– Nel nuovo album della Tigre di Cremona, “Gassa d’amante”, in uscita il 22 novembre, un brano è firmato dal messinese Luca Tudisca, in arte Lumi. In fuga dai riflettori di “Amici”, ha scelto di fare il busker e cantando in strada ha incontrato Axel Pani, il nipote della cantante…
– «Dopo il talent di Mediaset, se non hai un progetto, se non sei seguito bene, rischi un po’ di perderti. È quello che è successo a me». La risalita con Musicultura e poi il fatidico incontro. Ora il cantautore di Tusa suona per le vie dell’alluvionata Valencia e prepara due progetti
Ha rigettato gli abbaglianti riflettori della televisione, pur essendo arrivato alla sesta puntata di “Amici” nel 2015, ed ha scelto la fioca luce dei lampioni di una strada o di una piazza per palcoscenico. E, proprio su una via di Bergamo, «una domenica di due o tre anni fa», mentre alternava cover di classici a sue composizioni, è stato notato da Axel Pani, figlio di Massimiliano, nipote di Mina. «Ha voluto conoscermi, gli ho detto che scrivevo canzoni. Da lì abbiamo cominciato a sentirci e gli ho mandato alcuni miei pezzi per fargli capire il mio stile», racconta Luca Tudisca, cantautore e artista di strada nato a Sant’Agata di Militello nel 1988 e vissuto a Tusa fino a 19 anni.
Uno di quei brani inviati ad Axel Pani è stato ascoltato dalla nonna, che si è subito innamorata di quella canzone e l’ha voluta interpretare nell’album Gassa d’amante, che esce il 22 novembre. S’intitola Amami e basta e figura accanto a tre tracce firmate da Elisa Toffoli, Francesco Gabbani, Fabio Concato, e altre sei scelte «fra i 5/6mila pezzi all’anno che Mina ascolta personalmente», come rivela il figlio Massimiliano.
Artista PDU, collaboratore di Axel per l’etichetta Zephiro, quindi quasi “vicino di casa” della Nostra Signora della Canzone, Luca Tudisca non si sarebbe mai aspettato di ascoltare una sua canzone dalla Voce. «La canzone l’ho composta un po’ di tempo fa e non l’avevo scritta con l’intento di darla a Mina», dice. «Certo, è una grande soddisfazione poter dare le mie parole, la mia musica, a una interprete così grande. Mi rende orgoglioso sapere che c’è la mia impronta su qualcosa che rimarrà nella storia. Mi auguro che possa diventare un punto di svolta per me e portare qualcos’altro».
Luca Tudisca, in arte Lumi, lo raggiungo telefonicamente a Valencia, un’altra tappa del suo viaggio attraverso le vie e le piazze dell’Europa. Un percorso cominciato suonando in un resort di Isola Capo Rizzuto nel 2014, dove incontra il comico Pintus e Gigi Carretta, che all’epoca aveva fatto “Saremo famosi”. Lo convincono a fare il provino per “Amici”. Che supera a pieni voti. «Non mi aspettavo che fosse una esperienza così intensa e impegnativa», racconta il messinese. «Non sono uno che ama stare sotto i riflettori h24 e lì fondamentalmente era così, però è stato importante perché ho conosciuto Elisa, che quell’anno era la vocal coach, e siamo rimasti in buoni rapporti: ho aperto il suo concerto a Siracusa due anni fa. Alla fine, il bilancio è stato positivo».
Luca si ferma alla sesta serata. In tutti i sensi. Perché «avevo quasi deciso di smettere», confessa. «Dopo un anno intenso ad “Amici”, dopo aver fatto parecchi concerti in estate, ho attraversato una fase nella quale avevo quasi perso la voglia. Più che per le pressioni del successo o della casa discografica, era l’impreparazione ad affrontare il dopo-Amici. Se non hai un progetto, se non sei seguito bene, rischi un po’ di perderti. È quello che è successo a me».
Il disorientamento è breve. Già l’anno dopo, Luca è sul palco di un altro concorso, Musicultura, meno esposto mediaticamente, più legato alla canzone d’autore piuttosto che ai dettami del mercato. Conferma le sue doti, entrando fra gli otto vincitori della XXVII edizione. «Un esito che mi ha ridato entusiasmo e subito dopo ho scritto, insieme a Mauro Simone, un regista che lavora con la Compagnia della Rancia, lo spettacolo teatrale Dialogo, dove ci sono le mie canzoni e due attori in scena. Siamo andati in giro per tutto il Paese con questa messinscena, tantissime repliche. Da lì mi sono di nuovo riacceso: ho capito quello che volevo fare con la musica, cosa volevo scrivere, come lo volevo scrivere».
Individuato l’obiettivo, bisognava imboccare il percorso migliore. Il giovane cantautore siciliano ha scelto quello della strada. «Ho scoperto che l’arte di strada ha un grande fascino e offre la possibilità di suonare, di farti conoscere da diverse persone. È una esperienza importante perché mi permette di vivere, perché se lo fai bene le soddisfazioni a livello economico te le prendi, e poi principalmente è un modo per esprimersi, per farsi conoscere. In strada capisci tante cose, ti metti in gioco, è una realtà molto spontanea e molto diretta, specialmente nel rapporto con chi ti sta ascoltando».
E la strada ha portato Luca a Valencia, proprio nei giorni della tragica alluvione. «Sono arrivato in un momento sfortunato, appena arrivato è successo quello che è successo. Fortunatamente sto in una zona non colpita dall’alluvione, ma la città è ancora sotto shock. Penso che ci vorrà un bel po’ di tempo prima che le cose tornino alla normalità. È stata davvero una tragedia assurda».
In strada Luca prova i suoi pezzi, ma anche va incontro ai desideri di chi ascolta, interpretando in chiave acustica cover di artisti internazionali, da Simon & Garfunkel a Ed Sheeran, o classici della canzone d’autore italiana, da Lucio Dalla a Gino Paoli, da Fabio Concato a Pino Daniele. Prendendo in prestito il titolo di una sua canzone, Luca è un “cantante sottovoce”: molto intimista, soffice, delicato, classico. Nel suo repertorio c’è anche un brano in siciliano, “A tia ci pensa u mari”, ed è anche la traccia più ascoltata. «Fa parte delle tre canzoni che abbiamo lanciato sulle piattaforme streaming come biglietto da visita, per annunciare il progetto», spiega. «Sono brani che mi rappresentano e mostrano la mia essenza come artista. Adesso lavorerò all’album. Di pezzi in siciliano ne ho scritti un bel po’, penso che nel disco potrebbe esserci quello già uscito. Tra l’altro, ho un altro progetto parallelo, quello di scrivere un nuovo spettacolo teatrale, dove ci sarà parecchia Sicilia».
Per un ragazzo come te, per un giovane della Generazione Z, Mina può ancora essere un’icona o è un fantasma?