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Harris vs Trump, la sfida in musica

– Sin dal 1789 le canzoni hanno avuto un ruolo importante nelle elezioni USA. Quest’anno la corsa alla Casa Bianca ha visto schierarsi tante popstar. Le playlist dei due concorrenti: tradizione per il repubblicano, eclettica quella della democratica
– L’esperto: «Non credo però che possiamo quantificare quale di questi suoni convince le persone a votare. La domanda più interessante per me è: “In che modo la musica consente alle persone di comunicare e sentirsi connesse ai candidati politici?”»

Billie Eilish insieme con il fratello Finneas O’Connell sono le ultime due celebrità a prendere posizione nella corsa alla Casa Bianca, invitando i loro fan a votare per Kamala Harris, citando la loro posizione sui diritti riproduttivi e la loro preoccupazione per l’ambiente e la democrazia. Si aggiungono a Taylor Swift, Eminem, Beyoncé, Bruce Springsteen, Foo Fighters, Guns N’Roses, Neil Young, Ozzy Osbourne, R.E.M., Rihanna, Mick Jagger e tante alter popstar che si sono schierate con il fronte democratico contro Donald Trump.

Da Kamala Harris che si appoggia alla tendenza virale di “brat summer” di Charli XCX a Donald Trump che balla su una playlist sul palco, la musica ha avuto un ruolo importante nelle elezioni statunitensi del 2024. Una tendenza che ha origini lontane. Nel 2015, Pitchfork ha soprannominato Barack Obama «l’unico presidente americano di cui ti puoi fidare in modo affidabile per fare la DJ di una festa». Non è difficile rintracciare il significato di questa affermazione in un Paese dove milioni di persone si preoccupano di quale musica ascolta il loro presidente. Dal 1789, quando una melodia chiamata Follow Washington faceva parte della prima campagna presidenziale degli Stati Uniti, la musica e la politica sono andate di pari passo. 

A volte le canzoni sono state scritte apposta per una campagna, in particolare nelle prime elezioni statunitensi. Nei decenni più recenti, i candidati hanno scelto di usare canzoni preesistenti e popolari che ritengono trasmettere il messaggio, il tono e il sentimento generale che desiderano proiettare. Ma davvero una canzone o l’endorsement di una popstar può influenzare il voto?

Nel 2015, Gorzelany-Mostak ha fondato Trax on the Trail, un database online che esamina come la musica viene utilizzata per la strategia politica. Questa è la terza elezione presidenziale che Gorzelany-Mostak e i suoi studenti hanno monitorato. Il sito web, che ha un catalogo di quasi 13mila canzoni della campagna, è diventato uno strumento educativo nelle aule ed è utilizzato dai giornalisti a livello nazionale. Negli ultimi mesi, Gorzelany-Mostak è stato intervistato dal Washington Post, dal Chicago Tribune e da altre testate giornalistiche.

In queste elezioni, la musica continua a svolgere un ruolo chiave, che si tratti dell’allineamento di Taylor Swift con il partito democratico o del cantante Kid Rock che esegue American Bad Ass alla Convention nazionale repubblicana. Trump usa il rock classico di gruppi come i Rolling Stones e i Queen. Ai raduni, suona YMCA dei Village People oltre a canzoni con titoli che si allineano con il suo messaggio. Brani che includono Suspicious Minds” di Elvis Presley, I’m Still Standing di Elton John, I Won’t Back Down di Tom Petty, You Ain’t Seen Nothing Yet di Bachman-Turner Overdrive e My Way di Frank Sinatra.

La scelta musicale di Kamala Harris è «un po’ più eclettica», sottolinea Gorzelany-Mostak. Il vicepresidente utilizza una vasta gamma di generi dall’R&B e dal pop al latino e all’hip-hop. Ad Harris piace Think di Aretha Franklin, Run the World di Beyoncé, Don’t Stop the Music di Rihanna, Higher Ground di Stevie Wonder, Savage di Megan Thee Stallion e Rise Up di Andra Day. 

Trump sta cercando di connotare qualcosa sulla forza e la tradizione. Harris, d’altra parte, sta facendo in modo di essere davvero inclusiva con la sua playlist, e penso che sia molto legata alla visione che sta cercando di proiettare di ottimismo e di un focus sulla gioia. Queste differenze nelle playlist riflettono le diverse visioni che hanno per il Paese e dove deve andare. Non credo però che possiamo quantificare quale di questi suoni convince le persone a votare. La domanda più interessante per me è: “In che modo la musica consente alle persone di comunicare e sentirsi connesse ai candidati politici?”

Gorzelany-Mostak

Oggi si aprono le urne, anche se già oltre 78 milioni gli elettori hanno espresso il loro voto anticipato nelle elezioni americane, quasi la metà di quelli che votarono complessivamente all’election day nel 2020 (158 milioni), e, tra fusi orari e possibili dispute legali, dovremmo sapere nella notte tra mercoledì e giovedì chi canterà vittoria, ovvero chi sarà il presidente numero 47 degli Stati Uniti d’America. In ogni caso «la legge dice che per metà dicembre i conti devono essere fatti e poi ci sono le formalità da espletare a Washington con i grandi elettori che votano formalmente. Infine, tutto si conclude a metà gennaio con l’insediamento del nuovo presidente».

La playlist di Donald Trump

  • The Winner Takes It AllMoney Money Money e Dancing Queen” degli Abba
  • God Bless the U.S.A. di Lee Greenwood
  • Sweet Home Alabama dei Lynyrd Skynyrd
  • Eye of the Tiger dei Survivor
  • YMCA e Macho Man dei Village People
  • My Way di Frank Sinatra
  • All Summer Long di Kid Rock
  • We Will Rock You dei Queen
  • Tiny Dancer di Elton John
  • Nothing Compares 2U di Sinéad O’Connor
  • You Can’t Always Get What You Want dei The Rolling Stones
  • Sweet Child O’ Mine dei Guns N’Roses
  • Candle In The Wind di Elton John

La playlist di Kamala Harris

  •  Freedom di Beyoncé featuring Kendrick Lamar
  •  ABC dei Jackson 5
  •  God is a Woman di Ariana Grande
  •  Cruel Summer di Taylor Swift
  • Mr. Brightside dei Killers
  • FREEDOM di Jon Batiste
  • So American di Olivia Rodrigo
  •  I’m Coming Out di Diana Ross
  • Respect di Aretha Franklin
  • Papa Was a Rolling Stone dei Temptations

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