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LUDOVICO EINAUDI: viaggio fra i ricordi d’infanzia

– Tredici ritratti musicali compongono “The Summer Portraits”, il nuovo lavoro del pianista torinese nel quale esplora temi dell’innocenza infantile, delle vacanze estive e dei traumi familiari. Un ritorno a timbri e sonorità orchestrali 
– «Continuo a fare quello che sento. La mia visione è ciò che mi connette con le persone che ascoltano. Questa è la cosa più importante per me». Un brano dedicato al nonno materno che si rifiutò di suonare per il governo fascista 

«L’anno scorso ho trascorso le mie vacanze estive in una casa su un’isola del Mediterraneo», racconta Ludovico Einaudi. «La prima cosa che notai salendo al primo piano era che le pareti delle camere da letto erano decorate con tanti piccoli quadri a olio che ritraevano angoli e vedute della natura circostante. Fiori, alberi, vedute più ampie del bosco con il mare in lontananza. Riflettevano tutti una certa vitalità solare che mi trasmetteva allegria. La cosa mi incuriosì e dopo un po’. Indagando, venni a sapere che questi quadri erano stati dipinti a metà del secolo scorso da una aristocratica signora romana che passava lunghi periodi d’estate in quella casa con la sua famiglia. Così ho cominciato a pensare alle mie estati, a quell’arco di tempo in cui la mia vita era strettamente legata ai sensi e alle emozioni, quando i giorni erano lunghi come mesi e i mesi come anni, e ogni giorno era un’esperienza in cui la natura ne era parte fondamentale, noi stessi eravamo natura. Questo album è dedicato a questo, il ritratto di quel tempo per tutti noi infinito e meraviglioso».

Tredici i ritratti musicali che compongono The Summer Portraits, diciassettesimo lavoro del pianista pubblicato dalla Decca Records. Pochi conoscono il suo viso, molti si sono appassionati alle sue note, tutti le hanno sentite almeno una volta, se non nei suoi concerti, in una colonna sonora o nel sottofondo di uno spot. Definire la sua musica “classica contemporanea” o cercare di chiuderla in una categoria come “minimalismo”, “ambient”, “pop”, è la cosa che lo irrita di più. Per il resto lui, 69 anni, torinese di nascita e milanese per scelta, sembra più incline al sorriso: «Io credo nelle emozioni che la musica suscita, tutto qui». Certo, dall’uscita nel 1996 del suo primo cd Le onde, accolto con 38 copie prenotate e 15.000 vendute in poche settimane, c’è un successo che non si è più fermato: Eden RocI giorniUna mattinaDivenireIn a Time Lapse, i sette capitoli di Seven Days WalkingUnderwater solo per citare alcuni dei titoli. 

Ludovico Einaudi (foto Mary McCartney)

Il suo lavoro ha attraversato non solo le sale da concerto ma anche il cinema, con colonne sonore acclamate per film di Roberto Andò, Giacomo Campiotti, Nanni Moretti, Giuseppe Piccioni, o come This Is England (2006) vincitore del Bafta di Shane Meadows e The Father (2020) di Florian Zeller, con Olivia Colman e Anthony Hopkins. E poi la Notte della Taranta nel 2010. Un costante e sempre maggiore riconoscimento in Italia, travolgente in Inghilterra, Germania, Giappone, dove il suo nome è ormai collocato tra le star della musica contemporanea. Il suo singolo Adieu, pubblicato nel gennaio 2024, ha battuto tutti i record con 2,5 milioni di stream in un solo giorno ed è diventato la traccia classica più veloce di tutti i tempi. Einaudi trascende le generazioni e ora ha superato i 39 miliardi di stream globali su tutte le piattaforme, riaffermando il fascino diffuso della sua musica a livello globale.

The Summer Portraits è forse il suo lavoro più personale. Esplora temi dell’innocenza infantile, delle vacanze estive e dei traumi familiari. Un album che segna un ritorno da parte del pianista e compositore a timbri e sonorità orchestrali. Alcuni dei tredici ritratti musicali sono stati registrati negli studi di Abbey Road, con la partecipazione del violino barocco di Théotime Langlois de Swarte e gli archi della Royal Philharmonic Orchestra, diretta da Robert Ames. Altri sono stati registrati nello studio di Dogliani, sulle colline delle Langhe, con i musicisti che collaborano con Einaudi da molti anni, ovvero Federico Mecozzi al violino e alla viola, Redi Hasa al violoncello e il polistrumentista Francesco Arcuri. «Quest’opera rappresenta un viaggio nostalgico nelle estati degli anni ‘50 e ‘60, evocando ricordi d’infanzia e atmosfere estive attraverso tredici composizioni inedite», commenta ancora il pianista e compositore. 

La copertina dell’album

Nella scaletta del nuovo album ci sono anche il singolo Rose Bay, il cui titolo è dedicato al sobborgo di Sydney dove il nonno materno di Einaudi, Wando Aldrovandi, un direttore d’orchestra di alto livello che si è esibito davanti a Puccini. Negli anni Trenta si rifiutò di suonare per il governo fascista italiano e se n’è andato per protesta. La sua partenza, quando la madre di Einaudi aveva solo 12 anni, ha lasciato un buco al centro della famiglia. Aldrovandi scrisse lettere ai suoi figli, inviò cappotti e scarpe in inverno, ma non li vide più. «Sono cresciuto con l’immagine di questa persona che non ho mai visto», condivide Einaudi. «Per mia madre, la musica era legata alla perdita di suo padre, quindi c’era una connessione molto forte e sentimentale quando suonava il pianoforte, era un modo di comunicare con il padre che non vedeva mai più».

È stata la madre «che suonava al piano le musiche popolari francesi» a contagiargli la passione per la musica. Mentre le sorelle «mi hanno fatto scoprire i Beatles e Jimi Hendrix e che mi hanno formato, come tutte le persone cresciute in quel periodo». «La mia musica ha la forma della struttura classica, dalla quale ho imparato la capacità di scrivere», spiega. «Ma il linguaggio contiene elementi armonici, ritmici e melodici che sono tipici della musica popolare».

La lieve Jay dal sapore orientale, l’ondeggiante Punta Biance, lo struggente duetto piano e viola nell’omaggio a Maria Callas, sono altri piccoli gioielli di questo lavoro, senza dimenticare il coinvolgente crescendo del singolo Pathos, accompagnato da un video girato dallo stesso Einaudi per una sorta di inno alla forza e alla bellezza del mare. «Ero su una barca e il sole bruciava su di me, gli spruzzi e le onde d’acqua mi toglievano il respiro. Ho voluto catturare quell’energia pura degli elementi, la potenza drammatica e maestosa della natura», spiega l’artista. 

La sua musica è stata a lungo ammirata per la sua capacità di evocare emozioni potenti, ma ha anche attirato critiche per essere «troppo populista» o eccessivamente accessibile, critiche che il compositore respinge con determinazione. «Continuo a fare quello che sento. La mia visione è ciò che mi connette con le persone che ascoltano. Questa è la cosa più importante per me».

Sul fronte del live, Einaudi è attualmente impegnato con il calendario di un lungo tour mondiale che dall’Europa farà poi rotta verso Thailandia, Corea del Sud, Giappone e poi di nuovo verso il vecchio continente, con una tappa anche a Roma, dal 12 al 18 giugno, all’Auditorium Parco della Musica. In occasione dei settant’anni del compositore, poi, a settembre verrà pubblicato anche il libro Ludovico Einaudi (1955) – La musica, le origini, l’enigma, firmato dal giornalista Enzo Gentile che con l’artista vanta una lunga frequentazione, fin dagli anni Ottanta, prima dell’affermazione di Einaudi come compositore e concertista.

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