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Gli U2 tornano nel pub con David Letterman

Venerdì 17 marzo, nel giorno di San Patrizio, in coincidenza con l’uscita di “Songs Of Surrender”, su Disney+ va in onda “A Sort of Homecoming”, il docu-film del premio Oscar Morgan Neville. Bono e The Edge a passeggio per Dublino con il maestro dei talk show ripercorrendo la storia della band. Una nuova canzone dedicata all’ospite: “Forty Foot Man”

A volte «ho pensato di lasciare gli U2, è capitato a me come agli altri membri della band, ma è un istinto giusto mettersi in discussione, per capire qual è la direzione da prendere. Vogliamo andare avanti perché abbiamo sempre il desiderio di scrivere la canzone a cui non siamo ancora arrivati». Parola di Bono, protagonista con The Edge del documentario sugli U2 A Sort of Homecoming del premio Oscar Morgan Neville, in arrivo su Disney+ il 17 marzo, giorno di San Patrizio. Stessa data di uscita del nuovo album della band, Songs Of Surrender, una raccolta di quaranta fra le canzoni più importanti degli U2, ri-registrate e re-immaginate a volte anche con riscritture dei testi.

Nel docu-film (prodotto da Ron Howard e Brian Glazer), a fare di guida nel mondo degli U2 tra ieri e oggi è un maestro dei talk show, Dave Letterman, che, durante la sua prima visita a Dublino, incontra Bono e The Edge. Insieme ripercorrono la storia del gruppo mentre i due musicisti prima si preparano e poi si esibiscono in un concerto molto speciale in un pub con una rilettura in acustico di alcune loro canzoni: fra le altre, One, BadBeautiful daySunday Bloody SundayVertigoStuck in a Moment You Can’t Get Out OfMonday morning. Al loro fianco tanti straordinari musicisti, a cominciare dagli amici Glen Hansard e Marketa Irglova (entrambi Premi Oscar per Once). Mancano dal concerto e dal film (a parte i filmati d’archivio) gli altri due membri degli U2, Larry Mullen e Adam Clayton: «Il progetto è nato quando Larry si è infortunato e Adam era impegnato a realizzare un film d’arte», spiega Bono. Entrambi però vengono ringraziati nei titoli di coda, «per averci permesso stavolta di fare di testa nostra». 

Crescere in Irlanda «ti faceva sentire sempre come se il futuro fosse altrove. Ma nella nostra Dublino era come se sentissi che non ci fosse presente, figurarsi il passato o futuro», racconta Bono, parlando con Letterman della nascita della band nel 1976. L’idea di nuove versioni delle loro canzoni è nata «nell’isolamento della pandemia», dice The Edge. «Volevamo togliere dai brani quell’artificio che inevitabilmente emerge le esegui da tanto tempo», sottolinea Bono. «C’era una parte di me che voleva ascoltarle come fosse la prima volta». 

Da sinistra: The Edge, Bono e David Letterman

Nel racconto tra musica e vita, si toccano varie fasi del percorso del gruppo: «La cosa più rimarchevole per me è che siamo una band da quasi cinquant’anni», dice The Edge. «Siamo cresciuti e abbiamo capito di voler essere cittadini del mondo insieme». L’amicizia «è ampia parte di quello che siamo, ma è qualcosa che si può perdere, ci si deve sempre lavorare», osserva Bono, che si sofferma anche sull’essere consapevole di aver messo in imbarazzo, a volte, gli altri membri degli U2: «Per le cause che porto avanti con il mio attivismo a volte mi è capitato di dover collaborare e fare foto con persone molto lontane da quelli che sono i valori della band. Loro sono stati molto pazienti con me, ma so di aver sfidato la loro pazienza». Si sottolinea però anche l’impatto del supporto della band a cause come quella della legalizzazione del matrimonio gay in Irlanda. Ne parla con Letterman l’attivista e drag queen Panti Bliss, paladina di questa battaglia, e ospite di un loro concerto a Dublino nel 2015, proprio pochi giorni dopo la ratificazione da parte del Parlamento della norma: «Gli U2 sono stati parte di quel cambiamento», spiega.

Tra i temi anche il profondo legame degli U2 con l’Irlanda e Dublino («vivere qui ci ha protetto dagli aspetti peggiori della fama», sostiene The Edge) oltre alla necessità della band di dare, fin dall’inizio, un messaggio alla propria musica, con canzoni come Sunday Bloody Sunday, sul conflitto nordirlandese: «Oggi c’è la pace, e un giorno, non so quando succederà, spero nel corso della mia vita, il confine tra Irlanda e Irlanda del nord sparirà», si augura Bono. «Perché è alquanto ridicolo avere un confine su un’isola di questa taglia. Il nord e il sud allora forse avranno più rispetto l’uno per l’altro… Sarebbe bello».

Fra i momenti divertenti, c’è quello in cui Letterman va a Forty Foot, la baia fuori Dublino dove chi ne ha il coraggio va tradizionalmente a fare il bagno tutto l’anno. È dicembre, fa un freddo cane e lui si bagna giusto i piedi, ma per i due irlandesi diventa il “Forty Foot Man”. Gli dedicano una canzone mezza improvvisata, un omaggio affettuoso e canzonatorio che gli fanno sentire durante una delle interviste. A sorpresa, la si risente nei titoli di coda in una versione incisa in studio col produttore Jacknife Lee (R.E.M., Snow Patrol). Dopo aver saputo che Forty Foot Man era diventata una canzone vera (bruttina, ma vera), Letterman torna in Irlanda per girare l’ultima scena dove finalmente s’immerge nelle acque della baia, ovviamente lamentandosi del freddo.

«Letterman ha portato la commedia nella tragedia e c’è un motivo per cui Shakespeare amava quella forma. La nostra musica è semplicemente migliore con lui in giro», ha elogiato Bono l’ospite. «La musica è migliore di per sé perché c’è lui nella stanza a prenderci per il culo».

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