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DISSING, rapper sul ring

– Il termine, adottato dal linguaggio dell’hip hop, quest’anno è entrato nei vocabolari di tutti sulla scia della lite fra Fedez e Tony Effe
– Uno scontro ancor più infuocato si è riacceso oltre oceano tra due pesi massimi del rap: Drake e Kendrick Lamar. Coinvolta Spotify

Una delle parole che quest’anno abbiamo dovuto registrare nel nostro vocabolario personale è “dissing”: dall’inglese dissing, voce originaria del vernacolo afro-americano, diffusa dall’hip-hop, probabilmente ricavata per scorciamento da (to) disrespect (“mancare di rispetto”).

Non è un termine nuovissimo. I litigi e le battaglie tra rapper risalgono alle origini dell’hip-hop negli anni Settanta. Nella cultura hip-hop e, in particolare, nella musica rap, indica una canzone che ha l’obiettivo di prendere in giro, criticare o addirittura insultare una o più persone, di solito appartenenti all’ambiente stesso della musica rap. Ci sono stati molti scontri del genere, anche tra nomi di primo piano: Jay-Z e Nas, Tupac e The Notorious Big, LL Cool J e Kool Moe Dee, Oasis e Blur o più recentemente Nicki Minaj e Megan Thee Stallion, taylor Swift vs. Kanye West. La lista è lunga. Il mondo dei rapper che si sfidano a colpi di rime offensive è stato raccontato dal film 8 Mile con Eminem.

In Italia a incrociare i guantoni fra i primi sono stati Grido, che all’anagrafe fa Luca Aleotti e faceva parte del gruppo I Gemelli diversi, e Fabri Fibra. Poi bisogna aspettare Fedez per riaccedere le sfide a colpi di rime. Dapprima con J-Ax sulla querelle giudiziaria legata alla società che avevano in comune, più recente con Tony Effe, che ha alimentato il gossip della scorsa estate-

Negli ultimi giorni c’è però un più velenoso botta e risposta che sta tenendo occupati tutti gli appassionati di hip-hop: quello tra Kendrick Lamar e Drake. In gergo si tratta di un beef, cioè di una faida tra rapper fatta a colpi di dissing. Kendrick Lamar (afroamericano di Compton, in California) e Drake (canadese, figlio di un afroamericano e di una donna bianca) sono due pesi massimi del rap contemporaneo. 

Kendrick e Drake hanno alle spalle una storia complessa, caratterizzata da oltre un decennio di tensioni. Quando la fama di Kendrick Lamar è cresciuta, Drake lo ha subito accolto. Gli ha concesso un interludio nel suo album del 2011, Take Care, e lo ha portato con sé nel tour Club Paradise che includeva, tra gli altri, J. Cole, A$AP Rocky, Meek Mill, 2 Chainz e Waka Flocka Flame. Tuttavia, già nella canzone Buried Alive, si percepiva tensione, con Kendrick che raccontava i suoi pensieri mentre riceveva consigli da Drake, allora più affermato nell’industria musicale, ammettendo di essere infastidito dal successo di Drake. Nonostante tutto, i due hanno collaborato per la canzone Poetic Justicenell’album di Kendrick Lamar: Good Kid, M.A.A.D City

In “Not Like Us”, Kendrick Lamar rappa: “Dì, Drake, sento che ti piacciono giovani/ Faresti meglio a non andare mai al blocco di cella uno/”. E nel video del brano presenta scatti subliminali di Drake sotto forma di un pupazzo di gufo e un gufo chiuso in una gabbia

Per oltre dieci anni, i due hanno continuato a lanciarsi frecciate e accuse, più o meno velate. Che metteva in discussione la “negritudine” dell’altro e chi accusava l’altro di affidarsi a “ghostwriter” per scrivere i propri pezzi. Negli ultimi mesi, però, la contesa si è alzata di tono, coinvolgendo anche altri soggetti. In particolare, Spotify, accusata da Drake di gonfiare artificialmente i numeri di streaming per la traccia Not Like Us, uno dei pezzi più aggressivi di Lamar usciti in questi giorni, nel quale definisce Drake «un pedofilo», alludendo alla sua passione per le minorenni (mai provata, ma spesso tirata in ballo dai siti di gossip, soprattutto in seguito alla pubblicazione su internet di un video del 2010 nel quale Drake, all’epoca ventitreenne, baciava ripetutamente una diciassettenne sul palco). Secondo l’accusa del rapper canadese, UMG, etichetta che rappresenta entrambi gli artisti, avrebbe orchestrato una campagna per «manipolare e saturare» i servizi di streaming e le radio con Not Like Us, ricorrendo all’utilizzo di bot e accordi «pay-to-play» per aumentarne la viralità.

Spotify ha rilasciato una dichiarazione ufficiale negando le affermazioni di Drake, spiegando di non aver «alcun incentivo economico a trasmettere in streaming Not Like Us». Immediata la replica di un portavoce del team legale di Drake: «Non sorprende che Spotify stia cercando di prendere le distanze dalle presunte pratiche manipolative di UMG per gonfiare artificialmente i numeri di streaming per conto di uno dei suoi artisti. Se Spotify e UMG non hanno nulla da nascondere, allora dovrebbero essere perfettamente d’accordi ad accogliere la richiesta di controllare i dati».

Dal suo canto, un portavoce dell’UMG ha criticato le accuse, dicendo: «Il sospetto che UMG farebbe qualsiasi cosa per minare uno qualsiasi dei suoi artisti è offensivo e falso. Utilizziamo le più alte pratiche etiche nelle nostre campagne di marketing e promozionali. Nessuna quantità di argomenti legali artificiosi e assurdi in questa presentazione pre-azione può mascherare il fatto che i fan scelgono la musica che vogliono ascoltare».

La replica di Drake con “The Heart Pt.6” punta i riflettori sulla fidanzata di Lamar, Whitney, suggerendo che potrebbe avere un bambino con il socio in affari del rapper Dave Free. Le sue rime: “E perché Whitney non nega tutte le accuse? / Perché sta seguendo Dave Free e non Mr. Morale? / Non vedi i bambini da sei mesi, la distanza è selvaggia/ Dave lascia emoji di cuore sotto le foto del bambino”

Drake si ritiene vittima di un complotto, perché UMG  «avrebbe potuto rifiutarsi di rilasciare o distribuire la canzone o richiedere che il materiale offenso fosse modificato e/o rimosso. Ma UMG ha scelto di fare il contrario». E il rapper canadese punta l’indice: «UMG ha progettato, finanziato e poi eseguito un piano per trasformare Not Like Us in un mega-hit virale con l’intento di utilizzarla a danno di Drake». 

In effetti, nessuno degli artisti ha firmato direttamente con UMG: entrambi risultano proprietari dei propri master e sono sotto contratto con le proprie società – OVO di Drake e pgLang di Lamar – e concedono in licenza la loro musica alle etichette Universal per il marketing e la distribuzione.

Sembra possibile che, avendo chiaramente perso la battaglia con Lamar nelle strade virtuali dell’hip-hop, Drake voglia cercare di aumentare la posta in gioco portandolo in tribunale. Come andrà a finire è una domanda aperta. Resta sempre il sospetto che queste risse verbali siamo semplicemente schiamazzi per attirare i mass media e farsi reciprocamente un po’ di pubblicità, magari lavandosi i panni in pubblico. D’altronde, non viviamo nell’era del Grande Fratello?

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