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Intelligenza artificiale, vantaggi o rischi? *

L’AI non è un aiuto soltanto per studenti, ma sta modificando il mondo del lavoro di designer, illustratori, dei mass media. C’è chi la usa per realizzare video e, fra poco, potrebbe generare una letteratura. Il “pentito” Elon Musk lancia una crociata per fermare la sperimentazione. Peter Gabriel: «Faremo meglio a catturare gli algoritmi e ballare con loro, piuttosto che combatterli». Nick Cave: «IMHO, ChatGPT dovrebbero semplicemente andare a farsi fottere»

Un’applicazione dell’intelligenza artificiale sta cambiando radicalmente il rapporto dell’umanità con la scrittura. Il famosissimo ChatGPT3. Il suo successo è stato tale che il suo sito web è andato in tilt. E in poche settimane è diventato a pagamento. E ha generato mutazioni inaspettate, come God in a Box, che permette di dialogare con l’algoritmo su WhatsApp, o Radio GPT, con musica trasmessa automaticamente e testi letti da voci sintetiche. E da qualche settimana è in funzione il più evoluto ChatGPT4. 

Il salto di qualità

Le reti neurali di deep learning GPT, sviluppate dalla società OpenAI dal 2015, erano in minoranza fino alla fine dello scorso anno. Addestrati con migliaia di testi, sono in grado di generare un linguaggio naturale. Ogni testo che producono dopo aver ricevuto un’istruzione è diverso, senza nemmeno una frase copiata da Internet. Ma GPT2 e GPT3 generano solo testi brevi, senza alcun collegamento tra l’uno e l’altro. Con ChatGPT3, invece, hanno acquisito continuità. GPT4 significa un nuovo salto di qualità, insieme ad altre reti neurali di cui ancora non sappiamo di cosa saranno capaci. È impossibile sapere quanto siamo lontani dalla generazione di potenti testi letterari, con una dimensione metaforica, ma la strada è stata aperta affinché presto possano scrivere centinaia di pagine coerenti. Se finora l’AI è sfruttata da studenti per tesi e compiti, presto potrà contribuire alla scrittura di un saggio, una raccolta di poesie, un romanzo.

Parallelamente, la produzione automatica di immagini sta modificando il mondo del lavoro di designer e illustratori. Tutto indica la coesistenza di due circuiti e mercati paralleli: quello delle opere firmate da uomini e donne e quello della creazione artificiale. Le macchine sono state migliori di noi negli scacchi e nel gioco per molto tempo, ma questo non ha significato la scomparsa di giochi e campionati tra umani. 

Il giornalista robot

Da quando il Washington Post ha iniziato a pubblicare notizie sportive scritte da un’intelligenza artificiale chiamata Heliograph nel 2016, gli algoritmi sono stati introdotti nella nostra scrittura quotidiana. Il condirettore di Agi, Agenzia giornalistica italiana, Marco Pratellesi, in un’intervista per Professione Reporter, mostra un quadro della situazione italiana in seguito all’approdo dell’Intelligenza Artificiale nel settore: «Tra cinque anni al massimo tutte le aziende editoriali dovranno adattarsi al cambiamento per non restare ai margini. Oggi il mondo è pervaso di dati e l’analisi di tutti quelli necessari a un pezzo non può più essere svolta da un essere umano. Le più grandi testate giornalistiche impiegano l’AI da tempo e in molte di queste realtà il numero di giornalisti è aumentato. In Italia l’Ansa è stata la prima a impiegarla per trasformare i dati sul Coronavirus in grafici. I grandi giornali italiani però non stanno ancora dedicando risorse per la ricerca e sviluppo nel settore, oggi, invece, è più che mai necessario reinventare il giornalismo e l’AI è un aiutante che va sfruttato».

L’intelligenza artificiale viene già utilizzata in diversi mezzi di informazione. Ecco alcuni esempi:

  • Motori di ricerca: i motori di ricerca come Google utilizzano l’intelligenza artificiale per migliorare i risultati di ricerca e personalizzarli in base alle preferenze dell’utente.
  • Social media: piattaforme come Facebook e Twitter utilizzano l’intelligenza artificiale per suggerire contenuti e pubblicità personalizzati in base alle preferenze degli utenti.
  • Giornalismo: alcune organizzazioni giornalistiche utilizzano l’intelligenza artificiale per generare notizie e reportage in modo automatizzato.
  • Video e audio: i media che producono contenuti video e audio, come YouTube e Spotify, utilizzano l’intelligenza artificiale per consigliare contenuti e playlist personalizzati in base alle preferenze dell’utente.
  • Analisi dei dati: le organizzazioni giornalistiche e di stampa utilizzano l’intelligenza artificiale per analizzare grandi quantità di dati e generare analisi e previsioni su temi come l’economia, la politica e le tendenze di mercato.

Pregi e limiti

Questi sono solo alcuni esempi di come l’intelligenza artificiale viene utilizzata nei mezzi di informazione, ma il suo utilizzo sta crescendo rapidamente e ci sono molte altre applicazioni potenziali in questo campo. L’intelligenza artificiale ha già dimostrato di essere in grado di generare notizie e reportage in modo automatizzato, ma al momento la sua capacità di sostituire completamente i giornalisti umani è ancora limitata. Ci sono alcune attività che possono essere automatizzate grazie all’uso dell’intelligenza artificiale, come la generazione di notizie semplici e ripetitive, l’analisi di grandi quantità di dati e l’elaborazione di informazioni di base.

