– Le prime visioni di questa settimana. Scarlett Johansson nel ruolo dell’eroina. Il surreale “L’oro del Reno” e le quattro storie di “Happy holiday” ambientate a Gerusalemme. La poesia di “Incanto”, il semplicismo di “Albatross”
JURASSIC WORLD – LA RINASCITA azione, diretto da Gareth Edwards, con Scarlett Johansson, Jonathan Bailey e Mahershala Ali. Durata 134 minuti.
Jurassic World – La rinascita, ovvero conservazione, innovazione e citazione. Questo il perverso triangolo di un franchise che non nasconde affatto, anche nel titolo, di volersi rinnovare rilanciando con questo episodio firmato da Gareth Edwards (Rogue One: A Star Wars Story) una nuova fantastica trilogia in sala dal 2 luglio con Universal.
Intanto la “conservazione”: i dinosauri pur se in una location diversa sono ancora lì con il loro fascino e inseriti in un paesaggio sempre più estremo, romantico grazie alla realtà aumentata.
“Innovazione”: in questo film ci sono animali preistorici nuovi di zecca, frutto di incroci genetici prodotti da uno staff di scienziati pronti a dare nuovi animali a un pubblico in sala sempre più esigente e, sul fronte franchise, ulteriori gadget da acquistare e collezionare da vecchi e nuovi fan della serie.
Infine, “citazioni”: sono ovviamente tantissime, quelle che fanno riferimento agli episodi precedenti della saga e altre poi prese dalla serie cult Lost, da film come King Kong, Tomb Raider e Alien e anche dalla cronaca: il principio che una persona dispersa in mare va sempre salvata vale anche in un Blockbuster.
Con la sceneggiatura di David Koepp, che aveva già firmato il Jurassic Park del 1993 di Steven Spielberg, il film, che arriva a tre anni dalla conclusione della trilogia di Jurassic World in cui ogni episodio ha superato il miliardo di dollari al botteghino mondiale, non manca anche di adeguarsi al “women empowerment” e mette in campo come “action hero” una straordinaria front-woman tutta d’un pezzo, interpretata da Scarlett Johansson che ricorda inevitabilmente il personaggio di Lara Croft.
La pellicola, sequel stand-alone di Jurassic World – Il dominio (2022) e settimo film del franchise di Jurassic Park ci porta nel 2027, quando l’ambiente terrestre si è rivelato ormai in gran parte inospitale per i dinosauri. Le creature sopravvissute si rifugiano così in luoghi remoti e tropicali, simili agli habitat in cui un tempo prosperavano e non sono, tra l’altro, più oggetto di interesse da parte degli umani che evitano da anni i loro parchi a tema. Abbandonati a sé stessi sono anche più pericolosi come scoprirà Zora Bennett (Johansson), dinamica e senza scrupoli agente sotto copertura reclutata da un’azienda farmaceutica per collaborare con il paleontologo Henry Loomis (Jonathan Bailey) e il capo squadra Duncan Kincaid (Mahershala Ali) in una missione top-secret squisitamente economica: infiltrarsi in un’isola proibita, un tempo sede della struttura di ricerca originale di Jurassic Park, per localizzare le tre più grandi specie preistoriche della terra, del mare e del cielo. Motivo? Il DNA di queste creature, prelevato con con una particolare siringa-boomerang, custodisce la chiave per un farmaco rivoluzionario, capace di salvare innumerevoli vite umane e dai proventi miliardari. Durante la missione, la squadra si imbatte in mare in una famiglia di civili, ed entrambi i gruppi rimangono così bloccati sull’isola e condividono le avventure.
Dato per scontato che per questo film si è utilizzato il meglio, ovvero è stato girato su pellicola 35 mm con telecamere in formato anamorfico e ha effetti speciali animatronici e immagini generate al computer, Jurassic World – La rinascita ha poi come valore aggiunto e volano la sceneggiatura di Koepp (esperto in blockbuster come Carlito’s Way, Mission: Impossible e Spider-Man). Ora questa sceneggiatura non ha una smagliatura in quanto a tempi e tutto il resto e così inevitabilmente si resta incollati alla sedia per i 134 minuti del film, cercando di non essere fagocitati dal dinosauro mutante Distortus rex con la testa bulbosa e pieno di deformità dolorose.
Voto: 3.5 su 5
ALBATROSS drammatico, diretto da Giulio Base, con Francesco Centorame, Michele Favaro e Linda Pani.

