– Dopo quasi cinque anni sulla cresta dell’onda, i percorsi dei due siciliani prendono strade diverse. Un album e un tour (il 5 gennaio a Palermo) con l’orchestra per un arrivederci
– «Non siamo autori di canzoni usa e getta, noi ci teniamo al peso delle parole. Oggi escono troppi singoli, per noi invece la scrittura di un brano ha bisogno delle pause, è qualcosa di fisiologico»
Colapesce e Dimartino. Gemelli eterozigoti. Diversi. Divisi da un anno di età (più giovane il primo, 41 anni). Entrambi siciliani: siracusano di Solarino Lorenzo Urciullo, palermitano di Misilmeri il secondo, che usa il cognome come nome d’arte. Accomunati da ascolti e letture identiche. Entrambi innamorati di Lucio Battisti: Dimartino del primo, quello con Mogol, Colapesce del secondo, quello della svolta con Pasquale Panella. «Ci piacciono le canzoni che mettono a disagio, quando arriva un elemento di disturbo mette in soggezione chi ascolta ma ne cattura l’attenzione. Ecco il motivo per cui amiamo Pasquale Panella, autore imprevedibile che in un’intervista ha detto che la sua intenzione era “togliere Battisti dai falò”. Geniale. Noi amiamo moltissimo lavorare con le parole, vogliamo combinare testi e musiche mai banali. Il nostro caro angelo è un disco che a quei tempi, parliamo degli anni Settanta, aveva un suono internazionale. Per questo motivo anche noi ci scolleghiamo dalla produzione italiana, calandoci in atmosfere musicali d’oltre Manica».
Strade parallele che si sono incrociate sotto a un palco «a cantare un brano di Renzo Arbore nella casbah di Mazara del Vallo. Circa dieci anni fa». Amici, e non solo. Perché già prima di aprire la premiata ditta Colapesce & Dimartino, i due avevano scritto a quattro mani: Totale, strappata a Luca Carboni al quale era destinata, Lo stretto necessario, di Levante featuring Carmen Consoli, uno dei successi radiofonici dell’estate 2019, e Bravi a cadere, il singolo portante di Persona, l’album di Marracash che è stato in vetta a tutte le classifiche.
Dalla fine del 2019 hanno intrapreso un percorso in comune. Cinque anni sulla cresta dell’onda: due album, I mortali e Lux Eterna Beach, due Festival di Sanremo – nel 2021 con Musica leggerissima, “Premio della Sala Stampa Radio TV-Web – Lucio Dalla” e tormentone estivo, nel 2023 con Splash -, un film La primavera della mia vita e l’album-colonna sonora con lo stesso titolo, due tour, uno dei quali in piena pandemia.
Una storia che giunge al suo capitolo finale, anche se – alla Franco Califano – non si esclude il ritorno. L’amicizia resta, nessun litigio. «Con Antonio abbiamo la fortuna di essere grandi amici prima che collaboratori», sottolinea Colapesce. «Abbiamo condiviso tantissime giornate e nottate. Per me il nostro momento più significativo è stato il primo Sanremo e non solo per il successo di Musica leggerissima. Eravamo in piena pandemia e suonare davanti ai palloncini che sostituivano il pubblico ha confermato un legame indelebile. Anche il tour dell’estate successiva, che fu tra i pochi tour nel vero senso della parola di una stagione molto dolorosa, con le sue tante restrizioni obbligatorie, con i suoi tanti drammi e disagi. Anche se è un ricordo malinconico quel ricordo me lo porterò dietro per sempre. Siamo stati davvero fortunati io e Antonio».
All’alba del 2025, per evitare di andare a sbattere nella crisi del settimo anno, hanno deciso di separare le loro strade. «Sicuramente ci prenderemo una pausa dopo questo percorso che dura da quattro anni. Abbiamo fatto tre dischi, un film, abbiamo bisogno di respirare però non sappiamo cosa succederà con le nostre carriere da solisti, non c’è ancora un progetto specifico», dice Colapesce, che nel frattempo si è dedicato alle colonne sonore, componendo quella per Iddu – Sicilian Letters, il film di Fabio Grassadonia e Antonio Piazza con Elio Germano e Toni Servillo sulla latitanza del boss mafioso Matteo Messina Denaro. Gli fa eco Dimartino: «Scriviamo entrambi canzoni quindi magari faremo dei dischi solisti e poi magari ci rincontriamo, non si sa. Il nostro rapporto è veramente basato su “vedere, fare”».
