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Pino Daniele – “Nero a metà”

– Ogni domenica, segnalisonori dà uno sguardo approfondito a un album significativo del passato. Oggi rivisitiamo un capolavoro intramontabile della musica italiana che il 22 novembre sarà ristampato in vinile con una qualità sonora perfetta. In gennaio arriva anche il film

Quando si parla di Pino Daniele, uno dei nomi più influenti della musica italiana, Nero a metà occupa un posto centrale. Pubblicato nel 1980, questo terzo album è spesso considerato una pietra miliare non solo nella carriera dell’artista partenopeo, ma anche nella storia della musica italiana. Un’opera che, a oltre quarant’anni dalla sua uscita, continua a essere celebrata per la sua capacità di mescolare culture, linguaggi musicali e suggestioni di vario genere. Nero a metà è l’espressione più autentica della Napoli che viveva Pino Daniele, una città sospesa fra tradizione e modernità, miseria e speranza, folklore e innovazione.

Il contesto storico e culturale

Gli anni Settanta sono stati un periodo particolarmente fertile per la musica italiana. Da una parte, c’era la canzone d’autore che si affermava con artisti del calibro di Fabrizio De André, Lucio Dalla e Francesco Guccini, i quali esprimevano attraverso testi poetici e impegnati una riflessione sociale e politica. Dall’altra, l’influenza sempre più crescente della musica internazionale, dal rock al jazz, cominciava a farsi sentire nelle produzioni nostrane. Napoli, come sempre, viveva una sua dimensione particolare. Da secoli crocevia di culture mediterranee, la città era una sorta di laboratorio musicale, dove la tradizione si mescolava con le nuove tendenze che arrivavano dall’estero.

In questo clima, Pino Daniele si affaccia sulla scena musicale con una proposta assolutamente originale: un mix di blues, jazz, rock e sonorità partenopee, il tutto condito da testi che mescolano italiano e dialetto napoletano. Il suo è un linguaggio universale che, pur rimanendo profondamente legato alle radici della sua città, si apre al mondo. Se già con i suoi primi due album, Terra mia (1977) e Pino Daniele (1979), l’artista aveva dimostrato di avere qualcosa di nuovo da dire, è con Nero a metà che raggiunge la piena maturità artistica.

Pino Daniele, Napoli, 19 marzo 1955 – Roma, 4 gennaio 2015

Il titolo dell’album

Il titolo Nero a metà è emblematico. «È legato ad un concetto musicale, fu anche inspirato da un bellissimo libro che uscì negli anni Settanta, Nero Di Puglia, che è la storia di un uomo di colore che nasce nel sud, un po’ come la storia del mio amico James Senese», spiegò a suo tempo Pino Daniele. 

In parte, richiama il melting pot culturale di cui Daniele si fa portavoce. Il “nero” fa riferimento alla musica afroamericana, in particolare al blues e al soul, che sono tra le influenze principali dell’artista. Il “metà” sottolinea invece l’appartenenza a due mondi: quello di Napoli, con il suo bagaglio di tradizioni e folklore, e quello della cultura musicale internazionale, che Pino abbraccia con grande naturalezza. È un concetto di “meticciato” che attraversa tutto l’album, sia dal punto di vista musicale che testuale.

Pino Daniele, in una delle sue interviste, sottolineò che il titolo si riferiva anche a una condizione esistenziale. Essere “nero a metà” significa sentirsi sospesi tra due realtà, senza appartenere completamente a una o all’altra. È una condizione di mezzo, che riflette la sua voglia di esplorare nuovi territori musicali, ma allo stesso tempo rimanere fedele alle proprie radici.

Le tracce principali

L’album si apre con I Say I’ Sto Ccà, un brano che è già un manifesto della poetica di Daniele. La canzone mescola blues e dialetto napoletano in un racconto che è insieme intimo e universale. L’uso della chitarra è centrale, con un riff che si imprime subito nella memoria. Il testo è una dichiarazione d’amore per Napoli, ma anche un grido di sofferenza per le difficoltà della città.

Uno dei brani più celebri dell’album è senza dubbio Quanno chiove. È anche quella più amata dallo stesso autore: «È una delle mie prime canzoni d’amore… tanto l’aria s’adda cagna’! C’era tanta voglia di cambiare le cose e la musica ci aiutava molto». È una ballata dolce e malinconica che ha conquistato intere generazioni. Il testo è una riflessione sulla vita, sull’incertezza del futuro e sulla speranza che, nonostante tutto, le cose possano migliorare. Musicalmente, il brano è un perfetto esempio del “sound” di Pino Daniele, dove le influenze del blues si mescolano a una melodia tipicamente napoletana.

A me me piace ‘o blues è un altro capolavoro dell’album. Qui, Daniele celebra la sua passione per la musica afroamericana, in particolare per il blues, che rappresenta per lui non solo un genere musicale, ma un vero e proprio stato d’animo. Il brano è un mix di ironia e denuncia sociale, con un testo che riflette sulla condizione di chi vive ai margini della società, ma con dignità e passione.

