta «una cometa» per esibirsi di nuovo insieme, R.E.M. ha fatto proprio questo. Michael Stipe, Mike Mills, Peter Buck e Bill Berry sono saliti sul palco per la prima volta in quindici anni alla cerimonia d’ingresso nella Songwriters Hall of Fame al Marriot Marquis Hotel di New York giovedì sera, suonando a sorpresa di Losing My Religion

Nel discorso d’introduzione, Stipe ha detto: «Scrivere canzoni e avere un catalogo di opere del quale siamo tutti orgogliosi – che è là fuori per il mondo intero per il resto del tempo – è senza dubbio l’aspetto più importante di ciò che abbiamo fatto come band. In secondo luogo, siamo riusciti a farlo per tutti questi decenni rimanendo amici, e non solo amici, ma cari amici, amici per tutta la vita». E poi ha aggiunto: «Divideremmo equamente le nostre royalties e i crediti di songwriting. Eravamo tutti per uno e uno per tutti. Abbiamo deciso di fare il nostro lavoro di conseguenza. Si è rivelato buono, a volte fantastico, ed è stata una corsa fantastica».

“Burial Ground”, Decemberists

I Decemberists hanno annunciato il loro primo album in sei anni con Joan in the Garden, un’epopea prog di diciannove minuti ispirata a un dipinto della visita di Giovanna d’Arco da parte degli angeli. Sono, in breve, tornati ai loro vecchi trucchi, con tutta l’opulenza e le trama tortuose che li caratterizzano. Gli ospiti di As It Ever Was, So It Will Be Againincludono James Mercer degli Shins e Mike Mills di R.E.M.

“Shark-Shark”, John Cale

John Cale ora ha 82 anni, ma la sua formidabile etica del lavoro non mostra alcun segno di rallentamento. Se Mercy del 2023 sembrava infuriare contro la morte della luce – rivisitando alcuni fantasmi del suo passato – questo Poptical Illusion ha un approccio positivo alla vita. “Fai in modo che accada per te in futuro / È una vita migliore che nel tuo passato”, canta sul delicatamente euforico Davies and Wales, riflettendo: “E evita tutti gli errori che abbiamo fatto quando eravamo più giovani, non ci interessa chi abbiamo ferito sulla strada su”.

L’oscura situazione globale si avverte nelle chitarre frastagliate e nei ritmi industriali di Company Commander (“le ali di destra che bruciano le loro biblioteche”) e Edge of Reason, ma anche in questo caso è in grado di intravedere la speranza «attraverso la pioggia». Anche la minacciosamente intitolata I’m Angry si rivela essere una delle sue canzoni più oniriche. L’atmosfera è giocosa, si immerge in sintetizzatori, noise, groove hip-hop e – per Shark-Shark – un ruggito vintage Velvet Underground. Porta i suoi decenni di esperienza e uno dei suoi cori più forti per sostenere la meravigliosa How to See the Light, riflessione su come la fine di una relazione può portare nuova saggezza e la possibilità di provare qualcos’altro. Potrebbe essere una metafora della sua brillante carriera.

“Dopamine”, Normani

Normani è salita alla ribalta al fianco di Camila Cabello nel girl-group statunitense Fifth Harmony. Il suo album di debutto sembrava diventato uno scherzo. Nel luglio 2018 twittava: «Ho il titolo del mio album». Quasi quattro anni il disco ancora non sulle liste di uscita. Quindi, quando Normani ha finalmente annunciato il titolo di questo album a febbraio, lo ha fatto su un nuovo sito web dal titolo giocoso: wheresthedamnalbum.com. Nelle interviste, ha attribuito la lunga gestazione dell’LP a problemi personali – negli ultimi anni, ha sostenuto entrambi i suoi genitori ad affrontare le cure per il cancro – e a una crisi di identità musicale. 

Ora, su Dopamine, il pop brillante di Motivation – una canzone che Normani ha recentemente respinto come singolo scelto dalla sua etichetta – è stato sostituito da un’immersione profonda sapientemente curata nella sua passione per l’R&B. Dopo anni passati a placare i capricci musicali degli altri, sia in una band che come star solista che cerca di lasciare il segno, sentiva il bisogno di tracciare una linea nella sabbia e se Dopamine sembra una dichiarazione di intenti.