Tuttavia, ci sono ancora aspetti del lavoro giornalistico che richiedono l’intervento umano, come la ricerca, l’analisi critica, la verifica dei fatti e l’intervista. Inoltre, il giornalismo umano ha un valore aggiunto importante, che consiste nella capacità di comprendere il contesto, il significato e l’importanza delle notizie e di comunicare con empatia e competenza con il pubblico. L’essere in grado di raccontare storie umane, di mettere in luce le ingiustizie e di far emergere la verità sono tutti aspetti fondamentali del lavoro giornalistico che richiedono la sensibilità e la capacità di analisi dei giornalisti umani.

Il dibattito

I sistemi di intelligenza artificiale possono comportare gravi rischi per la società e l’umanità. Invitiamo tutti i laboratori di intelligenza artificiale a sospendere immediatamente per almeno sei mesi l’addestramento

Elon Musk (Tesla, Twitter)
Elon Musk

Proprio in questi giorni Elon Musk, Steve Wozniak e Yuval Noah Harari hanno lanciato una crociata contro l’AI. «I sistemi di intelligenza artificiale possono comportare gravi rischi per la società e l’umanità» e quindi «invitiamo tutti i laboratori di intelligenza artificiale a sospendere immediatamente per almeno sei mesi l’addestramento». Proprio Musk che è tra i fondatori (ma ora è uscito dal board) di quella OpenAI che ha dato vita a ChatGpt. Lui che sulle sue auto usa l’intelligenza artificiale per il sistema di guida autonoma Autopilot e due anni fa aveva presentato i robot Tesla Bot e Optimus. Ci sono poi il fondatore di Apple Steve Wozniak, il saggista bestseller Yuval Noah Harari e tanti altri esperti come Yoshua Bengio, dell’Università di Montreal, e Stuart Russell di Berkeley, tra i maggiori protagonisti della rivoluzione. Adesso, però, si pongono il problema: «Cosa succederà se finisce nelle mani sbagliate?».

Faremo meglio a catturare gli algoritmi e ballare con loro, piuttosto che combatterli», commenta. «Non credo che il mio lavoro, o quello di chiunque altro, sia immune dall’intelligenza artificiale

Peter Gabriel, musicista
Peter Gabriel

Più disponibile al dialogo si mostra, invece, Peter Gabriel. L’ex Genesis, pur ammettendo di «aver paura dell’intelligenza artificiale come tutti gli altri», lo ritiene «uno strumento sorprendente». La sua soluzione è semplice: convivere con l’intelligenza artificiale e includerla nella nostra vita quotidiana per poterla comprendere meglio. «Faremo meglio a catturare gli algoritmi e ballare con loro, piuttosto che combatterli», commenta. «Non credo che il mio lavoro, o quello di chiunque altro, sia immune dall’intelligenza artificiale».

Con l’intelligenza artificiale Giovanni Santese, talentuoso cantautore pugliese, ha realizzato il video della canzone Algoritmo, nella quale parla dei rischi dell’AI: «Il nostro intervento è stato quello di fornire le istruzioni per la creazione delle immagini, partendo da frasi estrapolate dal testo della canzone. L’intelligenza artificiale non ha fatto altro che rubare illustrazioni create da qualche parte da un uomo», spiega. «L’algoritmo è stato creato dall’uomo, è una estensione del nostro modo di essere».

La mia obiezione non è contro l’intelligenza artificiale in generale. Siamo indissolubilmente immersi nell’intelligenza artificiale nel bene e nel male. È più un sentimento di tristezza e delusione pensare che ci siano persone intelligenti che credono davvero che l’atto artistico sia così banale da poter essere replicato da una macchina. Lo trovo offensivo

Nick Cave

Anche Nick Cave, in una nuova intervista con il New Yorker, si è espresso sul tema: «La mia obiezione non è contro l’intelligenza artificiale in generale. Siamo indissolubilmente immersi nell’intelligenza artificiale nel bene e nel male. È più un sentimento di tristezza e delusione pensare che ci siano persone intelligenti che credono davvero che l’atto artistico sia così banale da poter essere replicato da una macchina. Lo trovo offensivo».

Spiegando che non vede alcun motivo per inventare una tecnologia che imita la composizione di una canzone, continua: «Scrivere una canzone dice qualcosa su di te che non sapevi già. Questa è la cosa. Non puoi imitarlo».

Se l’intelligenza artificiale può scrivere una canzone nello stesso stile di Nick Cave, non può però copiare il suo approccio artistico. E questa è la cosa più importante agli occhi del cantante. «L’intelligenza artificiale può benissimo salvare il mondo, ma non salverà le nostre anime», aggiunge. «Per questo esiste la vera arte. Questa è la differenza. Quindi IMHO, ChatGPT dovrebbero semplicemente andare a farsi fottere e lasciare stare le canzoni».

  • Questo articolo è stato scritto con il contributo dell’intelligenza artificiale

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