Il progetto presentato dalla Città dei Templi, che coinvolge tutta la provincia e Lampedusa, è stato premiato con la designazione a faro della cultura italiana per il 2025. Ezio Noto, scrittore, poeta, cantautore di Caltabellotta, commenta questa importante vittoria, sottolineando che la questione fondamentale «è sempre legata all’essere prima dell’avere: è facilissimo spendere un milione di euro per avere, dura un anno e addìo. Cosa diversa è spenderli per essere, significa credere nel territorio e costruire futuro». La centralità del tema dell’accoglienza
Forse Peppino dormiva quando l’aria del cielo di Agrigento ha respirato questa straordinaria notizia. O, forse, era attento e sveglio come io penso e spero. In entrambi i casi, la designazione della Città dei Templi a capitale italiana della cultura 2025 è una opportunità magnifica per le terre che trasudano bellezza e storia millenaria. Una possibilità che, se utilizzata bene, potrà davvero illuminare le meraviglie che questa terra possiede, facendo conoscere di più e meglio al mondo il patrimonio di valore inestimabile di questa porzione di Sicilia.
Il merito certamente è di molti. Di tutti coloro i quali hanno collaborato alla presentazione del progetto: la politica, gli esperti, ecc. Ma consentitemi di pensare che, senza nulla togliere alle persone che in questa fase ci hanno seriamente lavorato e creduto, molto avrà giocato nella scelta, al cospetto di tante altre meritevoli città concorrenti, la quantità di meraviglie della Valle dei Templi e di tutta la provincia di Agrigento: da Sciacca a Caltabellotta, da Andromeda di Lorenzo Reina a Santo Stefano Quisquina, alla Farm di Favara, e credetemi molto altro ancora fra mare, prodotti della terra, penso a Ribera con le sue straordinarie arance Dop, l’olio di Caltabellotta, il vino di Menfi e della Valle del Belice.
Chissà cosa avrebbero scritto Luigi Pirandello, Leonardo Sciascia, Andrea Camilleri? Chissà cosa avrebbe cantato Rosa Balistreri? Una cosa è certa, come diceva il giudice Rosario Livatino, nella vita l’importante è essere credibili, e Agrigento, il suo progetto, le persone che lo hanno realizzato e presentato, lo sono certamente stati. Siamo stati credibili, non era scontato, e questa è già una buona notizia. Permettetemi una punta di orgoglio personale citando per il prezioso contributo che hanno dato, senza per questo voler togliere nulla agli altri, alcuni amici: Nenè Mangiacavallo, presidente del Consorzio Universitario, lo straordinario attore Gaetano Aronica, per la partecipazione alla realizzazione dello spot promozionale, e Francesco Buzzurro grande musicista.
Ci sono tutte le premesse per fare le cose per bene, ci sarà un milione di euro per accendere e dare ancora più luce alla più bella città fra i mortali, come diceva Pindaro. Certo tutto può essere oro o ciofeca, crescita o morte. Noi dobbiamo essere per forza fiduciosi, perché, sono sicuro, saranno contattate e coinvolte tutte le migliori intelligenze di cui questa provincia dispone. Serve l’esperienza di molti per una visione più ampia possibile. Penso all’arte che questa terra genera, che equilibrata ad espressioni ed esperienze esterne, potrebbe generare visioni nuove. Le sculture di Salvatore Rizzuti, il genio di tanti pittori e artisti della provincia, i musicisti, le maestranze che creano capolavori per il carnevale di Sciacca, ai ceramisti, le campane di Burgio e molto altro ancora. Tutto potrebbe essere reso armonico per liberarsi in un progetto unico e riconoscibile nel suo genere, come è unica questa terra. La questione che è importante, fondamentale, è sempre legata all’essere prima dell’avere: è facilissimo spendere un milione di euro per avere, dura un anno e addìo. Cosa diversa è spenderli per essere, significa credere nel territorio e costruire futuro.
Come sempre, ci saranno gli ignavi, gli stolti, i furbi, i creativi, quelli che ci hanno creduto fin dal primo momento, quelli che avranno sentenziato “ma cosa vogliono fare questi?”, chi ha sprecato parole, chi ne ha dette poche. Adesso siamo di fronte al fatto compiuto, è ufficiale, Agrigento sarà la capitale della cultura italiana 2025. Il tema dell’accoglienza mi sembra centrale per diversi motivi storici e logistici. Lampedusa è in provincia di Agrigento. Non bisogna sprecare neanche un minuto e neanche un centesimo di euro questa volta, non capiterà presto di nuovo.
A noi non resta, e con grande entusiasmo, come dice Gaetano Aronica nello spot promozionale, di incitare il piccolo Peppino: giovane, speranza, futuro, riscatto, idea nuova, entusiasmo, crescita culturale, sociale, economica, essenza di questa terra che ha bisogno di tanti “Peppini” indigeni laboriosi o da accogliere, che arrivino da ogni parte del mondo.
Curri curri Peppì, Agrigento capitale della cultura 2025 vi aspetta.