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BRUNORI SAS dall'”inferno ligure” ai palasport

– Al via da Vigevano il tour nei palazzetti che in agosto, in versione estiva, farà scalo in Sicilia. «Abbiamo messo al centro la musica, con la mia band che mi segue da anni, il live è molto libero e divertente»
– «Sanremo è un inferno se lo pigli male, io mi sono divertito. Quel che è accaduto era ciò che desideravo, raggiungere i brunoriani che non sapevano ancora di esserlo»
– «Alla finale mi sentivo nel “Truman Show”». «Ha vinto un altro modo di porsi, io sono andato pulito, a cantare una canzone con un certo tipo di sentimento ed emozione e questa cosa è arrivata»

Agli esordi di lui si diceva che fosse promettente, ma con un certo biasimo gli si rimproverava la somiglianza con Rino Gaetano e l’essere la versione verace di Francesco De Gregori. Un po’ ingeneroso, a rileggerlo ora, dopo aver collezionato dischi di platino con i suoi album e mentre il nuovo progetto discografico L’albero delle noci ha debuttato ai vertici delle classifiche e nella top10 degli album più ascoltati al mondo su Spotify.

Un po’ azzardato, a rivederlo oggi, quando è l’unico emerso dalla nicchia in cui continuano a vivacchiare i suoi colleghi cantautori, quelli della “leva degli anni zero”: Dente, Vasco Brondi, Colapesce, Carnesi, Motta. Oggi Dario Brunori, in arte Brunori Sas, cantautore calabrese di Joggi, frazione di Santa Caterina Albanese, quattrocento anime in provincia di Cosenza, ha uno stile rodato e personale ed è l’unico cantautore in grado di arrivare al disco di platino in Italia, a registrare sold out nei teatri e a salire sul podio del Festival di Sanremo.

Sul palco del Palasport di Vigevano, dove l’altra sera ha debuttato con il suo tour nei palazzetti, il Festival lo chiama l’«inferno ligure», ma «quel che è accaduto con Sanremo era ciò che desideravo, raggiungere i brunoriani che non sapevano ancora di esserlo», dice dopo il concerto. E il successo della prima delle otto date nei palazzetti è la conferma migliore del terzo posto ottenuto all’ultimo festival con L’Albero delle Noci. «Sanremo è un inferno se lo pigli male, io mi sono divertito, l’ho presa in maniera sorprendentemente giocosa», continua il cantautore calabrese. «Ho avuto la fortuna che le cose sono andate in una maniera inaspettata: alla finale, sul palco mi sentivo nel Truman Show e mi chiedevo: “Ma davvero sta succedendo?”». 

Brunori Sas sul palco dell’Ariston a Sanremo 2025

Perché di aspettative, sul Festival, Dario Brunori non ne aveva: «Erano anni che il cantautore classico era ai margini del mainstream, avevo persino il timore che una proposta come quella di Lucio potesse anche essere ridicolizzata e invece è emerso anche lui: evidentemente c’è il desiderio di qualcosa di autentico, magari è passeggero, ma è accaduto», riflette. «Domenica i cantautori erano degli sfigati, venerdì siamo diventati dei fighi, è un attimo che torniamo al museo!». Un’idea del motivo del successo suo e di Lucio Corsi, però, Brunori se l’è fatta: «In quella settimana ha vinto un altro modo di porsi, io sono andato pulito, a cantare una canzone con un certo tipo di sentimento ed emozione e questa cosa è arrivata e poi c’è la componente calabrese!», scherza. 

Un’attitudine al non prendersi troppo sul serio che Brunori porta anche sul palco, dove entra da solo, chitarra in mano, a inizio concerto, con le luci ancora accese. Ed è solo quando inizia a cantare Il Pugile che il pubblico capisce che lo show è iniziato, in sordina, come è partita nel 2009 la carriera del cantautore calabrese. «Ho voluto differenziare questo tour dal precedente dove entravo un po’ da rockstar, non mi sono fatto condizionare dal contesto, dal fatto che siamo nei palasport, Sanremo mi ha insegnato che il contesto, se tu lo fai come sei, non ti intacca ma ti può amplificare. Abbiamo messo al centro la musica, con la mia band che mi segue da anni, il live è molto libero e divertente. Seguiamo un canovaccio ma poi c’è spazio all’improvvisazione», ha aggiunto Brunori, scherzando poi sul fatto che ha quasi rischiato di andare a Eurovision: «Ho chiamato Lucio e gli ho detto: “Rinuncia”».

Brunori Sas sul palco del palazzetto dello sport di Vigevano

Proprio intorno al nuovo album è costruita la scaletta, un viaggio lungo 23 canzoni che abbraccia tutto il vecchio repertorio, riarrangiato per l’occasione con una band di 8 elementi, tra cui una piccola sezione fiati: Stefano Amato (basso elettrico, violoncello e mandola contralto), Dario Della Rossa (pianoforte, piano elettrico, sintetizzatori), Simona Marrazzo (voce, solina, percussioni), Mirko Onofrio (sax alto, flauti traversi, clarinetto basso, vibrafono, synth, cori), Max Palermo (batteria e percussioni), Luigi Paese (tromba e flicorno soprano), Gianluca Bennardo (trombone e flicorno baritono) e Lucia Sagretti (violino, viella, voce, theremin), con la direzione musicale di Riccardo Sinigallia.

Spaziando tra momenti intimi e toccanti – tra gli altri, un intenso ricordo di famiglia sulle note di Per non perdere noi – e sezioni dal tiro più trascinante e rock’n’roll, lo show mette al centro assoluto la musica, la condivisione e l’alchimia tra gli strumenti, senza effetti speciali o trovate sceniche fini a sé stesse. Presenta le canzoni per come sono state concepite, senza sovrastrutture e senza sequenze: tutto è suonato interamente dal vivo, in omaggio alla musica nella sua essenza più pura, dove la dimensione live restituisce tutta l’autenticità delle esecuzioni, imperfezioni comprese. Tra Dario e il suo pubblico c’è un rapporto speciale: «Non voglio fare la storia del ragazzo venuto dalla Calabria, ma davvero siamo partiti dalla gavetta e questa cosa ha un sapore, una consistenza, che è diversa dall’arrivarci in un secondo, perché crei un rapporto solido con chi ti segue».

Partendo dall’idea di dare una connotazione quasi teatrale all’allestimento, giocando con gli elementi scenografici per ricreare una sorta di carillon-teatro nel contesto dei palasport, i light & stage designer Francesco Trambaioli e Daniele Serra hanno ideato un ciclorama formato da grandi superfici che prendono sempre nuovi colori, dando vita ad ambientazioni suggestive che arricchiscono il racconto in musica dello show.

Diviso in un grande quadro centrale e due quinte laterali che stringono verso il centro, il backdrop incornicia la scena privilegiando un racconto cinematografico del particolare e focalizzando l’attenzione su Brunori e i suoi musicisti, posizionati su una grande pedana a quattro livelli: una struttura semicircolare di legno scuro, ispirata alla forma di una noce, a richiamare una sezione de L’Albero delle Noci.

Dopo la partenza di Vigevano, la traversata live di Brunori Sas proseguirà a Firenze con l’appuntamento del 16 marzo al Mandela Forum (sold out), per poi fare tappa a Roma il 19 marzo al Palazzo dello Sport (sold out), passando per l’Inalpi Arena di Torino il 22 marzo, il PalaPartenope di Napoli il 26 marzo, l’Unipol Arena di Bologna il 28 marzo, e gran finale con la doppia data di Milano il 30 marzo (sold out) e il 31 marzo all’Unipol Forum. L’Albero delle Noci Tour in versione estiva arriverà in Sicilia il 10 agosto per una tappa alla Villa Bellini di Catania.

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