Giulio Base racconta la storia di Almerigo Grilz, personaggio controverso per alcuni, attivista di destra a Trieste negli anni Settanta, prima del Fronte della Gioventù e poi del Movimento Sociale, diventato poi reporter di guerra appassionato che ha testimoniato conflitti in Medio Oriente, Asia e Africa, fino al 1987, quando è stato ucciso in Mozambico, a 34 anni. Base nel suo film ha voluto mostrare soprattutto la sete di libertà e il desiderio di documentare del fotoreporter fondatore dell’agenzia di stampa Albatross, interpretato da Francesco Centorame.
«Mi ha colpito tantissimo la sua poliedricità. Un coraggio dimostrato nella vita, di buttarsi in trincea, una capacità imprenditoriale, di aver inventato dal niente un’agenzia con i suoi amici, dentro un piccolo covo dove si ritrovavano, che è stata per un paio di decenni quasi concorrente dei grandi network internazionali come CNN e CBS. Ha fatto politica, ma poi ha seguito la sua vera passione che è il giornalismo, rinunciando a determinati privilegi che si possono avere con la vita politica. Lui ha continuato stare sulle barricate, a dormire con i guerriglieri, A vivere quella vita là. Insomma, un uomo che per tutte queste cose qui, ho detto, mi pare ammirevole».
Base inserisce la storia di Grilz in un racconto un po’ semplicistico degli scontri tra extraparlamentari di sinistra e di destra fino alla strage di Bologna. Il suo intento però non era tanto una ricostruzione storica quanto un tentativo di «pacificazione». «Dare una luce nel futuro, che è: ascoltate, dialogate, rispettate le opinioni dell’altro, per quanto distanti possano essere. Non limitiamoci a queste polarizzazioni aggressive che fanno parte di questo nostro mondo».
Voto: 2.5 su 5
HAPPY HOLIDAYS drammatico, diretto da Scandar Copti, con Manar Shehab, Wafa Aoun e Toufic Danial. Durata 124 minuti.

Si svolge a Gerusalemme e racconta le conseguenze innescate da un piccolo incidente in apparenza irrilevante. Quattro personaggi connessi tra di loro raccontano la realtà in cui vivono, da cui emergono i rapporti tra culture, generazioni e generi diversi, in un contesto segnato da regole non scritte e profonde contraddizioni socio-culturali: Rami è un palestinese di Haifa, che si ritrova a fare i conti con il repentino cambio di idee della sua ragazza ebrea su un aborto programmato, mettendo in crisi una relazione già fragile. Hanan è la madre di Rami, che deve affrontare una crisi finanziaria sempre più pressante e al tempo stesso viene invischiata in una serie di complicazioni, quando chiede il risarcimento per l’incidente della figlia Fifi, coinvolta in una vicenda opaca. Miri, invece, è alle prese con la depressione della figlia adolescente e nel mentre cerca di convincere sua sorella a interrompere la gravidanza, che la lega in modo imprevisto a Rami. Fifi è dilaniata dal senso di colpa per aver nascosto un segreto, che metterebbe in cattiva luce la sua famiglia e la relazione nascente col dottor Walid, minando la fiducia tra due mondi già divisi.
Queste quattro storie incrociano così una serie di eventi in cui bugie e mezze verità dividono e mettono in luce i diversi aspetti di una società profondamente patriarcale, dove il peso delle aspettative collettive condiziona ogni scelta individuale.
Voto: 3.5 su 5
INCANTO sentimentale, diretto da Pier Paolo Paganelli, con Vittoria Puccini, Giorgio Panariello, Mia McGovern Zaini e Claudio Gregori. Durata 96 minuti.

