– Sorprendente debutto del trio cipriota con l’album “Soundscapes of Nicosia” in uscita il prossimo 10 ottobre per l’etichetta discografica italiana Zero Nove Nove. I tre giovani artisti hanno ascoltato, decifrato e reinventato i “rumori” di un’isola divisa, con due anime
– «Qui si possono sentire contemporaneamente la voce di un prete greco-ortodosso e la chiamata di un imam musulmano. Questa coesistenza di culture e storie è evidente nella nostra vita quotidiana e, inevitabilmente, è presente anche nella nostra musica»
– Tradizioni greche e turche, influenze mediorientali e tracce di un passato coloniale si confondono con flauti ambientali, percussioni poliritmiche, vibrazioni elettroniche e voci evocative in una colonna sonora che proietta la città a capitale europea della cultura 2030
Nel 2004 Cipro è entrata a far parte dell’Unione Europea, portando con sé la peculiarità della sua storia e un simbolo piuttosto ingombrante: 180 chilometri di zona cuscinetto che dividono l’isola a metà. La “linea verde” non è solo il confine tra il sud greco e l’autoproclamata repubblica del nord, che si sostiene grazie agli aiuti della Turchia; è anche il segno tangibile che dal 1974, anno dell’invasione turca dell’isola in risposta al colpo di stato dei nazionalisti greci, molto poco è cambiato. L’isola di Afrodite sembra congelata nel tempo con la sua “questione” irrisolta. Oggi, a cinquant’anni da allora, i giovani artisti del sud e del nord, che non hanno vissuto la guerra, si confrontano con l’identità cipriota con maggiore libertà dei loro genitori.
È il caso di Savvas Thoma, Natasa Hadjiandreou e Demetris Yiasemides, tre musicisti con un background diverso. Il primo, Savas, è più legato al ricco patrimonio della musica tradizionale greca e cipriota, mentre Demetris e Natasa hanno entrambi studiato nel Regno Unito e provengono da una solida tradizione classica. Insieme hanno dato vita al progetto originale di Nābu Pēra, radicato nell’anima mutevole della loro città, Nicosia, e, al tempo stesso, proiettato verso il mondo. «Questa miscela di formazione classica e influenze folk, insieme alla nostra esigenza di sperimentare con l’elettronica, conferisce alla nostra musica un carattere unico ed è al centro di ciò che definisce il nostro sound».
Attraverso la musica cercano di interpretare e rappresentare quest’isola con due anime, una europea e l’altra asiatica, un Paese, dove convivono storie complesse, tradizioni greche e turche, influenze mediorientali e tracce di un passato coloniale. Crocevia unico di culture e tensioni che diventa terreno fertile per la sperimentazione artistica: una realtà ricca di contrasti, dove il passato e il futuro si sfiorano continuamente.

«La divisione di Cipro è stata un elemento determinante delle nostre vite fin dalla nascita, plasmando chi siamo sia come persone che come musicisti», raccontano. «Nel 2004, sono stati aperti diversi posti di blocco lungo la linea di demarcazione, consentendo alle due comunità di ricongiungersi dopo decenni di separazione. Questo ci ha dato l’opportunità di interagire direttamente con i nostri vicini turco-ciprioti. Come greco-ciprioti, crediamo fermamente nella riunificazione della nostra isola e siamo orgogliosi di avere ottimi rapporti con amici e colleghi dell’altra metà dell’isola. Collaboriamo frequentemente con musicisti turco-ciprioti e, attraverso la nostra musica, cerchiamo attivamente di promuovere la pace e la comprensione tra le due comunità. Naturalmente, questa realtà bi-comunitaria influenza la nostra espressione artistica. Nicosia è una città dove si possono sentire contemporaneamente la voce di un prete greco-ortodosso e la chiamata di un imam musulmano. Questa coesistenza di culture, storie e tradizioni spirituali è evidente nella nostra vita quotidiana e, inevitabilmente, è presente anche nella nostra musica».
Dalle strade pulsanti di Nicosia prende vita Soundscapes of Nicosia, sorprendente e straordinario album di debutto del trio Nābu Pēra, in uscita il prossimo 10 ottobre per l’etichetta discografica italiana Zero Nove Nove. «È un’etichetta che conoscevamo e seguivamo da tempo. Quando abbiamo iniziato a lavorare al nostro album di debutto, abbiamo sentito che era la casa giusta per la nostra musica. Condividiamo un’estetica comune e una visione musicale simile, il che ha reso naturale la collaborazione. Sentiamo davvero che la nostra musica è in mani sicure e questa fiducia ci permette di concentrarci completamente sulla nostra creatività».
Soundscapes of Nicosia è una mappa sonora che esplora, reinterpreta e trasforma l’identità uditiva della capitale cipriota. Nicosia diventa non solo ispirazione, ma strumento: le voci che la attraversano e i suoi echi, si intrecciano con strumenti acustici e texture elettroniche in una narrazione musicale originale e attuale.
«Noi tre siamo amici intimi da molti anni e collaboriamo a un’ampia varietà di progetti musicali», raccontano. «Abbiamo lavorato insieme in concerti di musica classica, così come in produzioni teatrali e di danza, esplorando sempre modi diversi per fondere le nostre idee. A un certo punto, abbiamo sentito il bisogno di unirci in modo più spontaneo, per improvvisare e creare un riflesso musicale della nostra città, Nicosia».
