– Il rocker di Correggio festeggia 65 anni e il trentennale del disco intitolato a Elvis, del quale il 18 aprile uscirà l’opera omnia
– «Cosa è stato quell’album l’ho capito meglio adesso di allora. Quel disco è arrivato in un mio momento molto critico»
– «Oggi sento che siamo sempre più isolati e impauriti perché ci sono tanti motivi». “La Notte di certe notti” a Reggio Emilia e Caserta
All’esterno c’erano una Buick e una Chevrolet dai colori forti e dalle forme attraenti. Intanto, gli invitati entravano festosi al teatro Estense di San Martino in Rio: ciuffi a banana, giubbotti di pelle nera, camicie dai colli larghi e un po’ di brillantina per i ragazzi. Abitini corti, tacchi a spillo e acconciature eccentriche per le ragazze. Palloncini tutt’intorno, flipper, un italico e glorioso calcio-balilla, mentre un paio di cameriere sfrecciavano sui pattini nella sala portando birra o Coca-Cola. Un po’ American Graffiti, un po’ Happy Days nella Bassa Padana, la patria di Luciano Ligabue. Un party nel quale sfilano sul palco un sosia di Elvis Presley e il combo rockabilly di Little Taver che riesuma una chicca del rock’n’roll come la Coccinella che fu di Ghigo Agosti, uno dei pionieri del rock italiano.

Anni Cinquanta forever. Ligabue non aveva dubbi presentando il suo nuovo lavoro, Buon compleanno Elvis, «il mio primo vero disco rock», sottolineava. «Ho recuperato certe radici, quelle del rock classico. Sento parlare di grunge, neo-punk, post-punk, rap… Mah! Per me sono tendenze del momento che dopo un po’ passano di moda. In un pezzo parlo di rappers da parrocchia e punk per sentito dire, perché ci sono troppe imitazioni vuote in giro. Ma se, invece, ascolti Chuck Berry o Jerry Lee Lewis ritrovi ancora quella freschezza e quei suoni godibilissimi. Per me la colonna sonora di fine millennio è proprio il rock’n’roll anni Cinquanta».
Era il 1995: Buon compleanno Elvis entrò nella storia del rock italiano, vendendo oltre un milione di copie e ottenendo due dischi di diamante.
Trent’anni dopo, il rock è latitante, e il rap domina in una confusione di vuote imitazioni. Ma canzoni come Vivo morto o x, Buon compleanno, Elvis!, Hai un momento, Dio?, Quella che non sei, Leggero, Seduto in riva al fosso, Viva!, suonano ancora attuali, fresche, godibilissime. E Certe Notti è diventato un inno generazionale. Sono tutte contenute nell’album Buon compleanno Elvis, del quale il rocker di Correggio ha voluto festeggiare il trentennale nel giorno del suo compleanno, il 13 marzo con uno showcase all’Apollo club di Milano.

«Cosa è stato quell’album l’ho capito meglio adesso di allora. Quel disco è arrivato in un mio momento molto critico», ha ricordato Ligabue. «Ero senza una band, i Clandestino, non ero più con il mio manager degli inizi ed era un periodo in cui non sapevo come sarebbero andate le cose e, devo dire che le cose non stavano andando bene. In quell’anno stavo imparando tantissimo cosa volesse dire fare musica e farsene anche un po’ un’ossessione. Non è un caso che io chiuda il disco con Leggero: “nel vestito migliore… Senza andata né ritorno, senza destinazione. Leggero, nel vestito migliore sulla testa un po’ di sole ed in bocca una canzone”».
«Ripescare quell’album mi ha sorpreso», prosegue il Liga. «Rivedere una foto di trent’anni fa ti fa dire: “Come ero conciato”. Un album è sempre la fotografia dell’anima, di un momento. Io vedo il mondo in quel modo quando esce un album e rivedere quella visione del mondo di quel 1995 mi ha mosso tanto affetto e tenerezza. Andando a vedere nelle pieghe e riprendendo in mano alcuni pezzi come Il cielo è vuoto il cielo è pieno mi ha dato grandi sensazioni emotive”.

- E rispetto a trent’anni fa com’è cambiato il mondo?
«Oggi sento che siamo sempre più isolati e impauriti perché ci sono tanti motivi. Penso sempre che ci sia bisogno di recuperare un “noi”. Lo cantavo due anni fa in Dedicato a noiche parlava proprio di questo. Due anni dopo credo che le cose siano peggiorate e spero e sento che questo “noi” si possa concretizzare. Quando e dove? Quando avrò davanti a me la gente ai concerti e per 2-3-4 ore e li credo che sarà possibile realizzare quello che ho sempre pensato e augurato: il sentirsi parte di un insieme».
- E come è cambiato, invece, Ligabue alla boa dei 65 anni?
«Non mi riconosco in quel numero… In generale però nel mio modo di vivere e fare musica oggi non cambia nulla perché abbiamo ancora tante cose da fare».
Insomma, «c’è ancora bumba per noi!», come il Liga canta in Buon compleanno Elvis!

