– Venerdì arriva a Cannes arriva il regista iraniano Mohammad Rasoulof in fuga dal suo Paese. Il suo film potrebbe sovvertire i pronostici
– Tra i candidati alla vittoria ci sono “Emilia Perez”, “Bird” e “Parthenope”. Il kolossal “Megalopolis” divide. “Limonov” outsider
Il mondo del cinema riunito al Festival di Cannes e di tutti coloro che amano e lottano per la democrazia non possono che gioire: il regista Mohammad Rasoulof, fuggito in modo rocambolesco a piedi dall’Iran – nove giorni fa – dopo la condanna alla fustigazione e a otto anni di carcere (cinque dei quali da scontare), sarà venerdì 24 maggio sulla Croisette per presentare il suo ultimo lavoro The Seed of the Sacred Fig-I semi del fico sacro, in concorso per la Palma d’Oro: racconta la storia di un giudice istruttore che sprofonda gradualmente nella paranoia, in un momento in cui scoppiano grandi manifestazioni nella capitale Teheran.
A dare la notizia è stato il direttore del Festival, Thierry Fremaux, che ha poi aggiunto: «Nel ricevere questo artista il festival intende affermare il suo sostegno a tutti gli artisti che nel mondo subiscono violenze e rappresaglie contro la loro arte».
In un breve videomessaggio in cui si rivolgeva col “tu” alla Guida Suprema Ali Khamenei e fatto girare mentre stava fuggendo attraverso le montagne, Rasulof aveva chiarito il perché del suo esilio volontario: «Se l’Iran geografico soffre sotto la tua tirannia religiosa, l’Iran culturale è vivo nella mente comune di milioni di iraniani che son stati costretti a lasciare l’Iran a causa della tua oppressione e barbarie e nessun potere può imporgli la sua volontà. Da oggi sono residente nell’Iran culturale, una terra senza confini che milioni di iraniani hanno costruito con storia e cultura antica in ogni angolo del mondo. E aspettano impazientemente di seppellire te e la tua macchina dell’oppressione nelle tenebre della storia. Poi come la Fenice da quel terreno inizierà una nuova vita». Detto questo aveva interrotto tutte le comunicazioni possibili su cellulare e computer per non essere rintracciato mentre percorreva con una guida il percorso segreto che lo portava fino al valico di frontiera prescelto. Superatolo e rifugiatosi in una casa sicura, ha contattato le autorità tedesche che gli hanno fornito i documenti per consentirgli di viaggiare in Europa e arrivare a Cannes.
Il suo film chiuderà il concorso per la Palma d’oro, che sarà annunciata sabato 25 maggio e per la quale si sono già scatenati i pronostici. In attesa di vedere The Seed of the Sacred Fig del regista iraniano, in pole position per il premio più ambito del festival sembra essere il musical narco-trans Emilia Perez del regista francese Jacques Audiarda, accolto lo scorso sabato con una standing ovation. Certamente ci sarà un riconoscimento per questa affascinante odissea tra i narcotrafficanti la cui eroina è una donna transgender. E che guarda più dalla parte di Pedro Almodóvar che del cinema francese. In un festival spesso appeso alle disgrazie del mondo con uno spirito di serietà – spesso giustificato -, Emilia Perez ha portato colori, suono, un respiro a volte epico. Un musical di nuovo genere. Voto: 9
Anche Bird, il nuovo film di Andrea Arnold con Barry Keoghan è tra i grandi favoriti per la Palma d’oro perché supera la sua sceneggiatura un po’ prevedibile – il percorso iniziatico di una bambina nella violenza sorda del mondo, economica e patriarcale – per offrire una visione sia fisica che interiore dei cambiamenti che ci elevano. La scelta della musica, da The Verve a Blur, aggiunge all’euforia che Bird è in grado di creare. Bird è una fonte di energia da sola. Voto: 7.5
Naturalmente, l’attenzione è sulla sfida tra i due “big” di questa edizione: Francis Ford Coppola con il suo kolossal Megalopolis e Paolo Sorrentino con Parthenope salutato da dieci minuti di scroscianti applausi al termine della proiezione martedì scorso. Il primo rappresenta la storia del cinema e sembra che la sua opera finale voglia essere quasi un compendio. Susciterà dibattiti e contrasti: delirio creativo o capolavoro? La risposta al pubblico. È una bella favola il lavoro del regista napoletano che dal disincanto della Grande Bellezza passa al grande incanto di Parthenope. Nella colonna sonora due brani composti dal maestro Enzo Avitabile: Napoletana e Popularia. Voto: 8
Un outsider potrebbe essere Limonov dal best seller omonimo di Emmanuel Carrere (Adelphi) sullo scrittore e militante morto nel 2020 dopo una vita avventurosa, trascinato da una furia iconoclasta con la trasposizione del regista russo Kirill Serebrennikov. Il dissidente che torna per la quarta volta in competizione per la Palma d’oro e lo fa con il suo primo film in inglese, porta una ballad epica percorrendo la storia del Dopoguerra fino ad oggi, da Stalin a Putin, smontando gli stereotipi dell’intellettuale dissidente russo che si rifugia tra Parigi e New York e richiamando personaggi rivoluzionari della cultura come David Bowie e Lou Reed. Poeta, delinquente, barbone, tossico, politico, artista e attivista, Limonov vive i suoi tempi da outsider, oppositore, intellettuale sempre contro qualcosa, ai margini, ma non per questo li evita. Voto: 7