– L’artista siciliano pubblica “Masturbati prima e dopo”, prequel e sequel dell’album uscito nel 1978 per la Cramps, caposaldo della cultura alternativa e non allineata
– «Un disco influenzato da Frank Zappa e dal primo Battiato. L’idea del progetto nasce dal desiderio di raccontare, dopo 47 anni, come è stato creato questo lavoro»
– L’esilarante aneddoto legato al titolo. «L’idea, alla fine, risultò buona: chi è che può dimenticarlo?». «I provini ad Augusta su un nastro Revox». Quell’occasione mancata con Battiato
Era il 1977 quando per Andrea Tich si aprirono le porte dell’etichetta discografica Cramps, sensazionale fucina di creatività musicale dalla quale sarebbero usciti Area, Arti e Mestieri, Eugenio Finardi, Alberto, Camerini, Claudio Rocchi e, appunto, quel ragazzo dal nome slavo.
Invero, Andrea è nato e cresciuto ad Augusta, nel profondo sud della Sicilia, ma da una famiglia cosmopolita: il padre di Fiume, la madre di Francoforte, la nonna ungherese e gli zii britannici. E, nella sua città natìa, torna ogni estate: «Infatti, partirò il prossimo primo luglio e poi in ottobre torno a Milano», dice. «Resto legato alla Sicilia, soprattutto nello spirito. Lì ho anche amici musicisti, come Claudio Panarello, che è il mio batterista e produttore. C’è un rapporto molto importante. La Sicilia ha influenzato anche il mio modo di scrivere musica. Le mie prime composizioni sono nate ad Augusta. Mi sono portato nel cuore la freschezza, il sole, il mare dell’Isola».

Da Augusta partì alla volta di Milano sulle orme di Franco Battiato, con in valigia un nastro del mitico Revox, sul quale aveva registrato i suoi provini, e il disco Mothermania di Frank Zappa, dal quale era stato folgorato.
«Non è stato un vero e proprio colpo di fulmine», racconta. «Lo comprai per caso a Catania, in un negozio di dischi, perché ad Augusta non trovavo questo tipo di musica. Al primo ascolto l’ho proprio rifiutato: “Ma che cacchio ho comprato”, mi sono detto. Poi, dopo un po’ di tempo, l’ho riascoltato e mi sono innamorato di questo suo azzardare nella musica, del suo sperimentare. Sono stato molto influenzato da Frank Zappa. Filtrando il suo modo di concepire la musica attraverso il mio. Poi anche Franco Battiato, soprattutto i suoi primi album che li ritengo davvero geniali».
A Milano arrivò in compagnia del suo inseparabile amico e collega musicista Claudio Panarello. «Ci ritrovammo catapultati in un mondo completamente nuovo, diverso, come un bambino in un negozio di dolci», ricorda. E andarono subito a bussare alla porta di Gianni Sassi, art director, fotografo, editore, discografico, pubblicitario, organizzatore di eventi e festival, imprenditore culturale scomparso nel 1993, che nel 1972 aveva fondato la Cramps.
«Lo avevo già contattato e avvertivo che qualche cosa sarebbe andata in porto», racconta Andrea Tich. «Quindi io e Claudio abbiamo scelto di stabilirci a Milano. Poi Claudio è tornato giù, mentre io sono rimasto perché mi sono costruito una vita qui. Se non fosse stato per la Cramps credo che la mia vita artistica sarebbe finita in pochi anni. Invece, ancora oggi traggo benefici da questa esperienza».
- Della tua proposta musicale cosa è piaciuto a Gianni Sassi per aprirti le porte della Cramps?
«Gianni era un grande. È stato un imprenditore culturale, sia dal punto di vista artistico sia musicale. È stato un intenditore di buona cucina, quando ancora non c’erano chef stellati, né programmi tv. Era affascinato dalle proposte strane, diverse, non allineate. Io andai lì con il famoso nastro Revox e gli feci ascoltare i provini, alcuni dei quali sono proprio quelli che ho pubblicato in questo nuovo album e che sono stati restaurati. Tra l’altro erano stati fatti in Sicilia. Probabilmente Gianni è stato colpito dalla particolarità della proposta».

