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In tre si dividono i David di Donatello

Quattro statuette ciascuno a “Esterno notte” di Marco Bellocchio, “La stranezza” di Roberto Andò e “Le otto montagne” che si aggiudica anche il premio più prestigioso di “miglior film”. Elodie premiata per la canzone “Proiettili”, Stefano Bollani per la colonna sonora di “Il pataffio”

Fra i tre grandi sfidanti è finita pari: 4 David di Donatello a Esterno notte di Marco Bellocchio – montaggio, attore protagonista, regia, trucco -, 4 a La stranezza di Roberto Andò – scenografia, sceneggiatura, costumi, produttore (che vede insieme Rai cinema e Mediaset) – e 4 a Le otto montagne di Felix Van Groeningen e Charlotte Vandermeersch che, oltre ai premi per fotografia, miglior sceneggiatura non originale, suono, si aggiudica, nel suo poker, il premio per il miglior film. Sono stati questi i protagonisti della edizione numero 68 dei David di Donatello, i premi più importanti del cinema italiano assegnati ieri sera a Cinecittà e su Rai1 nella lunga diretta condotta da Carlo Conti e Matilde Gioli. 

Le otto montagne

La sorpresa è stato il premio per il miglior film al Le otto montagne, con gli orgogli italiani Borghi e Marinelli, dalla penna di un altro orgoglio italianissimo, Paolo Cognetti, ma nella visione dei belgi van Groeningen e Vandermeersch (che al box office ha fatto la sua ottima figura).

Marco Bellocchio über alles. A 83 anni conquista il settimo David per la regia di Esterno notte, a conferma di un talento anche visivo che continua a inventare, riplasmare, scandagliare i diversi modi (anche psicanalitici) in cui si può raccontare una storia. Anche la stessa già narrata, visto che questo film/serie è una specie di “reboot presso sé stesso” di Buongiorno, notte.

Fabrizio Gifuni, straordinario Aldo Moro in Esterno notte di Marco Bellocchio prevale nella fortissima cinquina del miglior attore protagonista, sbaragliando Luigi Lo Cascio, gli splendidi becchini-wannabe-teatranti di Ficarra e Picone ed i separati in casa Alessandro Borghi-Luca Marinelli sulle Otto montagne di Paolo Cognetti. 

Fabrizio Gifuni, straordinario Aldo Moro in Esterno notte

Sfuma l’ottava statuetta per la favoritissima Margherita Buy (Esterno notte), miglior attrice protagonista è Barbara Ronchi, finalmente riconosciuta dall’Accademia in quanto bravissima protagonista di un’opera prima dallo sguardo sinceramente femminile (Settembre di Giulia Louise Steigerwalt). Grande sconfitta è anche Penelope Cruz (L’immensità).

Miglior attrice non protagonista è Emanuela Fanelli, al suo esordio drammatico nell’affresco di una Roma a secco in Siccità di Paolo Virzì. Il suo urlo in macchina vale il film. Mentre Francesco Di Leva (Nostalgia di Mario Martone) ottiene il David come migliore attore non protagonista.

Migliore sceneggiatura non originale a Felix van Groeningen, Charlotte Vandermeersch per Le otto montagne, che conquista anche il premio per la migliore fotografia.

Tony Servillo, Ficarra e Picone nel film “La stranezza”

Tra i registi esordienti la statuetta va a Giulia Louise Steigerwalt per Settembre con Barbara Ronchi, Fabrizio Bentivoglio e Thony. Elodie e Joan Thiele ritirano il premio per la migliore canzone, vincendo il David per Proiettili (Ti mangio il cuore), dal film Ti mangio il cuore, dividendolo con gli altri autori Elisa Toffoli e Emanuele Triglia. Non riesce a Marco Mengoni l’accoppiata Sanremo-David, dov’era candidato con una canzone, Caro amore lontanissimo, che è un inedito di Sergio Endrigo “regalato” dagli eredi proprio all’interprete di Due vite. Il film che la “contiene”, cioè Il colibrì di Francesca Archibugi, non è stato però il successo sperato. Miglior colonna sonora quella firmata da Stefano Bollani che trova un mood sofisticato e ricercato per Il pataffio del regista Francesco Lagi, adattamento da Luigi Malerba. 

Il premio alla carriera va alla produttrice cinematografica Marina Cicogna. «Questo premio che mi inorgoglisce molto e appartiene al mio passato», ha commentato la produttrice italiana, tra i suoi film Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto con cui ha vinto l’Oscar. «Allora non ci si faceva molto caso, anche se devo dire che gli uomini non hanno mai aiutato troppo le donne». Cosa spera oggi? «Spero che il nostro cinema continui a essere uno dei migliori del mondo». Il Davide dello spettatore va alla commedia italiana Il Grande Giorno di Massimo Venier con protagonisti Aldo, Giovanni Giacomo. Il David di Donatello per il Miglior Cortometraggio va a Le variabili dipendenti di Lorenzo Tardella. Due David Speciali assegnati nel corso di questa edizione. Uno all’attrice Isabella Rossellini, l’altro al regista e sceneggiatore Enrico Vanzina

La cerimonia al Quirinale e l’ironia di Geppi Cucciari

La giornata dei David era stata aperta in mattinata dalla cerimonia al Quirinale, con il cerimoniale violato dall’ironico monologo di Geppi Cucciari, rivolta direttamente al padrone di casa, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che lo ha seguito divertito.

«È sempre una grande emozione essere qui, in questa modesta magione, ampio cortile, molto luminoso, discreta armocromia, libero fra cinque anni. Presidente, lei, libero tra cinque anni, mancano cinque anni, quasi sei», l’incipit dell’attrice. «Come sta, tutto bene? Lei ha un calendario… fa più giri dei Måneskin, sabato era a Londra per l’incoronazione di re Carlo, tra l’altro un ottimo spot per la nostra Repubblica, l’altro ieri Gianni Morandi al Senato, oggi qui con me: una discesa inarrestabile, di questo passo domani pomeriggio mi inaugura una bocciofila a Ladispoli con Mastrota. Si tenga pronto, perché stasera mi partite in Norvegia, vedrà un altro re: leggo nei suoi occhi lo sfrenato entusiasmo di chi si appresta a mangiare aringhe per tre giorni. Magari potete parlare del fatto che all’Eurovision Song Contest la cantante in gara per la Norvegia è italiana (Alessandra Mele, nda). Le do così uno spunto di conversazione col re». 

Poi ancora battute sul secondo mandato di Mattarella: «È bello ritrovarla, dopo questi due anni, un nuovo incarico che ha accettato con grandissimo entusiasmo. Quando l’hanno rieletta meno male aveva la mascherina, non si è visto cosa ha detto sotto…», ha continuato Cucciari. «Pensi, lei oggi poteva essere un uomo libero, un pensionato. E invece che andare al cinema è stato costretto a farlo venire tutto qua, il cinema è qua per lei, da lei». Poi l’introduzione dei candidati a David, «che quest’anno per motivi di orgoglio si chiameranno Davide di Donatello, perché anche al cinema è ora di tornare alla lingua italiana: lo shooting torni a essere ripresa, il casting provino quando è lento, raccomandazione quando è veloce, il runner diventi apprendista sottopagato, mentre azione resta in italiano, ma per par condicio bisogna dire anche “Italia Viva” all’inizio del film».

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