Disco

CESARE CREMONINI: ricomincio da “Alaska baby”

– Il cantautore bolognese presenta il nuovo progetto discografico in uscita il 29 novembre: «È un album che suona davvero come un’opera prima». In giugno concerto (sold out) a Messina
– Dodici canzoni che compongono le tappe di un lungo viaggio, da Bologna all’Alaska attraverso l’America, che sarà raccontato in un documentario in onda su Disney+
– «Faccio parte di quel filo culturale caratterizzato da un passamano tra artisti fatto di scambi ed eredità da valorizzare. Nel mio dna c’è la capacità istintiva di far dialogare pubblici diversi»

Cesare Cremonini può forse essere definito l’ultimo dei vecchi e il primo dei nuovi cantautori. Dei vecchi ha il rigore e il gusto della parola, dei secondi il respiro contemporaneo nella musica e nei contenuti. Grazie al lavoro adolescenziale con i Lunapop, l’esperienza accumulata a 44 anni è un po’ quella di due vite, sbocciate nella fumosa età di mezzo del giro del Millennio, quando arte e tecnologia si confondevano in un melting pot non del tutto risolto.

La copertina dell’album

«Faccio parte di quel filo culturale caratterizzato da un passamano tra artisti fatto di scambi ed eredità da valorizzare», riflette lui. «Poi è successo che il mondo digitale ha cambiato tutto. Oggi esiste solo il nuovo e quel che è accaduto prima non sembra più interessare. Ci sono ragazzi di 24-25 anni che ascoltano Ora che non ho più te senza avvertire certi riferimenti, ma trovandoci piuttosto influenze dell’indie nate proprio dall’ascolto quella roba là. Insomma, un salto generazionale senza niente in mezzo. Forse, però, questo significa che nel mio dna c’è la capacità istintiva di far dialogare pubblici diversi».

E, infatti, nelle dodici canzoni che Alaska baby, il nuovo progetto discografico in uscita il 29 novembre, si possono ritrovare tracce di Lucio Dalla, Bruce Springsteen, Coldplay, Antonello Venditti, Beatles, Beach Boys fra arrangiamenti sontuosi, archi e chitarre dal gusto sixties. È un viaggio musicale, geografico, personale, di scoperta e riscoperta. «È un album che suona davvero come un’opera prima», sottolinea il mucista bolognese. «L’energia che porto al pubblico è questa, un ‘energia al presente con una grandissima voglia di mettermi in gioco e di crescere ancora». Un’energia che porterà nel giugno 2025 negli stadi, da Lignano a Roma, passando per Messina (28 giugno, già sold out), nella Sicilia che è stata una tappa importante in un suo viaggio del passato: «Un pezzo di vita importante», ribadisce. «Perché io non vivo soltanto di musica, ho una vita parallela e le cose più importanti le vivi mentre non stai sul palco. L’Etna è il palco più alto e affascinante d’Europa. C’è un legame forte con la Sicilia e con alcune persone, perché i siciliani non sono mai persone banali».

Sul planisfero, il viaggio di Alaska Baby, ottavo album in studio della carriera solista di Cesare Cremonini, ha preso il via da Bologna ed è terminato in Alaska, che dalla città emiliana dista 8.100 km. «“It’s Alaska, baby”, sono le prime parole che ho detto appena arrivato», ricorda. Nel mezzo, Antigua e poi l’America. Quella della musica: Memphis e Nashville, dove il blues incrocia il country, passando da Tucson, Los Angeles e poi su, su, fino al grunge dei Soundgarden a Seattle. Poi, il bianco sconfinato dei ghiacci a Fairbanks. L’attesa, paziente, dell’aurora boreale e delle pedine giuste per completare un puzzle. «È un viaggio di introspezione alla ricerca di un confine», spiega. «La strada ad un certo punto finiva con il Mar Glaciale Artico e, nel frattempo, era nato un disco. È stata un’esperienza di vita, mi sono buttato per vedere dove arrivavo». 

Molti i compagni d viaggio in Alaska Baby. Se al pianoforte di Dark room c’è Mike Garson, storico pianista di David Bowie; in Aurore Boreali‘ troviamo la voce di Elisa; San Luca è Luca Carboni, è Bologna. «La Madonna di San Luca è un’amica per i bolognesi che la sentono vicina a sentimenti molto umani», racconta Cremonini. «Vado spesso a parlarci quando esce album o parte un tour, come credo abbia fatto anche Luca in questi anni. Non poteva non esserci la sua voce su questo brano». E poi ancora, i Meduza, sulle note del brano Il mio cuore è già tuo. Perché l’amore gioca un ruolo fondamentale nel disco. «È affrontato attraverso un processo molto doloroso e faticoso in cui il momento più importante è Ragazze facili, brano che racconta il coraggio di amare, di togliersi una maschera e togliere alibi delle persone, in una parola: di rischiare. Il coraggio di amare è ciò con cui oggi dobbiamo fare i conti. In Alaska baby c’è, dunque, la luce».

Il viaggio di Alaska Baby è anche un racconto per immagini, tradotto in un documentario, del quale Cremonini è produttore e protagonista e che sarà prossimamente disponibile su Disney+. Il documentario, girato tra Bologna, l’America e l’Alaska, cattura i momenti segreti della nascita dell’album, il coraggio di fondersi in modo completo con l’opera che si sta inseguendo, la nascita di un progetto attraverso l’intreccio tra viaggio fisico e interiore, fino alla visione simbolica delle aurore boreali, dove Cesare conclude il suo incredibile viaggio umano e artistico.

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