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Lampedusa, Gaza e la retorica di Baglioni

– Sabato sera nell’isola delle Pelagie l’unica data gratuita del “Grand tour La vita è adesso” costata 800mila euro alle istituzioni siciliane. Ospitiamo l’amaro commento di chi vive lì tutto l’anno: il cantautore Giacomo Sferlazzo

«Beffarda», secondo Caterina Greco, ex direttrice del museo Salinas, la pubblicità del concerto di Claudio Baglioni sabato sera a Lampedusa come l’unica data gratuita del Grand tour La vita è adesso: «Senza biglietti di ingresso, ma al prezzo dei 711.393,44 euro». Che, arrotondati con l’iva e altre spese organizzative, sono diventati 800mila euro. L’associazione Obiettivo Pelagie ha parlato di cifra «eccessiva per un comune che avrebbe altre priorità», come la manutenzione stradale, il sostegno agli studenti fuori sede o la ristrutturazione della guardia medica di Linosa. E ci sono state anche delle divisioni nelle associazioni pro-Palestina nell’affidare un messaggio al “divino Claudio”, che si è badato bene di leggere, puntando sulla sua consueta retorica di vecchio stampo democristiano. D’altronde, anche il suo festival O’Scià, dedicato al dialogo tra popoli e culture nel cuore del Mediterraneo, era stato oggetto di critiche e polemiche. Iniziative forse remunerative per un turismo mordi e fuggi (e per questi motivi ben foraggiate), ma senza alcun fine sociale.

La chiusura con i fuochi d’artificio del concerto di Claudio Baglioni sabato sera a Lampedusa

Ospitiamo un articolo di Giacomo Sferlazzo, agitatore culturale e artista poliedrico, estremo difensore delle tradizioni e della cultura di Lampedusa e da tempo impegnato nel riportare nella sua isola la speranza, il sogno e la vita.

Giacomo Sferlazzo

So che quanto scriverò non sarà condiviso dalla maggioranza dei lampedusani e che da molti sarà criticato. Io non cerco l’approvazione e il consenso di nessuno, ma con i miei limiti cerco la verità e la giustizia cercando di metterle prima di ogni altra cosa come mi hanno educato i miei genitori. Ed è per questo che devo fare delle precisazioni. Sono con tutti coloro che manifestano contro lo sterminio in atto a Gaza ed in questo momento (come fu per la solidarietà ai migranti in anni passati), sull’isola chi manifesta per la Palestina è un gruppo fatto per la maggioranza da persone che vivono a Lampedusa, ma che non sono lampedusane e con cui sono entrato in dialogo. 

Quando è stata avanzata l’ipotesi di inviare la lettera su Gaza a Baglioni io mi sono espresso contrariamente perché negli anni ho visto quello che Baglioni ha rappresentato dai suoi palchi sulla questione delle migrazioni e cioè una rassicurante e vuota retorica. D’altronde come si può essere netti e condannare il genocidio in corso a Gaza quando si è finanziati da un governo che ancora oggi collabora con i sionisti?  Come poteva Baglioni avere una posizione critica sulle migrazioni quando a finanziarlo erano coloro che mantenevano in piedi un sistema che impedisce canali d’ingresso regolari e militarizza le frontiere? 

La prima edizione di “O Scia’” avviene subito dopo l’imposizione del centro di detenzione per migranti a Imbriacola e in concomitanza della medaglia d’oro al valore civile ai lampedusani. Entrambe le azioni servirono a silenziare le proteste e a mandare un messaggio all’esterno di una comunità che era d’accordo su quanto stava accadendo sull’isola. Anche nel 2009 dopo enormi proteste nessun accenno sul palco di Baglioni sulla volontà del governo Berlusconi e dell’allora ministro Maroni di costruire un CIE a Lampedusa e delle manifestazioni della comunità. Nel 2011 lo stesso. 

Ma c’era e c’è una parte di comunità, forse la maggioranza, che dei migranti, della militarizzazione dell’isola, della Palestina e della verità non gliene frega assolutamente nulla. Baglioni lo sa bene questo. Baglioni ama veramente Lampedusa. Non solo ha trovato qui un mare unico al mondo, ma ha trovato anche un modo per drenare soldi pubblici, come fanno tanti altri ma in una scala più grande. D’altronde Baglioni in Italia è ancora oggi uno dei cantanti più amati e più ammanicati di sempre. Ognuno ama la musica che vuole e promuove la musica che vuole, ma il fatto di utilizzare l’isola e le migrazioni per ottenere soldi pubblici senza dire mai nulla sulle questioni cruciali sa molto di opportunismo. E questo vale per la destra quanto per la sinistra. Ma, ripeto, ai più va bene così. D’altronde sono proprio le persone più intolleranti a volere i premi per l’accoglienza, le stesse che hanno contribuito a creare un sistema di invisibilità dei migranti, quelli che “basta che non si vedono”, quelli che collaborano e che ricevono profitto dall’indotto della militarizzazione e della presenza dell’hotspot. Quelli che si deve scendere a compromessi perché tanto il governo è sempre più forte. L’importante è l’immagine, l’apparenza, la pubblicità. Debord docet. 

Oggi la storia si ripete, ma con il dramma di un genocidio in corso in diretta mondiale. Con questo non voglio dire che chi ama la musica di Baglioni è necessariamente allineato con certe dinamiche, ma, in termini generali le operazioni di Baglioni sono rassicuranti spot per chi fa turismo e per i governi che mettono in atto politiche e pratiche che personalmente condanno. 

Mentre l’isola continua il suo processo di resa a essere terra di frontiera, militarizzata, la massa viene anestetizzata con l’intramontabile “panem et circenses”.

2 Comments

  • Mario Annino Settembre 29, 2025

    Finalmente una voce fuori dal coro dei prezzolati giornalisti che fanno da codazzo alla popstar

  • Salvatrice Settembre 29, 2025

    È stato un pessimo concerto, lui stonato e a dire parole trite e ritrite sulla guerra

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