– Parte dalla Sicilia con due “sold out” il tour estivo del “ragazzo della Curva B”: venerdì 13 a Palermo e sabato 14 giugno a Catania (ma tornerà in agosto ad Agrigento e Messina)
– «Le canzoni popolari ci saranno tutte, voglio che sia una grande festa, dove la mia gente possa cantare con me dall’inizio alla fine». Quell’aneddoto di Miles Davis legato a Palermo
La faccia è sempre quella da scugnizzo, ma velata da una sorprendente maturità, lo sguardo attento e vivo di chi ha capito che nella vita c’ è sempre da imparare, che si può migliorare, crescere, progredire come uomo e come artista. Sembra uno di quei bambini che si incontrano nelle terre desolate, privi di istruzione e di mezzi, ma con l’intelligenza pronta e con uno sguardo che fa capire che sarebbero stati migliori di altri, se solo ne avessero avuto l’occasione. Nino D’Angelo questa occasione se l’è conquistata coi denti. «Sono nato fra quelli che non devono vincere mai, che non hanno voce», si racconta. «Sto sempre con loro, ma ora ho più voce degli altri e do questa voce alle persone che mi hanno aiutato. Sono un miracolo del popolo. Non bastano talento e passione, c’è bisogno del pubblico».
Per ringraziare quel pubblico e quella Napoli che non gli hanno fatto mai mancare il sostegno anche nei momenti più difficili, Nino D’Angelo alla vigilia del suo compleanno numero 68 (è nato il 21 giugno 1957), celebrerà oltre quarant’anni di straordinaria carriera con il tour I miei meravigliosi anni ‘80 Estate 2025 che debutta con due “sold out” in Sicilia – venerdì 13 giugno al Teatro di Verdura di Palermo e sabato 14 giugno alla Villa Bellini di Catania (previste altre due date ad agosto: l’1 ad Agrigento e il 2 a Messina) – per concludersi l’11 e 12 settembre nella storica Piazza del Plebiscito a Napoli, città simbolo dell’identità artistica del “ragazzo della Curva B”.

Il concerto è una grande festa anni Ottanta, attraverso i brani entrati nel cuore di più generazioni come A’ Discoteca, inno nelle discoteche italiane di quel periodo, Popcorn e Patatine, pezzo che ha accompagnato l’omonimo film e racconta la bellezza di un amore spensierato, Maledetto Treno un brano toccante dal testo commovente e tante altre hit, senza dimenticare Napoli, recentemente diventato ufficialmente l’inno della squadra azzurra. Alla fine, si ascolteranno più di quaranta canzoni.
«Io resto sempre il “ragazzo della Curva B”. In quello stadio c’è la mia storia di attore, di cantante e di tifoso. E poi il San Paolo è un simbolo di tutta la città. Avrei dovuto fare un live in ogni vicolo di Napoli, o nel quartiere dove sono nato e cresciuto, per ringraziare il pubblico che mi segue da tanti anni ormai».
Un concerto per parlare, per divertirsi, dove le vecchie canzoni e le nuove canzoni stanno insieme d’amore e d’accordo, come il pubblico: quello dello scugnizzo con il caschetto cresciuto con Nu jeans e na maglietta e quello che lo ha conosciuto come “l’ignorante intelligente” sdoganato dagli intellettuali con Senza giacca e cravatta. «Non rinnego il mio passato: da cantante ai matrimoni sono arrivato all’Olympia di Parigi, al San Carlo, il tempio napoletano della lirica. A 20 anni avevo il caschetto biondo, diventato poi un simbolo degli anni Ottanta e che è amato ancora oggi. Senza di lui sarei rimasto tra gli “scamazzati”, tra gli sconfitti. Grazie a lui, invece, ho pareggiato se non vinto, sono cresciuto, e non solo in senso economico, ho tirato su due figli che sono il mio orgoglio. Io me ne sono andato da Casoria, sia pur senza mai rinunciare a tornarci, ad avere casa, quando la camorra mi aveva minacciato, quando temevo per la vita dei miei figli. Se il ragazzo con il caschetto non mi avesse salvato non so se avrei potuto fare questa scelta, crescere la mia famiglia nel rispetto dell’onestà. Le canzoni popolari ci saranno tutte, voglio che sia una grande festa, dove la mia gente possa cantare con me dall’inizio alla fine. Non mancheranno i brani più recenti, quelli che portano dentro un’altra consapevolezza, sociale, politica, di classe, ma sempre verace. Vorrei che quelli che mi applaudono per Senza giacca e cravatta e ‘O pate” capissero dove sono le mie radici, dove ho preso l’amore che ho restituito. Ci sarà tutto Nino D’Angelo».

“Il poeta che non sa parlare”, come recita il titolo di un libro e di un album. «Non lo so, ma mi sento davvero il poeta che non sa parlare. Poeta non nel senso di Montale o Dylan, ma perché i versi delle mie canzoni sono il modo che ho di esprimermi. Perché quando non canto non sono certo un modello di italiano: mi piacerebbe tornare indietro per studiare, sono orgoglioso degli studi, e delle carriere, dei miei figli. Non c’è più bisogno di sdoganarmi e poi oggi il napoletano è di moda».
D’altronde il pubblico di Nino non è soltanto napoletano. «La canzone napoletana ha un bacino ampio che coinvolge tutto il Sud» sottolinea lui. I due “sold out” confermano questa sintonia. «In Sicilia sono amatissimo» e all’Isola sono legati tanti aneddoti. Il più famoso quello che ha per protagonista Miles Davis. Il celebre jazzista «si trovava a Palermo per un concerto e il tassista che lo accompagnava stava ascoltando una mia cassetta», racconta D’Angelo. «Davis chiese all’autista di risentirla e disse: “Mi porti a comprare tutti i dischi di questo cantante”. Il tassista lo portò alla Vucciria e Miles Davis comprò dodici cassette». Che sia vero o meno importa pochissimo, sta di fatto che i due si conobbero e divennero amici.