Savvas, Natasa e Demetris hanno cominciato ad ascoltare con più attenzione i “rumori” della loro città, a decifrarli per poi reinventarli, restituendo un modo nuovo di vivere la musica e, con essa, lo spazio in cui si muovono ogni giorno. I suoni familiari ma spesso trascurati – come il ritmo dei passi, i richiami lontani, il brusio elettrico – vengono trasformati in materia musicale, aprendo nuove prospettive di ascolto. World music, sì, ma filtrata attraverso una lente personale che unisce musica classica contemporanea, improvvisazione, beat elettronici e tradizioni mediterranee. Il risultato è un universo musicale stratificato, dove flauti ambientali, percussioni poliritmiche, vibrazioni elettroniche e voci evocative si fondono in un’esperienza d’ascolto immersiva e multisensoriale. Soundscapes of Nicosia è il paesaggio sonoro della Nicosia che aspira a diventare Capitale Europea della Cultura 2030.
«L’album è la nostra personale interpretazione dei suoni che plasmano la nostra vita quotidiana in città», spiegano i tre ragazzi ciprioti. «Riflette il modo in cui viviamo Nicosia dalla mattina alla sera e ciò che rende questo luogo così unico dal punto di vista sonoro. Ci siamo ispirati alla presenza costante di ritmi simili a quelli del vento e delle percussioni nell’ambiente urbano, sperimentando con queste texture per formare la spina dorsale dell’album. Allo stesso tempo, abbiamo ritenuto importante integrare una dimensione elettronica nella musica, poiché Nicosia non è solo radicata nella tradizione, è anche una città moderna che abbraccia la tecnologia e il cambiamento. Non possiamo dire con certezza come questo si colleghi alle aspirazioni di Nicosia di diventare Capitale Europea della Cultura nel 2030, ma sappiamo che la città è una fonte inesauribile di suoni e ispirazione. Il suo mix di storia, culture e rumori urbani quotidiani crea un paesaggio sonoro che è allo stesso tempo antico e contemporaneo, ed è proprio questa dualità che abbiamo cercato di catturare nell’album».

- La percezione che si ha in Europa della musica cipriota è legata all’Eurovision Song Contest, dove un artista straniero spesso rappresenta l’isola esibendosi in musica pop internazionale. Com’è la scena musicale a Cipro? Ci sono locali, festival? C’è un pubblico musicale significativo?
«La scena musicale a Cipro si è sviluppata in modo significativo negli ultimi due decenni. Quando eravamo adolescenti, c’erano pochissime opportunità di ascoltare musica dal vivo interessante. Il panorama era dominato principalmente dal pop greco mainstream di bassa qualità e, in misura minore, dalla musica tradizionale greca e cipriota. Oggi, tuttavia, la situazione è molto diversa. Molti giovani musicisti di talento studiano all’estero e tornano con idee e influenze fresche, il che ha arricchito enormemente la scena locale. Di conseguenza, Cipro ora vanta un vivace mix di stili: c’è una forte scena jazz e rock, una comunità folk attiva e persino band sperimentali e noise. Diversi festival, soprattutto durante l’estate, sono diventati importanti traguardi culturali, come Fengaros, Windcraft e Afrobanana, che attirano artisti internazionali sull’isola. Oltre a questi festival, ci sono diversi locali che ospitano regolarmente musica dal vivo di generi diversi. Naturalmente, Cipro è un piccolo Paese con poco più di un milione di abitanti e il pubblico è inevitabilmente limitato e spesso si alterna tra un evento e l’altro. Eppure, nonostante le sue dimensioni, c’è una comunità di ascoltatori appassionati, e concerti e festival sono solitamente molto frequentati. Per quanto riguarda l’Eurovision, crediamo che non rifletta la profondità e la diversità dell’attuale scena musicale cipriota. La musica cipriota è molto più varia e autentica».
- Lo Stato sostiene la musica in qualche modo? Quali opportunità avete per promuovere le vostre produzioni all’estero?
«Il sostegno statale a Cipro è purtroppo molto limitato. Come in molti Paesi, le arti non sono apprezzate dal governo nella misura in cui dovrebbero esserlo, e le iniziative culturali sono spesso sottofinanziate. Solo di recente è stato istituito un vice ministero della Cultura con l’obiettivo di sostenere gli eventi culturali e assistere artisti e aziende che desiderano viaggiare all’estero. Sebbene questo sia un passo positivo, nella pratica i finanziamenti disponibili sono minimi e le procedure burocratiche sono spesso oscure. Di conseguenza, la maggior parte degli artisti deve autofinanziare la promozione del proprio lavoro all’estero, il che può rappresentare un onere gravoso, soprattutto per i musicisti emergenti. Ci auguriamo che in futuro lo Stato riconosca il valore dell’investimento nella cultura, non solo come mezzo per sostenere gli artisti, ma anche per rafforzare la presenza internazionale di Cipro e preservare e celebrare l’identità culturale unica dell’isola. Fino ad allora, gran parte della responsabilità ricade sugli artisti stessi, e questo rende ogni risultato ancora più significativo».