Il nuovo progetto è Masturbati prima e dopo, prequel e sequel di Masturbati, il primo e più famoso lavoro di Andrea Tich, un disco che è stato motivo di ispirazione per tanti musicisti che lo ritengono un caposaldo della cultura alternativa. Fanciullesco e fiabesco, folle e originale, ironico e surreale, goliardico e geniale, arrangiamenti inusuali e sperimentazioni, estroso e bizzarro come un disco di Zappa, con echi di Franco Battiato e qualche elemento cantautorale, sebbene l’artista siciliano non voglia essere accostato a Dalla o De Gregori.
«Diciamo che la parola cantautore mi sta un po’ strettina», tiene a sottolineare. «Più che altro sono un musicista compositore, perché il cantautore secondo me è più consono a De Gregori, Guccini, quelli per i quali i testi sono la parte più importante e la musica li accompagna. Io faccio il contrario. Sono fondamentalmente un musicista più che un paroliere. I testi li scrivo perché devo farlo. Scrivo prima la musica. Ciò non toglie che io possa essere definito cantautore. In realtà, però, non lo sono, perché i miei brani hanno una parte iniziale con un testo e poi delle code che ti danno modo di immaginare quello che il testo ti ha detto e quindi far nascere sensazioni, visioni. Cerco di coinvolgere l’ascoltatore anche da questo punto di vista».
- Perché questa operazione “Masturbati prima e dopo”?
«Nasce dall’idea di raccontare la produzione dopo 47 anni, come è stato creato quest’album. Prima e dopo significa: prima tutti i provini, come sono nati e creati, accuratamente restaurati, mantenendo però l’essenza di quello che a quei tempi volevano rappresentare; il dopo è tutto quello che ne è venuto fuori, e quindi remix, incisioni dal vivo, edizioni alternative e rielaborazioni».
Davvero esilarante è la spiegazione del titolo del disco originale, raccontata nel Preambolo “Masturbati” al Mudima, Milano.
«Nel momento in cui eravamo tutti riuniti per scegliere il titolo, Gianni (Sassi, ndr) disse: “Non mettiamo Andrea Tich (cioè il nome dell’artista) perché porta sfiga”. Figurati chi poteva dire qualcosa di diverso. Una delle tracce che componevano l’album si intitola Masturbati ed è un’ode all’atto della masturbazione maschile. E Gianni fa: “Intitoliamolo Masturbati, cazzo è fantastico”. Peccato però che allora non c’erano i mezzi digitali e dovevi andare fisicamente in un negozio di dischi, dove o lo cercavi sei ore e mezza fra la marea di altri vinili oppure dovevi andare a chiederlo: era come quando si andava in farmacia per comprare i preservativi e, arrivato al bancone, compravi le mentine. Ed è per questo che i Ricchi e Poveri quell’anno hanno venduto di più». L’idea, alla fine, è risultata buona: «Chi è che si può dimenticare un titolo del genere?», sorride Andrea Tech.

- Il disco del 1978 è stato prodotto dal compianto Claudio Rocchi.
«Gianni Sassi voleva che fossimo seguiti. Devo dire che Claudio è stato veramente eccezionale, perché ha rispettato in pieno quelle che erano le mie origini. Infatti, i provini riportati sul disco non si discostano molto dall’originale. Ha fatto delle grandi aggiunte, come i musicisti che ruotavano attorno alla Cramps, Hugh Bullen, lo storico bassista di Eugenio Finardi, Lucio “Violino” Fabbri, Daniele Cavallanti, ma senza snaturare il mio intento».
- Quello è stato un momento molto creativo nel nostro Paese, e la Cramps era al centro di questo fermento culturale.
«Gianni è stato il caposcuola, in seguito anche le major hanno creato sotto-etichette per ospitare artisti controcorrente come Ivan Cattaneo. Nacquero “L’ultima spiaggia”, “Bla bla bla”, che pubblicò i primi lavori di Franco Battiato. In quel periodo nascevano queste etichette alternative per adibirle a proposte che erano poco commerciabili, ma altamente artistiche».
- Dopo quella esperienza hai cambiato direzione. Hai flirtato con il cinema, ti sei occupato della sonorizzazione di film come Stereo di Cronenberg e The Farmer’s Wife di Alfred Hitchcock.
«Sì, da un certo punto di vista sì. In effetti, ogni musicista a un certo punto ha un cambiamento, anche lo stesso Frank Zappa: infatti, ci sono delle sue cose degli anni Ottanta che non mi fanno impazzire. Battiato per me è Fetus, Pollution, Sulle corde di Aries, Clic, dopodiché ha cambiato direzione e io, pur apprezzando il suo lavoro, l’ho un po’ archiviato. È cambiato anche il mio modo di ascoltare la musica. Il cinema mi affascina, ho fatto qualche lavoro in questo senso. Anche per filmati a uso commerciale, soundtrack, sottofondi e mi trovo molto bene».
