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EDOARDO BENNATO: c’è bisogno di canzonette

– Da Mario Merola a Peppino Di Capri e al cantautore di “Buoni e cattivi”, gli alfieri storici della musica napoletana diventano protagonisti di film tv. Mercoledì 19 febbraio va in onda quello sul rocker di Bagnoli, stasera a Sanremo per presentarlo
– «Carlo Conti ha studiato un Festival senza troppi fronzoli, ha capito che era meglio pensarlo non troppo intellettuale né politicizzato. Ma è di questo che evidentemente il Paese ha bisogno, al momento: musica leggerissima», riflette l’autore de “L’isola che non c’è”

Napoli e la sua musica continuano a essere protagonisti sulla Rai. Dopo Il re di Napoli – Storia e leggenda di Mario Merola, il film documentario diretto da Massimo Ferrari che racconta la storia del cantante e attore “re della sceneggiata” trasmesso la scorsa settimana, lunedì 24 marzo andrà in onda su Rai1 il film tv Champagne, biopic su Peppino Di Capri, presentato ieri sul palco dell’Ariston, mentre la prossima settimana, mercoledì 19 febbraio sarà la volta di Edoardo Bennato con Sono solo canzonette, in onda sempre sulla rete ammiraglia.

Il rocker partenopeo sarà stasera sul palco dell’Ariston per annunciarlo, cantando il brano che dà il titolo al docufilm che parte dalla sua lunga gavetta. Arrivato da Napoli a Milano a metà anni Sessanta, mise subito in mostra le sue qualità, tanto da entrare come grande promessa nel “giro” di Lucio Battisti… Le cose, però, facevano così fatica a ingranare che si trasferì a Londra a fare l’artista di strada. Tornato in Italia dopo qualche mese, Edoardo aveva una “immagine”: il cantautore con chitarra, armonica, kazoo e tamburello a pedale. E aveva una valanga di idee che avrebbe riversato in una serie di album eccezionali, culminati coi trionfali Burattino senza filiUffà! Uffà! e, appunto, Sono solo canzonette

Edoardo Bennato agli inizi in una immagine tratta dal docufilm “Sono solo canzonette”

Un Peter Pan “impertinente”, allergico a ogni etichetta, un sovversivo della musica, un provocatore che ha scritto e composto assoluti capolavori diventati pietre miliari della musica italiana; canzoni che ritroviamo nel lungometraggio nelle versioni live e colonna sonora, frammenti di musica che si contrappongono ai dialoghi, trattati in modo attento e scrupoloso, tante testimonianze di chi ha subito il fascino e l’influenza dello stile di Bennato.

«Si va dai Campi Flegrei ai… Campi Flegrei, dagli amici del cortile agli… amici del cortile», racconta Bennato. «Dagli anni del liceo alle prime incursioni nelle case discografiche. Mi racconto attraverso interviste, spezzoni d’archivio, immagini inedite, interviste a Alex Britti, lo stesso Carlo Conti, Clementino, Dori Ghezzi, Mogol, Leonardo Pieraccioni, Jovanotti, Ligabue, Marco Giallini, Max Pezzali, Neri Marcorè, Paolo Conte…».

Sul palco dell’Ariston salirà come ospite per la terza volta, l’ultima due anni fa. «Non credo alle gare, si sa. Sono stato a Sanremo una volta nel 2010, per cantare tra l’altro Tenco sul palcoscenico del suo addio. E un’altra al fianco di Leo Gassmann, intonando un brano come A cosa serve la guerra, purtroppo attualissimo».

Un tema che, invece, non viene neanche sfiorato dalle canzoni di Sanremo 2025. L’amore, carnale, filiale, paterno, e la salute mentale sono i temi prevalenti. «Ma perché Sanremo, più che il racconto del Paese, è il baraccone rutilante e dorato della musica italiana, una dimensione collodiana: nasce casa di Mangiafuoco, grilli parlanti e impresari», commenta il cantautore di Bagnoli. «C’è sempre stato il commercio, nella storia dell’arte: un tempo c’erano gli anfitrioni, oggi ci sono le case discografiche. E così va presa questa loro settimana. Carlo Conti ha studiato un Sanremo senza troppi fronzoli, ha capito che era meglio pensarlo non troppo intellettuale né politicizzato, non dare troppo spazio alla polemica. Ma è di questo che evidentemente il Paese ha bisogno, al momento: musica leggerissima, canzonette, pure qualche canzonaccia, una pausa da tutto quello che ci succede intorno, e talvolta insegna di più di un testo impegnato».

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