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Dai Muse a Mina, la musica nell’era del metaverso

Sempre più numerosi gli artisti che cercano di sfruttare i vantaggi offerti dalla tecnologia rilanciata da colossi tech. Dopo il cd e l’mp3 cominciano a diffondersi gli NFT, ovvero gettoni che non possono essere replicati. Cerchiamo di addentrarci in questo mondo futuribile

Alle tante sigle che ormai ci perseguitano e confondono nella nostra vita quotidiana se ne aggiunge un’altra: NFT, ovvero un non-fungible token, in italiano gettone non fungibile o gettone non riproducibile, secondo la criptica definizione di Wikipedia. Ovvero è un tipo speciale di token, che rappresenta l’atto di proprietà ed il certificato di autenticità di un bene unico (digitale o fisico); i gettoni non fungibili non possono, quindi, essere replicati né sostituiti, al contrario dei Bitcoin.

Vi domanderete: che c’azzecca con la musica? E me lo chiedevo anch’io. Fin quando ho notato che alcuni artisti hanno cominciato a vendere i propri lavori anche come NFT. Come i Muse che del nuovo album Will of The People hanno deciso di emettere sul mercato complessivamente mille copie tramite la piattaforma NFT “eco-friendly” Serenade. 

Consultando sempre Wikipedia, si scopre che furono i Kings of Leon, nel marzo 2021, con When You See Yourself, a mettere in vendita il primo album musicale tramite NFT. Seguiti a distanza di due settimane dagli italiani Belladonna, che con il singolo New Future Travelogue, diventano i primi al mondo a includere nell’NFT i diritti del brano, ed i primi artisti in Italia a vendere un brano musicale come NFT in copia unica.

Gli Nft di Mina saranno intesi dal team della cantante come «multipli d’arte». Le prime proposte di opere grafiche sono di Mauro Balletti (per le copertine degli album di Mina Canarino Mannaro, Rane Supreme, Salomè e Veleno): immagini inedite che diventano così opere digitali con tecnologia Blockchain completate da video in cui l’autore spiega il procedimento di realizzazione. Il primo Nft musicale è di Mina, si tratta di due nuovi standard mai cantati prima: Almost blue e Eu sei que voi te amar. Avrà per copertina una idea grafica digitale realizzata da Gianni Ronco. 

Anche la maggiore icona della musica leggera italiana sbarca ora nel mondo degli Nft. Mina, artista che da 44 anni ha fatto della “de materializzazione” un asset del suo essere artista, comunica il lancio di pdumusic.com, multiverso della sua storica etichetta discografica Pdu, e una collezione di non fungible token legati alla propria produzione e a quella dei nomi più illustri del catalogo della label (da Domenico Modugno a Ivano Fossati). Il tutto nel giorno dall’annuncio dell’uscita di The Beatles Songbook, nuovo progetto della Trigre di Cremona dedicato ai Fab Four prevista per Warner Music il 18 novembre. 

Con l’avvento dell’era del metaverso, vengono sollevate molte preoccupazioni (e sospetti) e molte aziende stanno scoprendo che questo ambiente virtuale in crescita potrebbe avere un’enorme influenza. Il settore musicale non fa eccezione. Artisti, etichette musicali, manager e organizzatori di eventi stanno tutti cercando di trovare nuovi modi per entrare in contatto con i fan e adattarsi al nuovo ambiente e alle nuove tecnologie. Il metaverso è quello spazio virtuale a metà tra il social network e il gaming, che era stato sperimentato molti anni fa, all’inizio di Internet, con Second Life, ma che solo recentemente sta prendendo piede, vuoi per l’innovazione tecnologica che permette la diffusione della realtà virtuale, vuoi per gli investimenti dei colossi Tech come Meta (ex Facebook) o Microsoft. Gli NFT sono strettamente legati al metaverso. Rappresentano il metodo migliore per registrare la proprietà e rivendere oggetti online, per cui diventeranno una delle colonne portanti del metaverso e dei giochi online in cui è possibile acquistare oggetti, armi, vestiti e tantissimi altri asset. I grandi vantaggi di questa tecnologia sono la sua semplicità e il fatto che non richiede l’intervento di un intermediario. Gli NFT musicali sono brani musicali registrati su una blockchain sotto forma di token univoci non fungibili che appartengono esclusivamente al proprietario dell’NFT. Che può essere una canzone, rappresentata da un file audio o video, la copertina di un album, un biglietto per un concerto, merce firmata. Gli artisti che creano NFT e li vendono guadagneranno dalle successive cessioni. Ciò contribuirà a ridurre il problema dei musicisti che non guadagnano dalla vendita del loro lavoro o che guadagnano solo importi bassi dai servizi di streaming centralizzati.

La fascia di artisti che utilizza NFT si sta ampliando di giorno in giorno. Da Snoop Gogg e Shawn Mendes ai Linkin Park, dal “matusa” Ringo Starr al rampante Achille Lauro. Anche perché i risultati, soprattutto per chi non vanta milioni di contatti, è più che positivo. Come Luana Caraffa, la cantante dei Belladonna, ha dichiarato a Billboard Italia, la loro operazione ha dato un ritorno sorprendente: «L’equivalente di 5 milioni di stream su Spotify tramite una major».

Sarà questo il futuro della musica? Dopo il vinile, il cd, l’mp3, verrà NFT? «Gli NFT potranno essere sicuramente uno strumento utilizzato come uno dei modelli di business dell’industria, così come avviene già oggi con il mondo del gaming: per esempio Sony ha acquisito una quota in Epic Games, Warner in aziende di VR», dice Enzo Mazza, Ceo della Federazione industria musicale italiana, in un intervista a Billboard Italia. «Ma pensare che si sostituiscano al mercato come lo conosciamo è fuori luogo».

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