Non si può parlare di Nero a metà senza citare Nun me scoccià, un altro brano iconico che unisce l’anima rock di Pino Daniele con il groove del funk. Il testo è un inno alla libertà, al rifiuto delle convenzioni e alla voglia di vivere la vita secondo le proprie regole. La voce di Pino, graffiante e al tempo stesso melodica, dà vita a una canzone che trasmette energia e vitalità.

Alleria, una delle tracce più intense dell’album, è una canzone che riflette il sentimento tipicamente napoletano dell’allegria malinconica. La felicità, per Pino, è sempre venata da una sottile tristezza, come se fosse una condizione temporanea destinata a svanire. Il brano, con la sua melodia dolce e struggente, è uno dei più amati dai fan.

L’innovazione musicale

Uno degli aspetti più sorprendenti di Nero a metà è la straordinaria capacità di Pino Daniele di fondere generi musicali diversi in modo naturale e fluido. L’album è una miscela di rock, blues, jazz, funk e musica napoletana, che si amalgamano in un sound unico e riconoscibile. A questo va aggiunta l’eccezionale qualità degli arrangiamenti, curati nei minimi dettagli e supportati da una band di musicisti straordinari.

Nell’album suonano alcuni dei migliori musicisti italiani dell’epoca, come il sassofonista James Senese, il bassista Rino Zurzolo, il batterista Agostino Marangolo e il percussionista Rosario Jermano. L’intesa tra Daniele e i suoi musicisti è palpabile in ogni traccia, e contribuisce a creare un sound coeso e potente. Il sax di Senese, in particolare, dona un tocco jazzistico a molti dei brani, mentre la chitarra di Daniele si muove con disinvoltura tra riff blues e assoli rock.

L’eredità di “Nero a metà”

Nero a metà non è solo un album, è un vero e proprio manifesto culturale. Ha cambiato per sempre il panorama musicale italiano, aprendo la strada a nuove contaminazioni e dimostrando che la musica popolare poteva essere tanto sofisticata quanto quella internazionale. Pino Daniele, con questo disco, ha creato un nuovo linguaggio, un linguaggio che parlava sia ai napoletani che al resto del mondo. 

L’eredità di questo album si può ritrovare in moltissimi artisti che, negli anni successivi, hanno cercato di riprendere il percorso tracciato da Daniele. Artisti come Enzo Avitabile, Almamegretta, e persino i 99 Posse hanno riconosciuto l’importanza di Nero a metà nel loro processo creativo. Ma l’influenza di questo capolavoro va oltre i confini della musica. Daniele ha saputo raccontare una Napoli diversa, lontana dai cliché, una città vibrante, piena di contraddizioni, ma anche di bellezza e poesia. Le tematiche affrontate da Daniele, come l’amore per la propria terra, la sofferenza sociale, la voglia di riscatto, sono universali e senza tempo. Ma è soprattutto la musica a rendere quest’opera immortale: quel mix perfetto di tradizione e innovazione, di radici e modernità, che solo un genio come Pino Daniele poteva realizzare.

Una nuova edizione in vinile

Il 22 novembre uscirà una nuova edizione in vinile di Nero A Metà.  La pubblicazione rappresenta un ulteriore step verso il miglior livello possibile di qualità sonora. Come sorgente è stato infatti utilizzato un trasferimento in alta risoluzione digitale dai nastri analogici originali che ha garantito una qualità sonora perfetta per un album considerato un vero capolavoro della musica italiana. Dal punto di vista sonoro, i vantaggi ottenuti sono una maggior chiarezza ed una migliore risposta in frequenza contemporaneamente ad una diminuzione di rumore, distorsione e compressione; in sostanza la più alta qualità possibile per permettere agli ascoltatori di apprezzare questo repertorio di canzoni come mai prima d’ora.

Questa pubblicazione è a tutti gli effetti un prodotto made in Italy con produzione del vinile affidata a PPM Italy, fabbrica italiana specializzata che ha garantito una qualità perfetta della stampa e del packaging del disco. Oltre all’audio, la confezione dell’album è stata curata nei minimi dettagli con una perfetta replica dell’artwork originale: bauletto cartonato con sticker adesivo applicato sul cellophane della sigillatura che riporta barcode, numerazione e diciture legali e vinile 180g contenuto in una busta antistatica per assicurare la massima protezione.

E arriva anche un film

Sabato 4 gennaio sarà al cinema Pino Daniele – Nero a metà, un ritratto intimo e profondo della vita e carriera del cantautore napoletano, una delle figure più importanti della musica italiana. A dieci anni dalla scomparsa di Pino Daniele, il documentario sarà l’occasione per riscoprire l’uomo dietro l’artista, grazie ai racconti e le emozioni racchiuse in uno dei suoi album più rappresentativi.

Prodotto da Fidelio ed Eagle Pictures, per la regia di Marco Spagnoli, il docu-film ripercorre la prima parte della carriera di Pino Daniele. Attraverso gli occhi di Stefano Senardi, amico di lunga data e storico produttore di Pino, il documentario offre uno sguardo inedito sul legame tra l’uomo e l’artista, esplorando il lato più autentico e personale del musicista napoletano.

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