“Summer on a solitary beach”, Milano 84 feat. Johnson Righeira

Nuova release per Milano 84, il concept musicale italopop di Fabio Di Ranno e Fabio Fraschini: Summer on a Solitary Beach (NHK/Believe Italia) riprende e lancia nella calda estate del 2024 un classico di Franco Battiato del 1981, originariamente contenuto ne “La voce del Padrone”. È una versione revisited che amplifica l’attitudine dance del duo, questa volta con un featuring d’eccezione; quello con Johnson Righeira, insieme per una song che si diverte a giocare con l’italo disco, la new wave e il synth pop degli 80s, anche grazie al piglio futurista del leader dei Righeira.

Il risultato è un mix originale, sorprendente ma con una forte identità, in perfetto equilibrio tra lo stile evocativo di Milano 84 e quello riconoscibile che ha reso Johnson Righeira uno degli hit makers più famosi (e non solo in Italia: la sua L’estate sta finendo la cantano anche negli stadi d’Europa).

Lontana dal tormentone balneare, Summer on a Solitary beach di Battiato s’impose come il simbolo della svolta pop del musicista siciliano, e ancora oggi la sua magia languida, assolata e malinconica risulta immutata. Una canzone che evoca il sogno, la fantasia, la possibilità che ciò che è straordinario possa davvero accadere.

“I don’t believe in God”, Karin Ann

Giugno è il mese del Gay Pride e la cantautrice indie-folk-rock slovacca Karin Ann ha fatto realizzare a Milano un murale per l’uscita dell’album di debutto through the telescope. Attivista e sostenitrice dei diritti LGBTQA+, Karin ha voluto celebrare il mese dell’orgoglio arcobaleno con un murale a Milano, in zona NoLo, realizzato dalla crew di street artist del laboratorio creativo “Fatto da YO” che hanno interpretato e reiventato il volto della giovane cantante. Insieme all’album, Karin Ann, ha presentato il video musicale del singolo I don’t believe in God, una canzone scritta durante un momento molto difficile per lei: una pausa necessaria e prolungata dalla musica a causa di alcuni problemi di salute. Il brano è una riflessione profonda sui dilemmi spirituali, influenzata dall’esperienza di Karin come donna queer in un ambiente conservatore e cristiano. Nonostante l’abbandono delle credenze religiose formali, l’artista si confronta con la ricerca di un conforto spirituale in mezzo alle avversità.Nel video di I don’t believe in God è inoltre presente un cameo della celebre cantante britannica Imogen Heap, con cui Karin Ann ha collaborato per il remix del suo penultimo singolo, False gold. Se la canzone racconta di lotte personali, il video musicale approfondisce i temi della persecuzione religiosa e dell’ingiustizia sociale, ispirandosi ad eventi storici come i processi alle streghe.

“Jesce Sole”, Assurd

«Cercando sul vocabolario della lingua napoletana, abbiamo scoperto che con la parola “’mbruoglio” ci si riferisce anche ad una ricetta campana molto antica che consiste nel mischiare tutte le verdure di stagione che si hanno, con una proteina che può essere una salsiccia, un po’ di baccalà, i fagioli… insomma è il mix di quello che uno trova per potersi alimentare in maniera molto saporita. Come la ricetta campana, il disco nasce dalla collaborazione di tutti noi, tutti e quattro gli Assurd, ognuno di noi ha messo i propri ingredienti, lo ha arricchito con una varietà di alimenti, sperando di renderlo un piatto gustoso, sano e pacifico».

Così le Assurd – ovvero Cristina Vetrone, Lorella Monti, Chiara Carnevale e Fulvio Di Nocera – presentano ‘O ‘mbruoglio il nuovo album, l’ottavo della loro discografia. «Il brano ‘O ‘mbruoglio, che dà anche nome al nostro nuovo disco, è nato dalla suggestione del vento e della sua possibilità di portare la musica che, girando e diffondendosi nel mondo, ha anche la forza di annientare la guerra. Questo era un concetto espresso sempre da Marcello Colasurdo che, non a caso, dà inizio al pezzo con una fronna, il brano è dedicato a lui, in particolare quando dice “a musica gira e a guerra po’ more” e ripeteva spesso “meglio na tammurriata che na guerra”. La tammurriata è proprio la danza che gira, la danza del cerchio per eccellenza che viaggia allontanando la guerra. L’incontro con Marcello diventava lo ‘mbruoglio’ (l’insieme) delle nostre ‘Voci’. E diventava, così una preghiera per tutti».

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