Immagini

L’ABBAGLIO dell’impresa dei Mille

Il regista Roberto Andò schiera nuovamente il tridente  Toni Servillo-Salvo Ficarra-Valentino Picone e dal Pirandello de “La stranezza” passa a Garibaldi: nelle sale da giovedì 16 gennaio
L’attore napoletano: «Il film pone interrogativi, non racconta la storia con la grancassa del trionfalismo, del come eravamo, fa risuonare potentemente domande che ci riguardano ancora oggi»

Da Pirandello a Garibaldi, Roberto Andò conferma la squadra vincente di La stranezza e nel nuovo film, L’abbaglio, riunisce ancora una volta il formidabile trio formato da Toni Servillo, Salvo Ficarra e Valentino Picone per raccontare, tra comicità e dramma, uno snodo cruciale della nostra storia: l’impresa dei Mille. 

Ispirandosi a una vicenda reale, ma opportunamente rielaborata dalla fantasia, il regista segue il viaggio delle camicie rosse da Quarto a Marsala, lo scontro con l’esercito borbonico più numeroso e meglio equipaggiato e il piano diversivo messo in atto dal generale grazie a uno dei suoi uomini migliori, il colonnello amletico e visionario Vincenzo Giordano Orsini (Toni Servillo), che si ritrova per molti e accidentati casi ad arruolare due povericristi siciliani, il contadino Tricò (Ficarra) e il baro Spitale (Picone). Grandi battaglie, paesaggi assolati, giovani entusiasti, mezzadri omertosi, suore con il vizietto del gioco, situazioni grottesche, nobili conniventi e un finale paradossale e sorprendente. L’abbaglio sarà in sala da giovedì 16 gennaio. Nel cast anche Tommaso Ragno (Garibaldi), Leonardo Maltese, Giulia Andò, Vincenzo Pirrotta.

In questo film, costato ben 18 milioni di euro e spesso recitato in dialetto stretto (ci sono i sottotitoli), l’impresa garibaldina, con tanto di sbarco e grandi battaglie da kolossal e la storia di dei due personaggi interpretati da Ficarra e Picone che inizialmente disertano e poi, solo alla fine, ritrovano un po’ di quella dignità che saranno pronti a perdere anni dopo. «Non ricordano troppo quelli di Gassman e Sordi della Grande guerra in cui c’era ancora speranza, mentre in loro c’è l’eterno defettibile che tiene spesso in piedi il nostro Paese», spiega Andò. «Ci sono grandi scene in questo film che considero un po’ il mio western con la Sicilia come terra di frontiera, ma va considerato che quando Garibaldi arrivò, molti picciotti lo vedevano come un Gesù Cristo, un Che Guevara. Quello che Garibaldi promise purtroppo non fu tutto mantenuto, molte cose passarono sopra la sua testa. Lavorare ancora, dopo La Stranezza, con due comici mi ha dato un’occasione straordinaria per raccontare la coesistenza di dramma e commedia. Borges diceva che quando ci sono dei grandi cambiamenti la gente sente l’esigenza di entrambi».

Tony Servillo è il colonnello Orsini: «Il fascino di questo personaggio è nel fatto di essere un militare assediato dai dubbi e in qualche modo in conflitto anche con lo stesso Garibaldi, anche lui tra mille dubbi e la necessità di accettare compromessi». E aggiunge: «Il film ha come obiettivo soprattutto quello di porre interrogativi, quindi non raccontare la storia con la grancassa del trionfalismo, del come eravamo, ma di far risuonare potentemente delle domande che ci riguardano ancora molto oggi».

L’abbaglio mescola storia, immaginazione e Il silenzio, racconto di Leonardo Sciascia, e proietta al Risorgimento, con i suoi ideali, levandogli la polvere in superficie e agganciandosi, con uno stratagemma quasi pirandelliano, all’oggi. Sì, il film racconta anche l’Italia odierna attraverso le figure dei due imbroglioni che personificano l’attitudine di un’Italia che zoppica, ma che rimane in piedi grazie alla sua abilità a barare.

«I due sono l’esempio di come l’Italia riesca a vincere anche quando appare mediocre e in declino», afferma il regista. «Domenico e Rosario alla fine ci sorprendono e si trasformano in eroi, ma il nostro finale è più amaro di quello de La grande guerra di Mario Monicelli. Ne L’abbaglio non c’è speranza».

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *