– Il titolo provocatorio della rassegna romana curata da Luigi Grechi De Gregori «dedicata alla canzone d’autore che propone un’alternativa agli schermi televisivi che trasmetteranno la prima serata della rassegna canora»
– «Il Teatro Ariston non è il posto giusto per il cantautorato, anche se quest’anno una maggiore apertura c’è. ad esempio, sarà presente il nostro amico Lucio Corsi, complice la sua partecipazione a “Vita da Carlo III”»
Il titolo suona provocatorio: “Noi non ci Sanremo”. «E tale vuole essere», dichiara Luigi “Grechi” De Gregori. «È una manifestazione garbatamente alternativa al Festival di Sanremo. Pochi mesi fa abbiamo ospitato Lucio Corsi a una serata organizzata dai Giovani del Folkstudio, e vederlo quest’anno in gara al Festival è la dimostrazione che questi due mondi apparentemente così lontani possono in realtà coesistere».
Ma, in effetti, tolti quest’anno Lucio Corsi e Brunori Sas, il palco dell’Ariston è stato sempre un terreno tabù per gli alfieri della canzone d’autore. Tanto che sembra una ipocrisia o, quantomeno, un controsenso il premio alla carriera assegnato ad Antonello Venditti che è rimasto sempre alla larga dalla città dei fiori.
“Noi non ci Sanremo” si svolgerà martedì 11 febbraio alle ore 21 all’“Asino che vola”, un locale di via Antonio Coppi 12d a Roma. «Martedì la data coincide con l’inizio di Sanremo, così il confronto è venuto da sé», spiega ancora Luigi Grechi. «Da cantautore indipendente, ho smesso di esibirmi, le esecuzioni delle mie canzoni le lascio ormai a amici di palco come il pesarese Marco Sonaglia, ma all’“Asino che vola” ho chiamato a raccolta voci libere da tutta Italia: dal parmense Beppe Rossignoli, a Lucio Bardi chitarrista di tanti big, con brani propri, a Leonardo Petrucci con la sua passione per il country americano, a Leo Folgori da Roviano, paese a est di Roma. Diciamolo: il Festival non è il posto giusto per il cantautorato, anche se quest’anno una maggiore apertura c’è: ad esempio, sarà presente il nostro amico Lucio Corsi, complice la sua partecipazione a “Vita da Carlo III”. L’estate scorsa ha suonato con noi a Fiano Romano nella rassegna dedicata ai “Giovani del Folkstudio”».

La serata è «dedicata alla canzone d’autore che propone un’alternativa agli schermi televisivi che trasmetteranno la prima serata della rassegna canora di Rai1». A presentarla sarà lo stesso Luigi Grechi De Gregori, che di Francesco è fratello, più grande di sette anni. Sarà lui a chiamare sul palco una selezione di esponenti di un cantautorato «non mainstream» composta da Leo Folgori, Paolo Capodacqua, Nint, Lorenzo Lepore, Gianluca Bernardo, Leo Petrucci, Lucio Bardi, Daniele De Gregori, Fabrizio Emigli, Emilio Stella, Emanuele Colandrea, Carlo Valente, Gaia Clarizia, Giovanni Block e altri ospiti a sorpresa.
«Il mondo della musica si ferma, non dovrebbe accadere», riflette Grechi. «Come quando per il Venerdì Santo la Rai trasmetteva solo musica classica. Io resto geneticamente legato alla fucina del Folkstudio che la domenica pomeriggio si apriva ai giovani talenti». Emergenti che avevano i nomi di Francesco De Gregori, Stefano Rosso, Mimmo Locasciulli, Ernesto Bassignano, Antonello Venditti, Edoardo De Angelis, Rino Gaetano e diedero vita a una scuola romana dei cantautori. Seguendo questa traccia, all’“Asino che vola” vengono ospitati un martedì al mese musicisti al di fuori del circuito commerciale: «Purtroppo nel 1998 con la morte dell’illuminato gestore Giancarlo Cesaroni l’esperienza del Folkstudio finì. Ma per noi la scintilla non si è spenta».