«È una pausa come ha detto Lorenzo», ribadisce Dimartino. «Sicuramente per scrivere ci vuole una pausa. Oggi escono troppe canzoni, per noi invece la scrittura di un brano ha bisogno delle pause, sono fisiologiche». «Noi ci teniamo alle nostre canzoni, al peso delle parole», aggiunge il siracusano. «Ci vuole tempo per comporre, noi non siamo autori di canzoni usa e getta».
Per dirsi arrivederci, hanno voluto fare le cose «in grande», come dicono loro. Una sorta di ultimo valzer, un’ultima serie di sei concerti con orchestra nei teatri tra dicembre 2024 e gennaio 2025 (sotto le date) e un disco, Archi, ottoni e preoccupazioni – Dal vivo, con orchestra, pubblicato venerdì scorso, registrato il 28 giugno 2024 a Lugo di Romagna con l’Orchestra La Corelli diretta da Davide Rossi (Coldplay), che ha curato anche gli arrangiamenti dei pezzi. Disco e tour rappresentano un modo per raccontare i brani dei due album in studio di Lorenzo e Antonio – I Mortali e Lux Eterna Beach – in una chiave diversa e sorprendente, celebrando il percorso artistico intrapreso dagli artisti alla fine del 2019.
Il titolo dell’album – Archi, ottoni e preoccupazioni – Dal vivo, con orchestra – riporta alla mente quello di un divertente e fantastico film Disney degli anni Settanta, Pomi d’ottone e manici di scopa. Che, guarda caso, è la storia di un’amicizia (fra una strega e tre ragazzini) e di uno strumento (il magico pomo di ottone di un letto) attraverso cui viaggiare nel tempo e nello spazio. Anche Colapesce e Dimartino sono stati protagonisti di un viaggio meraviglioso fra lune arabe e Lux Eterna Beach sulle ali di una musica leggera, anzi leggerissima, ma non superficiale.
Un itinerario, in versione sinfonica, tra canzoni che raccontano il quotidiano e l’esistenziale – da 30.000 euro a Ragazzo di destra – con ironia e poesia, ora elevate da un’orchestra che dà loro nuove ali. Il risultato, uno spettacolo cucito sapientemente per esaltare testi e melodie in una veste orchestrale inedita. Il sound fortemente identitario della coppia si arricchisce, in questo album “live”, di nuovi colori grazie agli arrangiamenti orchestrali curati da Davide Rossi, celebre per le sue collaborazioni con artisti come Coldplay, Depeche Mode e Goldfrapp.
«Per un cantautore vedere i suoi pezzi suonati da un’orchestra è forse il traguardo più importante perché le canzoni assumono un’altra dimensione, una tridimensionalità che quando le hai scritte non avevano», commenta Dimartino. «Ci siamo divertiti tantissimo nelle prove e l’altra sera sul palco del Teatro Orfeo di Taranto, quindi siamo molto contenti. Le canzoni mantengono la loro immediatezza ed il loro significato anche quando le fai in modi diversi». «La scelta dei brani e la gentilezza», secondo Colapesce i segreti della simbiosi fra il loro repertorio e l’Orchestra della Magna Gracia che li ha accompagnati nelle prime tappe del tour a Taranto, Bari e Matera.
Si cambia a Palermo, dove saranno accompagnati dall’Orchestra del Conservatorio Scarlatti per il concerto che terranno il 4 gennaio 2025 al Politeama Garibaldi. Il testimone passerà poi all’ Orchestra Arcangelo Corelli per le date del 17 gennaio al Teatro Dal Verme di Milano e del 18 gennaio al Teatro Comunale di Carpi, dove calerà il sipario sulla Premiata Ditta Colapesce & Dimartino.