- La tua esperienza con una major, la Polygram, come è andata?
«Erano gli anni Ottanta e lì molti sono “caduti”, come Camerini, Ivan Cattaneo. Sono passati dalla parte del commerciale anche se in maniera originale. Anch’io ho fatto questo esperimento, ma il mio era più che altro una riflessione: “Magari faccio una canzone orecchiabile, contatto una major, la pubblico e poi magari vado avanti con la mia musica”. Però ho fatto i conti senza l’oste, perché le major sono state fatte per fare soldi e quindi hanno bisogno del pezzo che tira, che si ascolta, che va in classifica. A loro non interessa per nulla la mia produzione. Ho fatto questo esperimento con Sono Tich, però sono rimasto sempre coerente al mio personaggio, al mio alter ego. C’è un altro 45 giri inedito di quel tempo che probabilmente pubblicherò come retrospettiva sugli anni Ottanta, Così sono tornato nel mio piccolo mondo. Dopo un lungo periodo di musiche per jingle, colonne sonore, collaborazione varie, nel 2010 sono tornato alla mia dimensione. Era rimasto tanto materiale da Masturbati e ho pubblicato dischi che erano il prosieguo di quel primo lavoro».

- Hai avuto modo di collaborare con Battiato?
«Ci conoscevamo, sono andato anche a casa sua… Sarebbe potuta nascere una collaborazione, ma sai quei treni che si perdono e non tornano più… Evidentemente era destino che questo non avvenisse, anche perché lui è stato risucchiato dal successo del disco La voce del padrone. A volte mi chiedo chissà come sarebbe stato… ».
- Tu rimani fermo sul fronte della musica “non allineata”.
«Appartengo alla resistenza musicale. Intendo perseguirla fino alla fine dei miei giorni. Almeno ho la soddisfazione di dire faccio quello che mi piace, perché so che molti musicisti sono frustrati, non tanto per il fatto che non si sono realizzati, ma perché hanno dovuto fare compromessi. Quello che stava accadendo con Sono Tich, avrei dovuto scendere a compromessi per magari un giorno fare qualcosa che comunque non sarebbe stata appoggiata da una major. Io ho interrotto il contratto prima che scadesse, invece artisti come Camerini, Cattaneo hanno accettato perché li ha arricchiti dal punto di vista monetario e della popolarità. Ho preferito perseguire la mia strada e, anche se non ho avuto successo, i miei pochi estimatori lo apprezzano».
- Come è cambiata la scena musicale rispetto agli anni Settanta? Oggi tutto sembra omologato.
«Oggi accade tutto in modo talmente veloce. I tentativi di riesumare la rivista Re Nudo piuttosto che altro non possono avere un seguito nazionale, perché è passato, è qualcosa che c’è stato e basta. Anche a livello di etichette, ormai gli artisti, o altrimenti definiti tali, si autoproducono, diventano etichetta loro stessi, fanno tutto in casa. Alcuni sono già molto famosi in streaming e sono le major che li vengono a cercare. È cambiato completamente tutto».
- Ma anche la tua operazione con Masturbati prima e dopo può sembrare un tentativo di riesumazione.
«Sì, ma più che riesumare – che parola triste! – il mio è il tentativo di continuare un discorso, di spiegarlo meglio alle nuove generazioni anche se poi l’acquirente può essere il giovane appassionato di musica psichedelica anni Settanta, piuttosto che il vecchietto che è stato giovane in quegli anni. Però mi piace. È semplicemente un modo di descrivere il mio percorso musicale e come è stato realizzato questo disco».
- Oggi sono tornati sulla scena i CCCP-Fedeli alla Linea, gli Offlaga Disco Pax, e stanno avendo successo anche fra i giovani. È una musica che ha lasciato una traccia, contrariamente a quelle che si ascoltano oggi.
«C’è grande interesse da parte delle nuove generazioni. Alla mostra che c’è stata a Milano su Gianni Sassi, c’era molta gioventù, alcuni mi fermavano per farmi domande. Vuol dire che c’è ancora spazio per le nostre cose. Fra i motivi che mi hanno convinto a pubblicare Masturbati prime e dopo c’è proprio la constatazione che quest’album è diventato un riferimento per la musica italiana alternativa, non convenzionale, non allineata».