Zoom

CARMEN CONSOLI, amuri luci e ombre

– Il nuovo lavoro della cantantessa è colto, raffinato, curato nei più piccoli dettagli, ben suonato e perfettamente cantato, ma sembra nato nel silenzio di una biblioteca, fra la polvere di un archivio storico, nel chiuso di uno studio di registrazione. Non c’è una idea nuova. Rappresentazione oleografica del Mediterraneo
– L’artista ricolloca le radici nell’attualità, ma non le proietta nel futuro. Le adatta al suo stile, che già conoscevamo. Disco ripetitivo e monocorde negli arrangiamenti, privo di percussioni. Poco incisivi gli interventi di Jovanotti e Mahmood. Unica eccezione “3 oru 3 oru” quando ritrova la sua anima ironica di catanese

Al giro di boa dei 50 anni è comune tirare un bilancio, volgere lo sguardo al passato, a ciò che si è fatto. Carmen Consoli ripercorre le sue “ere”, per dirla alla Taylor Swift: quella siciliana, dei Lautari, Alfio Antico e Rosa Balistreri; gli inizi da ragazza del pub, la bambina rock impertinente; e la cantautrice alla De André che racconta storie d’impegno civile e sociale. 

Amuri Luci è il primo capitolo della trilogia, «unione delle mie tre anime», come ha sottolineato Carmen nella conferenza stampa tenuta a Milano (ma se il disco è un omaggio alla Sicilia perché non presentarlo nella sua terra?). È un album fuori tempo, che stride con le tendenze e le richieste del mercato. Un lavoro colto, raffinato, curato nei più piccoli dettagli, ben suonato e perfettamente cantato. Ricercato, ma non di ricerca sul territorio. Sembra realizzato nel silenzio di una biblioteca, fra la polvere di un archivio storico, nel chiuso di uno studio di registrazione. È un disco freddo, senza anima, a proposito di “anime”. 

Piuttosto che di docenti, poeti, filologi, ai quali ha attinto, come ha confessato, Carmen Consoli avrebbe avuto bisogno di nuove idee musicali, di arrangiamenti diversi. È vero, Amuri luci ricolloca le radici nell’attualità, ma non le proietta nel futuro. Le adatta allo stile dell’autrice, che è quello che avevamo già conosciuto in Eva contro Eva ed Elettra. Allora c’era l’entusiasmo della novità, della scoperta. Che oggi non c’è più. 

Amuri luci è un disco che non aggiunge alcun elemento nuovo a quanto abbiano già fatto sue e suoi colleghi meno famosi ma oggi più creativi. Non c’è una idea originale e l’uso di lingue antiche risulta uno sfoggio di cultura. Poco incisivi sono gli interventi di Mahmood e Jovanotti, che sembrano piuttosto specchietti per le allodole. Più funzionale la presenza del tenore Leonardo Sgroi nel ruolo del poeta toscano Dante da Maiano per il duetto in un clima medievale con Carmen-Nina da Messina, prima donna a poetare in volgare.

Le canzoni spesso sono basate su poesie o testi altrui. Da Ignazio Buttitta prende Mamma tedesca, lettera alla madre di un militare tedesco che aveva ucciso durante la Grande Guerra, e l’abusata Parru cu tia sulla ribellione al potere. Galatea, il filo rosso che lega tutto il progetto, figura mitologica che si rivolta al potere, viene riletta nella versione latina di Ovidio con Bonsai #3 e poi in quella in greco antico di Teocrito su una scontata danza di Zorba con ΓΑΛΑΤΕΙΑ. È di Graziosa Casella, poetessa femminista di inizio Novecento, Nimici di l’arma mia nella quale Carmen torna a indossare le vesti di-Rosa Balistreri. 

Stupisce che in un disco che vuole fare riferimento alle musiche del Mediterraneo, si raccolgano soltanto immagine oleografiche, da cartolina, banali. Sono latitanti le percussioni, elemento portante di tante musiche tradizionali. Ripetitivi e pesanti gli arrangiamenti d’archi che danno un solo colore, un po’ monotono, a tutto il disco. Echi di canzoni del passato, al quale la cantautrice resta pericolosamente incatenata. 

L’ascolto diventa simile a un viaggio in treno senza fermate: lineare, privo di sussulti. Unica eccezione il mix fra sonorità sudamericane e colonne sonore anni Sessanta che porta un po’ di ritmo in 3 oru 3 oru, come a Catania viene chiamato il gioco delle tre carte. Forse anche perché è il brano in cui Carmen Consoli riscopre la sua “anima” ironica di catanese per raccontare la storia di un marito che ha moglie e figlio e anche un’amante: alla moglie rimprovera che il figlio abbia preso il suo posto nel cuore di lei; dell’amante lamenta che lei preferisca il cane a lui.

Insomma, una cantantessa ancora più confusa e poco felice.

14 Comments

  • Mario Annono Ottobre 5, 2025

    Ho ascoltato il disco e da fan di Carmen sono rimasto deluso, troppo simile ai precedenti dischi. E poi non capisco le canzoni in greco e latino. Forse perché non ho fatto il classico

    • Giuseppe Ottobre 19, 2025

      Ascoltalo meglio!

    • Giuseppe Ottobre 20, 2025

      Non mi sembra per niente uguale ai precedenti

  • Vincent Ottobre 5, 2025

    Carmen ormai è l’imitatrice di sè stessa. Purtroppo ha perso il guizzo creativo, ma non da ora. Gli ultimi due dischi di inediti prima di questo (L’abitudine di tornare e Volevo fare la rockstar) sono inascoltabili, imbarazzanti musicalmente e testualmente. Questo Amuri luci è leggermente meglio, ma condivido quanto scritto in questa recensione. Ripetitivo, “già sentito” e decisamente forzato. Dovrebbe smettere di pensare solo a fare l’intellettuale ad ogni costo e tornare libera e spontanea come era una volta. Rischia di diventare ridicola, e lo dico con la morte nel cuore.

  • Pier Ottobre 6, 2025

    Un capolavoro indiscusso.
    Sonorità inedite e genere musicale molto radicato nells Sua Sicilia
    Lo trovo estremamente raffinato

  • Giuseppe Ottobre 6, 2025

    Leggere una recensione come questa lascia un po’ l’amaro in bocca, non tanto per le opinioni espresse (legittime, come ogni forma di critica), quanto per l’approccio superficiale con cui si liquida un lavoro che, al contrario, ha una stratificazione culturale e umana rara nel panorama musicale contemporaneo.

    Amuri Luci non è un disco “freddo” o “fuori tempo”, è un disco fuori dal rumore, e questa è già una forma di coraggio. Carmen Consoli ha sempre avuto la lucidità di non piegarsi alle mode, di esplorare il tempo con linguaggi che non cercano il consenso immediato ma la permanenza.

    Chi parla di “assenza di anima” probabilmente confonde l’intimità con la freddezza. In Amuri Luci, l’anima è ovunque: nella lingua, nei silenzi, nei versi recuperati e riportati in vita, nel dialogo fra la voce femminile contemporanea e la memoria arcaica del Mediterraneo. È un disco che unisce colto e popolare, letteratura e canto, Sicilia e mondo, e lo fa con una finezza che pochi altri artisti italiani sono in grado di raggiungere.

    Definire “sfoggio di cultura” l’uso di lingue antiche significa ignorare che Carmen non le cita per erudizione, ma per restaurazione dell’identità: ridà voce a chi è stato dimenticato, a lingue e suoni che fanno parte del nostro DNA culturale.
    Il Mediterraneo che emerge non è “da cartolina”: è un mare interiore, viscerale, dove confluiscono secoli di migrazioni, di dolore, di poesia.

    Gli arrangiamenti, lungi dall’essere ripetitivi, creano un tappeto sonoro coerente, quasi rituale, dove l’architettura orchestrale amplifica il racconto e non lo interrompe. È un disco che si ascolta come un poema — non per trovare il tormentone di stagione, ma per ritrovare se stessi dentro una voce che sa di sale, di mito, di memoria.

    “Non aggiunge nulla di nuovo”? Forse, semplicemente, non si piega al nuovo per forza. E questo, oggi, è di per sé una forma di rivoluzione.

    Carmen Consoli continua a fare quello che da sempre le riesce meglio: creare ponti tra epoche, generi e sensibilità. Amuri Luci è una dichiarazione d’amore alla sua terra e al femminile sacro che l’abita — ed è un disco che crescerà nel tempo, come tutte le opere che non chiedono di essere capite subito, ma sentite a fondo.

  • Giorgio Ottobre 6, 2025

    Condivido la recensione, anzi direi che non affonda troppo il coltello sulla perdita di creatività di Carmen Consoli. È un album basato su testi altrui, già usati da altri artisti, con musiche fotocopie dai precedenti album. Come scrive Vincent, è da lo disco L’abitudine di tornare che la Consoli non scrive un album originale.

  • Fiorenza Ottobre 6, 2025

    Carmen Consoli dovrebbe ascoltare i dischi di Faraualla, Brigan, Rachele Andrioli, artisti che fanno lavoro di ricerca sul territorio e non sui libri, per poi reinventare e proiettare verso il futuro musiche tradizionali, mescolando strumenti antichi e popolari con l’elettronica. Altro che ombre,buio profondo!

  • Mariella Ottobre 7, 2025

    “Amuri Luci”, l’ultimo lavoro discografico di Carmen Consoli, lascia purtroppo l’amaro in bocca a chi attendeva un ritorno di fiamma della cantautrice siciliana. Nonostante le aspettative legate al nome e alla sua storia musicale, l’album risulta ripetitivo e monotono, finendo per scivolare nella mediocrità senza mai offrire veri sussulti o momenti memorabili.
    Già dopo i primi brani, si percepisce un filo conduttore troppo marcato che, invece di dare coerenza, appiattisce l’ascolto. Si ha la sensazione che la cantautrice abbia preferito restare nella sua comfort zone, senza rischiare né sorprendere chi la segue da tempo.
    L’album manca di quelle variazioni di ritmo e tono che in passato avevano reso interessanti le sue opere. Qui, purtroppo, l’impressione è quella di un disco “in fotocopia”, dove ogni canzone si confonde con le altre, senza spiccare. Persino la voce di Consoli, di solito capace di trasmettere emozioni intense, appare priva di slancio, quasi imbrigliata nelle maglie di arrangiamenti poco ispirati.
    C’è un proverbio siciliano che recita: “Cu nesci, arrinesci” (Chi esce, riesce). Forse questa volta Carmen Consoli non ha osato abbastanza, restando troppo ancorata alle formule che l’hanno resa celebre in passato, ma che oggi risultano stantie. È un peccato, perché da un’artista del suo calibro ci si aspetta sempre quel quid in più, capace di sorprendere e di rinnovare la scena musicale italiana.

  • Carmela Ottobre 7, 2025

    Da mo’ che a cantantissa ha tirato i remi in barca. Come si dice: fatti la nomina e va curcati

  • Giuseppina Colonna Ottobre 10, 2025

    È un brano di una bellezza struggente: sì avverte l’anima di questa donna.

  • Giuseppe Ottobre 19, 2025

    UN GRANDISSIMO ALBUM
    PIENO DI ANIMA E PATHOS, RAFFINATO.
    IL MIGLIOR ALBUM DELLA CANTANTESSA
    DA SEGUIRE NEI LIVE

  • Manlio Ottobre 20, 2025

    I dischi di Luisa Briguglio, Francesca Incudine e Gabriella Grasso sono sicuramente superiori a questo di Carmen Consoli che arriva con un ritardo di dieci anni. Ripetizioni per un pubblico senza memoria e ignorante

  • Paolo Ottobre 20, 2025

    L’ho ascoltato una decina di volte, e alla fine sono giunto alla conclusione fantozziana che è una boiata pazzesca come la Corazzata Potemkin.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *