– Dal 23 giugno al 15 dicembre la mostra “Scolpire gli Elementi” dell’artista pastore che mutò le pecore in stelle costruendo il Teatro Andromeda sui Monti Sicani. L’allestimento è ospitato dalla Fondazione La Verde La Malfa – Parco dell’Arte a San Giovanni la Punta (Ct)
– L’archiscultore: «L’arte per me deve necessariamente coincidere con il lavoro su sé stessi, che equivale a dire, alla propria vita, e le opere esposte ne sono una quintessenza». «Lo studio, la poesia, gli incontri, la disciplina hanno risvegliato il mago dentro il pastore», commenta Daniela Fileccia, che ha selezionato le opere
Cresciuto in un mondo di pastori, l’archiscultore Lorenzo Reina ha mantenuto il rapporto con le sue origini, con la sua terra, nel suo percorso artistico che lo ha portato alla creazione di quel Teatro Andromeda che sui Monti Sicani è diventato una delle meraviglie della Sicilia famosa in tutto il mondo. Un teatro conformato alla natura che contiene nel suo disegno l’idea dell’ovile arcaico, il tèmenos sacro, «dove le pietre venivano incastrate, lasciandosi guidare solo dall’occhio per individuare il lato di posa più adatto alla statica costruttiva», spiega l’artista di Santo Stefano Quisquina nel libro di Lauretta Colonnelli che racconta la storia dell’artista pastore che mutò le pecore in stelle.
Anche nelle sculture che Reina conserva dentro il museo, il legame con la natura e con il passato di pastore è strettissimo. Otto di queste saranno ospitate dal 23 giugno al 15 dicembre dalla Fondazione La Verde La Malfa – Parco dell’Arte, in occasione del suo XVI anniversario. Intitolata “Scolpire gli Elementi”, la mostra è curata da Daniela Fileccia e promossa e ideata dal presidente della Fondazione Alfredo La Malfa e da Dario Cunsolo, con il patrocinio del Comune di San Giovanni la Punta (Catania).
«Le otto opere della mostra sono state selezionate dalla curatrice e storica dell’arte Daniela Fileccia, che ne ha individuato le tematiche e il filo conduttore nella disamina critica», spiega Lorenzo reina. «I lavori scelti fanno parte della collezione privata custodita nel mio museo personale, una torre ottagonale di ascendenza federiciana, dove contenuto e contenitore si fondono in un percorso indivisibile. Le opere trattano il processo alchemico della trasmutazione degli elementi attraverso il loro accostamento e opposizione, spesso conflittuale, ma che risolve o coagula in unità e catarsi la materia scolpita. L’arte per me deve necessariamente coincidere con il lavoro su sé stessi, che equivale a dire, alla propria vita, e le opere esposte ne sono una quintessenza».
A descrivere l’essenza del portato creativo dell’artista sono le parole di Daniela Fileccia, curatrice della mostra: «La natura contemplativa di Lorenzo Reina e il quotidiano contatto con la natura gli hanno permesso di affinare i sensi e amplificare le sue percezioni. Lo studio, la poesia, gli incontri, la disciplina hanno risvegliato il mago dentro il pastore. Questa mostra vuole andare alla sorgente che ha alimentato l’energia creativa di un archiscultore in grado di accordare gli elementi nell’unico suono dell’origine. Il Teatro Andromeda è un tempio solare in cui si manifesta la quintessenza eterica di terra, acqua, fuoco e aria. Le sculture sono scrigni energetici che nutrono il Teatro, sono immagini cosmiche che dischiudono l’immaginazione creativa, sono strumenti accordati alla musica delle sfere».
Occorre infine sottolineare, come sostiene Alfredo La Malfa, che la mostra può essere letta come un richiamo per l’uomo di oggi a riabbracciare il vero significato della vita. Per il presidente della Fondazione La Verde La Malfa – Parco dell’Arte l’esposizione vuole mostrare della vita «non solo gli “Elementi”, ma anche come sia necessario vivere per essi, ripensarli sempre come richiamo all’origine di senso di tutto. Lorenzo Reina non è, pertanto, un semplice artista e la sua opera non si può leggere soltanto attraverso una semplice critica d’arte, è qualcosa di più. Ricollego la sua figura agli antichi profeti-filosofi che, agli albori dell’Occidente, richiamavano l’attenzione degli umani per costruire misteriosi ponti di senso fra il divenire e il mistero racchiuso nell’Infinito».
La mostra sarà inaugurata domenica 23 giugno alle ore 17.45 (ingresso gratuito). Per l’occasione è stato realizzato un catalogo che, corredato dalle immagini delle opere di Lorenzo Reina, oggetto dell’esposizione, propone un testo critico della curatrice Daniela Fileccia. Inoltre, per meglio illustrare la figura dell’artista, il catalogo proporrà altri due scritti, uno dello storico e critico d’arte Giorgio Agnisola e l’altro degli architetti Agostino De Rosa e Alessio Bortot. Giorgio Agnisola interverrà nel corso del vernissage che sarà allietato da alcuni momenti musicali curati dall’arpista e cantante Ginevra Gilli e dal cantautore Libero Reina.
La mostra sarà visitabile dal 24 giugno al 15 dicembre su prenotazione e a pagamento (il biglietto d’ingresso costerà 10 euro e consentirà l’accesso a tutti gli spazi espositivi della Fondazione).