– Il regista premio Oscar parla di “28 anni dopo”, il film horror nelle sale dal 18 giugno su una Gran Bretagna postapocalittica, dove gli esseri umani sono trasformati da un virus in feroci zombie cannibali
– «Oggi è una costante dei rapporti umani in cui la tensione schizza in pochi secondi da uno a cento». «L’horror ci aiuta ad esorcizzare le nostre paure in un mondo che diventa sempre più incomprensibile»
La Brexit e i Teletubbies (programma televisivo britannico per bambini in età prescolare creato dalla BBC) sono i due elementi che il regista premio Oscar Danny Boyle e lo sceneggiatore Alex Garland si sono dati come irrinunciabili per tornare al mondo postapocalittico di una Gran Bretagna invasa da un virus della rabbia, che trasforma gli esseri umani in infetti, cioè feroci zombie cannibali, disegnati per la prima volta in 28 anni dopo. Interpretato da Jodie Comer, Aaron Taylor-Johnson, Ralph Fiennes e la rivelazione quattordicenne Alfie Williams, il filmi dopo uscirà il 18 giugno: è il seguito di 28 anni dopo che Boyle, 68 anni e un Oscar vinto per The Millionaire, girò nel 2002 e anche il primo capitolo di una trilogia di cui il regista inglese ha già girato il secondo atto. Un horror, ma molto di più. Perché il regista di Trainspotting in questo sequel mescola il Covid e la Brexit, i Teletubbies e i nazionalismi con momenti di commozione e la musica martellante del gruppo hip-hop Young Fathers.
«C’è voluto tempo prima di tornare nel mondo di 28 anni dopo», racconta Boyle «È un film ancora molto visto e amato, ma con Alex abbiamo deciso che ci avremmo lavorato nuovamente solo se avesse avuto un’idea forte in cui investire energie. Alla fine, quando è arrivata, due cose volevamo inserire assolutamente: la Brexit e i Teletubbies». È infatti con il programma televisivo britannico per bambini che si apre 28 anni dopo, prima di immergerci su un’isola in cui vive una piccola comunità separata dalle creature mostruose conosciute con i film precedenti, le quali si sono ulteriormente evolute nel terzo film.
«Nel primo film c’era una Londra vuota, spopolata dall’epidemia: una situazione che qualche anno dopo avremmo visto replicata nella realtà in tutte le città del mondo», dice Boyle facendo riferimento all’emergenza Covid. «Noi ci siamo adattati al virus e il virus ha cercato di sopravvivere trasformandosi».
I protagonisti sono Jamie (Aaron Taylor-Johnson), Isla (Jodie Comer), madre malata, il loro figlio dodicenne Spike (Alfie Williams) e un enigmatico personaggio interpretato da Ralph Fiennes. Quando Jamie porta Spike sulla terraferma per il suo “battesimo di sangue” contro gli infetti, il ragazzo scopre segreti che lo spingono a ribellarsi. «Il percorso del film è quello di Spike, che si presuppone debba seguire quello di suo padre e della sua comunità, un percorso molto tradizionalista, legato al nazionalismo degli anni Cinquanta, alla Brexit», spiega Boyle. «Ma le sue decisioni riflettono invece le traiettorie del progresso. Spike va avanti da solo, verso il pericolo, certo, ma anche verso un progresso».

La rabbia, tema centrale del primo film, si evolve in 28 anni dopo, trasformando gli esseri umani in feroci zombie cannibali. «La rabbia che colpisce i protagonisti è un riferimento ai nostri tempi. Ventidue anni fa l’unica rabbia concepibile era quella scatenata dal traffico. Oggi è una costante dei rapporti umani in cui la tensione schizza in pochi secondi da uno a cento. Colpa anche della tecnologia che ci fa sentire importantissimi, mentre non lo siamo: finiremo tutti sotto terra».
Il genere horror è quello che domina nelle sale cinematografiche. Insieme ai film d’animazione rivolti a un pubblico infantile, è quello che riesce ancora a registrare buoni incassi al botteghino. «Perché ci aiuta ad esorcizzare le nostre paure in un mondo che diventa sempre più incomprensibile. Trent’anni fa le donne non amavano l’horror, oggi il pubblico femminile cresce sempre più: è una forma di emancipazione anche questa», riflette Boyle.
– Chi sono per lei i veri mostri?
«Lo scoprirete nel secondo capitolo della trilogia che uscirà all’inizio del 2026».