Racconta la storia di Margot (Mia McGovern Zaini), una bambina di 10 anni che è stata tenuta prigioniera in una villa storica trasformata in orfanotrofio dalla perfida governante Felicia (Vittoria Puccini). La donna aveva promesso a Ludovico, il padre di Margot, di prendersi cura di lei poco prima della sua morte. In realtà, Felicia è più interessata al patrimonio della piccola che al suo benessere, e la tiene segregata. Margot, traumatizzata, smette di parlare, ma un giorno riesce finalmente a fuggire, attraversando il buio del bosco. Si imbatte in un circo straordinario, dove il clown Charlie (Giorgio Panariello) la accoglie a braccia aperte.
Il circo è un luogo magico dove ogni persona, entrando nel tendone, ritrova se stesso. Qui, Margot riscopre la propria voce ricominciando a parlare e, attraverso l’incontro con gli artisti, scopre un senso di appartenenza. Gradualmente, il circo diventa per lei una famiglia che le permette di affrontare il passato e di comprendere finalmente il valore delle proprie radici. Ma la minaccia di Felicia è dietro l’angolo, la perfida tutrice infatti è determinata a riacquisire il controllo su Margot e sul suo patrimonio. La piccola, però, è pronta a rivendicare il diritto di essere libera, sfuggendo per sempre alle grinfie di chi ha cercato di sfruttarla. Il viaggio di Margot è un percorso di crescita, in cui riscopre l’amore, l’amicizia e la sua vera identità, mentre il circo diventa il palcoscenico della sua rinascita.
Voto: 3.5 su 5
L’ORO DEL RENO drammatico, diretto da Lorenzo Pullega, con Lorenzo Ansaloni, Rebecca Antonaci e Flavia Baiku. Durata 90 minuti.

È ambientato nel pittoresco paesaggio dell’Emilia-Romagna dove scorre il fiume Reno, che condivide il nome con il mitico fiume tedesco protagonista dell’opera Das Rheingold di Wagner. Erroneamente creduto dai fan giapponesi di Wagner come l’ispiratore dell’opera, il Reno emiliano diventa il protagonista di un viaggio insolito e quasi surreale. Un giovane regista, incaricato da un circolo locale di celebrare le meraviglie del fiume, si lancia in un’avventura dalla sorgente appenninica alla foce adriatica, attraversando territori spesso trascurati ma carichi di fascino. Quello che inizia come un semplice compito si trasforma presto in una ricerca wagneriana, alla scoperta di tesori nascosti e storie inaspettate, sospese tra leggenda e realtà.
Il regista, inizialmente riluttante, incontra lungo il percorso un cast di personaggi memorabili: contesse eccentriche, kayakisti della domenica, festaioli in pensione, barcaioli solitari e spose disperate. Mentre raccoglie storie passate e presenti, il viaggio si trasforma in una riflessione sul legame profondo tra l’uomo e la natura, dove il fiume custodisce una memoria collettiva che va oltre il tempo e lo spazio. La ricerca dell’oro diventa metaforica, è ovunque, nei dettagli, nei racconti, basta saperlo vedere.
Voto: 3.5 su 5
REFLECTION IN A DEAD DIAMOND thriller, diretto da Hélène Cattet, Bruno Forzani, con Maria de Medeiros, Koen De Bouw e Fabio Testi.

John D., un settantenne che vive in un elegante hotel sulla Costa Azzurra, ha trascorso gli ultimi anni della sua vita cercando la pace, lontano dal frastuono del suo passato. Ma la sua esistenza tranquilla viene scossa dalla presenza della misteriosa donna che occupa la stanza accanto. La sua figura evoca in lui i ricordi degli anni Sessanta, quando era una spia, tra missioni segrete e giochi di potere.
Un giorno, però, la donna scompare senza lasciare traccia, e con il suo allontanamento, anche il passato di John torna a galla. Costretto ad affrontare i fantasmi di una vita che pensava ormai sepolta, John inizia a interrogarsi se i suoi vecchi nemici siano tornati per distruggere il fragile equilibrio che si era costruito. I confini tra ricordi e realtà si fanno sempre più labili, e John si trova a scontrarsi con la follia di un passato che non smette di inseguirlo.
Voto: 2.5 su 5
THE END fantascienza, diretto da Joshua Oppenheimer, con Tilda Swinton, Michael Shannon e Tim McInnerny. Durata 148 minuti.

È ambientato in un futuro prossimo post-apocalittico e vede protagonista una famiglia benestante, che vive in una miniera di sale, trasformata in una lussuosa casa. La terra intorno alla loro tenuta è andata completamente distrutta, motivo per cui la famiglia si è radunata in un bunker dalle pareti saline.
Dopo decenni trascorsi in solitaria, la famiglia si ritrova davanti un’estranea: una ragazza che è apparsa all’ingresso del loro bunker. Il figlio, che non ha mai visto il mondo esterno al di là delle mura della casa, è quello più scioccato dalla presenza della sconosciuta, che ben presto minaccerà l’equilibrio della famiglia.
Voto: 2 su 5