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L’Italia candida “Vermiglio” agli Oscar

– Il film di Maura Delpero sulla scia del Leone d’argento vinto a Venezia 81 è stato preferito a “Parthenope” di Sorrentino
– Il perché della mancata designazione diC’è ancora domani” di Paola Cortellesi, lo scorso anno campione d’incassi

A Venezia 81 ha ricevuto il Leone d’argento – Gran Premio della giuria per il suo Vermiglio. Ma più del premio, a meravigliare Maura Delpero è stata «l’unanimità del giudizio sul film,  non penso che l’aspetto dell’italianità sia stato fondamentale». A confermare quel giudizio arriva la designazione da parte dell’Italia alla selezione per l’Oscar per il miglior film internazionale. 

Maura Delpero è felice certamente e anche saggia però. «Sono una outsider, insieme a Vermiglio ci saranno film meravigliosi da tutto il mondo ed è difficile dire come finirà, ma io vado avanti sapendo di aver lavorato sodo, di essere serena, di avere tanti feedback positivi dagli spettatori. Ho vissuto come donna, estranea al mondo del cinema, limitazioni tremende e guadagnato però un mio baricentro. Ringrazio Sorrentino per la generosità delle sue parole».

Entrerà nella short list il 17 dicembre? È quello che hanno ritenuto i membri della commissione di selezione che hanno indicato Vermiglio a rappresentare l’Italia agli Oscar dopo circa un’ora e mezzo di discussione. 

Le motivazioni della scelta e le reazioni

Una sorpresa? I giochi, rispetto al favorito della vigilia ossia Parthenope di Paolo Sorrentino, già premio Oscar per La Grande Bellezza e già in nomination nel 2022 con È stata la mano di Dio, hanno iniziato a cambiare la notte dei leoni il 7 settembre, quando all’indipendente Delpero è andato il secondo premio. Come potevano i commissari non tenere conto del Gran Premio della giuria? Lì Vermiglio ha messo il turbo e le voci che oggi ce l’avrebbe fatta hanno cominciato a girare.

Certo, resta l’amarezza per C’è ancora domani, visto il grande successo avuto nel corso dell’anno. Esordio alla regia di Paola Cortellesi, il film ha vinto sei David di Donatello, è stato il film italiano di maggiore incasso dell’anno e tra i cinque film italiani col miglior risultato al botteghino di sempre, oltre ad avere avuto un’ottima accoglienza anche all’estero. La motivazione in realtà è semplice: C’è ancora domani era già stato valutato (e scartato) nel 2023. All’epoca la commissione preferì Io Capitano di Matteo Garrone, selezionato poi per la cinquina finale della notte degli Oscar 2024.

Con eleganza Paolo Sorrentino spegne subito a caldo eventuali polemiche e commenta: «Sono molto contento che l’Italia abbia scelto Vermiglio e lo dico con assoluta sincerità. È un ottimo film e io auguro a Maura Delpero un lungo e bel cammino in questa avventura memorabile che è la corsa all’Oscar». Una corsa a tappe: dopo il 17 dicembre, che è la prima meta, il 17 gennaio c’è l’annuncio delle nomination, mentre la cerimonia di consegna degli Oscar si terrà a Los Angeles il 2 marzo 2025. 

La regista e il film

Nata a Bolzano, studi a Bologna, Maura Delpero si dichiara «autodidatta». Cresciuta «bulimicamente con i film della Cineteca di Bologna»,  ha vissuto in Francia, parla cinque lingue e ora vive tra Italia  e Argentina, a Buenos Aires con il marito attore argentino e la  figlia piccola, presente in una scena di Vermiglio.

La regista che ha realizzato Vermiglio, coproduzione  Italia-Francia-Belgio, anche con la neonata società Cinedora di  cui è fondatrice, con appena 4 milioni di budget, rivendica la  sua idea di cinema «autentico», «indipendente». Fa riferimento ad Olmi, a Vittorio De Sica, a Tarkovskij e a Michael Haneke. Racconta la storia di una ragazza che nell’ultimo anno della  seconda guerra mondiale nel paesino di montagna di Vermiglio in  Val di Sole, in una grande famiglia con un patriarca a dare gli  insegnamenti e le regole (il maestro del paese Tommaso Ragno), si innamora di un soldato disertore rifugiato lì e resta incinta. E  così per un paradosso del destino il paese perde la pace, nel  momento stesso in cui il mondo ritrova la propria.    

Un film in dialetto, per il quale Delpero ha scelto una ad una le comparse conosciute sul posto in un lavoro preliminare  lunghissimo, è un film lontano dai modi consueti di girare. Un  cinema difficile? «Non ho consapevolezza di quanto sia difficile, per me invece è facilissimo. Ho grande fiducia nello spettatore  attento, attivo. Non demonizzo il cinema intrattenimento, sia  chiaro, ma io stessa non vado al cinema per essere presa per  mano, ma per sentire l’esperienza creativa che c’è dall’altra  parte, è cercare emozioni del cuore e della mente». 

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