Storia

FABIANA PALLADINO, l’album è un affare di famiglia

– Nel disco d’esordio coinvolti papà Pino, leggendario bassista, mamma Maz, ex attrice, e i fratelli. «Vorrò sempre fare la mia musica con le persone con cui ho un rapporto personale»
– Gli spiriti di Prince, Janet Jackson, Jimmy Jam e Terry Lewis riecheggiano nelle canzoni dell’artista e produttrice britannica. «Non scrivo le mie migliori canzoni nelle profondità della disperazione»

La storia di Fabiana Palladino sembrava destinata a seguire quella del padre, Pino, il bassista vincitore del Grammy. L’artista e produttrice britannica lavorava come musicista di sessione per altri autori (Jessie Ware, Sbtrkt, Lorde). Nel 1917, un timido singolo di prova, Mystery, le infonde il coraggio di andare oltre. «Ho soltanto avuto la sensazione che fosse ora o mai più», dice. E, a inizio del 2024, all’età di 36 anni, pubblica il suo album di debutto da solista, Fabiana Palladino.

Fabiana Palladino è un disco R&B-pop audace e sontuoso, realizzato in condizioni di lavoro relativamente modeste e in una condizione di stress indotto dal prolungamento dei tempi. Gli spiriti di Prince, Janet Jackson, Jimmy Jam e Terry Lewis riecheggiano in queste canzoni, con i loro arrangiamenti lussureggianti e sbilenchi, voci che pizzicano la pelle e un funk febbrile e secco. «I lavori di quei miti sono stati realizzati in studi con budget folli e un sacco di ingegneri. Io non avevo davvero niente di tutto ciò», dice. Il disco è diventato uno dei preferiti dalla critica ed è entrato nelle classifiche dei migliori album dell’anno, compresa quella di segnalisonori.

Fabiana Palladino, nonno di Campobasso, è figlia d’arte. I suoi genitori si sono incontrati nei primi anni Ottanta quando sono stati entrambi assunti per suonare con Jools Holland, durante il suo primo periodo da solista post-Squeeze. Suo padre, Pino, è un cantautore, produttore e uno dei musicisti di session fra i più richiesti nel mondo (è lui che suona il basso in II Most Wanted di Beyoncé e Miley). Sua madre, Maz, all’epoca lavorava come cantante di supporto, oltre a esibirsi in «un duo piuttosto oltraggioso» chiamato The Fabulous Wealthy Tarts. «È super creativa, è una personalità piuttosto grande», racconta Fabiana. «È di Liverpool ed è cresciuta in una famiglia appartenente alla classe operaia. È andata alla scuola di teatro e ha lasciato casa quando aveva 16 anni per cercare di farcela a Londra. Si è esibita in musical prima di entrare nel cabaret, ma è diventata più o meno una mamma a tempo pieno dopo la mia nascita».

Più distaccato il rapporto con il padre, sempre in giro per il mondo o per registrare o in tournée. Anche se a volte volavano a Los Angeles, New York o ovunque fosse il papà, spesso l’unico contatto con lui era tramite telefono e fax. Di tutti gli artisti iconici con cui suo padre ha suonato – Elton John, The Who, Nine Inch Nails, la lista sarebbe lunghissima – Fabiana dice che l’unica volta che ricorda di essere stata colpita da bambina è stato quando ha lavorato con la girl band anni ‘90 Eternal («Mi piacevano davvero!»). Guardando indietro, ricorda di aver incontrato persone come Simon & Garfunkel e di essere rimasta «totalmente indifferente. Ora penso: “Oh mio Dio, è stato così folle”».

Il primo strumento di Fabiana Palladino è stato il pianoforte di famiglia, e aveva pensato che avrebbe potuto imparare il violino a scuola, ma ha optato per lezioni di batteria dopo che sua madre l’ha convinta che sarebbe stato più divertente. A quanto pare, aveva un talento naturale per il ritmo e scrive ancora molte delle sue parti di batteria. Un corso di musica alla Goldsmiths University, al termine del quale ha cominciato a buttare giù le sue prime composizioni. 

«Non scrivo le mie migliori canzoni nelle profondità della disperazione», tiene a precisare. «Preferisco elaborare le cose prima di scriverne». Si sente più incuriosita dalle esperienze di solitudine di altre persone. Così ha cominciato a leggere storie sull’argomento, cercando esempi di persone che cercano di affrontare sentimenti simili ai suoi. «Quello che ho capito, e quello che mi ha fatto sentire meglio, è che la solitudine è davvero una cosa universale», sottolinea. «Chiunque, e tutti a un certo punto, lo affronteranno. Fa parte dell’esperienza umana, e non l’avevo davvero approfondito correttamente prima».

Come tutti i bravi artigiani pop, Palladino sa come bilanciare il personale e l’universale nella sua musica. Nell’affrontare i propri sentimenti di isolamento, si è resa conto che voleva che gli altri ascoltassero queste canzoni e si sentissero meno sole nella propria vita. «Questo è ciò che la musica è sempre stata per me», spiega. «La musica che amo è la musica pop. È progettato per consentire alle persone di connettersi e relazionarsi. Con questo album, ho sentito che doveva essere davvero diretto. Non volevo che sembrasse troppo oscuro o criptico».

L’album è un vero affare di famiglia: nella traccia Shoulda c’è suo fratello alla batteria, sua madre legge il notiziario su I Can’t Dream Anymore, sua sorella canta in due tracce e suo padre appare qua e là. Verso la fine della lavorazione, quando Fabiana ha iniziato a dubitare di se stessa e aveva bisogno di qualche direzione, Pino è intervenuto per aiutarla. Per lei è stata una benedizione avere qualcuno di cui poteva fidarsi. «Vorrò sempre fare la mia musica con le persone con cui ho un rapporto personale», dice Fabiana. «Non ha molto senso condividere queste cose molto personali con qualcuno che non ho mai incontrato prima. Con mio padre, è l’ultima zona sicura in cui creare o essere onesti o qualsiasi altra cosa».

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