Dalla musica alla televisione, dalla tecnologia alla moda, dall’Oriente un’ondata travolgente che cavalca i social media e le piattaforme streaming. Luci e ombre
Fino agli anni Sessanta la Corea del Sud aveva un PIL pari a quello del Marocco e nessun prodotto materiale o culturale da offrire. Oggi è diventata un gigante nell’industria automobilistica, nella tecnologia e nella cultura. In pochi decifrarono il segnale sonoro arrivato da Oriente dieci anni fa con Gagnam Style del rapper Psy. Nessuno, prima di allora, aveva sentito una canzone coreana. Fu accolto con ilarità, eppure il ritornello e, soprattutto, la danza, senza la spinta di Tik Tok ancora da inventare, conquistarono l’Occidente e il video raggiunse per la prima volta al mondo il tetto di un miliardo di visualizzazioni (tuttora è il decimo video più visto in assoluto sulla piattaforma YouTube).
Quasi negli stessi anni, era il 2013, a Seul facevano i loro primi passi i BTS, conosciuti anche come Bangtan Boys. La boy band sudcoreana in pochi anni s’impone sul mercato locale e comincia a diffondere in America il verbo del K-pop – una mistura di hip-hop e pop patinato molto ballabile -, conquistando nel 2017 la vetta della Billboard 200. Nel 2020 e nel 2021 i BTS diventano gli artisti che hanno venduto più dischi a livello mondiale.
Una invasione culturale non solo attraverso suoni e ritmo, ma anche con le immagini. E non solo videoclip. Nel 2019 a conquistare la palma d’oro al Festival di Cannes è Parasite, diretto da Bong Joon-ho, primo film sudcoreano ad aggiudicarsi il prestigioso riconoscimento e primo film sudcoreano a venire candidato ai Premi Oscar, vincendone quattro, tra cui quello per il miglior film. E l’ultima serie tv di maggiore successo nel mondo è stata Squid Game, con 1,54 miliardi di ore visualizzate solo nel primo mese di programmazione.
Come cantano i BTS nella canzone Yet to come, «il meglio deve ancora venire». Tant’è che a distanza di poche settimane dall’annuncio della loro pausa che avrebbe portato Jin, Suga, J-Hope, Jimin, V, RM e Jungkook ad allontanarsi per qualche tempo per dedicarsi alle relative carriere soliste, la boy band di Seul torna a far parlare di sé per aver firmato un accordo con Disney+ che prevede la realizzazione di ben tre show che li vedranno protagonisti sulla piattaforma di streaming.
“Streaming”, è questa la parola magica. Perché i BTS come Squid Game sono espressione di una cultura globale diffusa sulla scia di Spotify e di Netflix. Figuriamoci gli sfracelli che avrebbe fatto Psy con Gagnam Style se avesse potuto contare su Tik Tok (social network cinese). Tutto è davvero esploso con la pandemia, quando le persone erano a casa. Un successo arrivato nonostante il silenzio dei mass media, attraverso le piattaforme o con il passaparola dei fan, che diventano essi stessi agenti attivi per i loro idoli.
Oggi la “Korean wave” è diventata uno tsunami che influenza la musica, la televisione, il cinema, la tecnologia, i fumetti, l’industria cosmetica e l’industria della moda. Sulle strade italiane si muovono sempre più veicoli Hyundai, Kia e Ssangyong, tutti marchi sudcoreani. Nei salotti guardiamo televisori Samsung, telefoniamo con cellulari Samsung. Nelle cucine usiamo frigoriferi Samsung. Le piattaforme web sono state importanti anche per la diffusione dei manhwa, fumetti made in Sudcorea. Sulle passerelle di Celine, Dior, Saint Laurent e Chanel sfilano Lisa, Jisoo, Rosé e Jennie, ovvero le quattro componenti della band tutta al femminile delle Blackpink. I BTS sono “ambassador” di Louis Vuitton e Lee Jung-jae di Squid Game è stata “arruolata” da Gucci. Il successo dei BTS è stato tale che i membri sono diventati gradualmente soggetti politici. Sono stati invitati all’Onu, hanno avuto diversi incontri con l’ex presidente Moon, recentemente sono andati a incontrare Joe Biden alla Casa Bianca.
Ma non tutto ciò che luccica è oro. Dietro questa facciata di sorrisi, paillettes e successi internazionali, si nasconde una realtà conservatrice, restrittiva, bigotta, estremamente selettiva, dalla mentalità molto chiusa e dove gli stereotipi di bellezza regnano sovrani e l’inclusività è un concetto ancora sconosciuto. La selezione dei giocatori in Squid Gamedescrive molto meglio di quanto si pensa la società sudcoreana attuale, dove i suicidi sono molto diffusi fra i giovani e la censura regola i contenuti televisivi o cinematografici, come accaduto con alcune scene di Bohemian Rhapsody, il biopic su Freddie Mercury, tagliate perché «avrebbero messo in imbarazzo» alcune persone durante la visione del film.
Nel video pubblicato dai BTS per annunciare una pausa nell’attività di band, i sette ragazzi di Seul appaiono in lacrime, parlando sinceramente delle loro difficoltà legate all’esaurimento, argomento di non facile discussione in Corea del Sud. Da dieci anni RM, Jin, Suga, J-Hope, Jimin, V e Jungkook hanno condotto una esistenza in comune, ma adesso hanno cominciato ad apprezzare la vita da single. Quando sei in un gruppo in Corea del Sud, l’io scompare, è il gruppo che domina. Tornare a essere individui è forse anche autorizzarsi, ad esempio, a sposarsi, ad avere figli. Arrivano momenti in cui potrebbero voler affrontare tutto questo. È venuta l’ora di affrontare il passaggio all’età adulta, non sono più bambini. E devi essere in grado di emanciparti un po’, anche per tornare insieme come gruppo.
Insomma, alla fine, gli stili di vita occidentali sono sicuramente più attraenti.