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Da Piero Pelù al Guardian è rivolta contro Elon Musk

 – L’ex frontman dei Litfiba ed Elio e le Storie Tese chiudono i loro account su X in seguito alle esternazioni del proprietario del social sui giudici italiani nel caso Albania
– «È un pericolo per la democrazia e la libertà». Anche la storica testata inglese non pubblicherà più contenuti sull’ex Twitter: «È una piattaforma mediatica tossica»

La voce del presidente della Repubblica Sergio Mattarella è la più autorevole ma non l’unica ad alzarsi contro l’“invasione di campo” di Elon Musk in relazione alle decisioni dei magistrati che si sono espressi sui trattenimenti dei migranti in Albania («Questi giudici se ne devono andare»). Davanti al silenzio vergognoso della premier Giorgia Meloni ed al comportamento per nulla sovranista del vicepremier Matteo Salvini, ri registrano altri interventi di protesta nei confronti del patron di “X”, come si chiama oggi Twitter.

Il primo è stato quello di Piero Pelù. «Ciao a tutti, visto le pericolosissime dichiarazioni neo totalitarie e neo imperialiste esternate da E. Musk ho deciso di chiudere il mio profilo sulla piattaforma “X” di sua proprietà», ha annunciato ieri l’ex frontman dei Litfiba su Instagram e Facebook, allegando una significativa foto al post. 

«Molti mi dicono che sono un folle a prendere questa decisione», scrive ancora l’artista fiorentino. «Ma credo che oggi sia fondamentale dare dei segnali chiari di dissenso civile verso chi sta restringendo sempre più le nostre libertà personali anche attraverso le propagande politiche. Dopo avere già ridotto a semplice vetrina la mia pagina FB ora chiudo X per un aperto dissenso verso chi la gestisce. Ai miei 450.000 amici dico vediamoci su Instagram e ai miei concerti, nei bar, nelle strade, nelle librerie dove la vita vera e tangibile ancora esiste. A presto ovunque!», conclude Piero Pelù.

Oggi è la volta di Elio e le Storie Tese a lasciare X, dopo le esternazioni di Elon Musk sui giudici italiani in merito ai trattenimenti di migranti in Albania. «Buongiorno, cari amici!», scrivono sui social. «Abbiamo deciso di chiudere il nostro profilo su X, ormai sempre più simile a una cloaca. Riteniamo Elon Musk un pericolo per la democrazia e la libertà e non abbiamo intenzione di continuare a far parte di una piattaforma di cui è proprietario e che utilizza spudoratamente per la sua orribile propaganda. Ringraziamo tutti coloro che ci hanno seguito negli anni: ce ne andiamo e vi invitiamo a fare lo stesso. Potrete continuare a trovarci sul nostro sito e sugli altri social. Un abbraccio da Elio e le Storie Tese».

Sulla scia di Piero Pelù e degli Elii, l’europarlamentare Sandro Ruotolo, membro della segreteria del Partito Democratico, ha pubblicato su X un ultimo messaggio indirizzato ai suoi 70mila follower: «Le ultime prese di posizione di Musk contro i magistrati italiani, il suo rapporto con Giorgia Meloni e il suo ruolo nell’amministrazione Trump mi impediscono di continuare a essere presente su X». Ruotolo esprime il suo disappunto per il silenzio della premier italiana riguardo agli attacchi di Musk ai giudici italiani, invitando i suoi seguaci a cercarlo su altre piattaforme social.

Una notizia analoga arriva da oltre la Manica: The Guardian, storica testata della sinistra britannica, ha annunciato che non pubblicherà più contenuti su X. In un messaggio rivolto ai lettori, il giornale – che conta più di 80 account e circa 27 milioni di follower – ha spiegato che i vantaggi di essere sulla piattaforma sono superati dagli aspetti negativi, citando i «contenuti spesso inquietanti» che vengono diffusi.

«È qualcosa che stavamo prendendo in considerazione da un po’ di tempo, dati i contenuti spesso inquietanti promossi o trovati sulla piattaforma, tra cui teorie cospirative di estrema destra e razzismo», affermato il Guardian, precisando che la campagna elettorale statunitense è «servita solo a sottolineare ciò che ritenevamo da molto tempo: che X è una piattaforma mediatica tossica e che il suo proprietario, Elon Musk, è stato in grado di usare la sua influenza per plasmare il discorso politico».

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